Pensiero e Volontà - anno III - n. 15 - 1 ottobre 1926

• Pl~);SlERO E V0LON1'A, .. ___ _.. ____ ----- chè in Europa lq decima parte degli abitanti vive oziando nell'opu1enza, mentre nove deci- • mi vivono producendo nefla n1iseria, parlare di pace perpetua (parlo ai signori del comitato della :~)ace.:) è: inutile ipocrisia». (Saggi storici, ecc - Vol. II, 1Jagg. 7 e 8). Vi sono, certo, anche in questo libro affer1nazio11i e ipotesi che oggi sarebbero <liscutibili; ma 11 lettore de:vc aver se111pre· 1 'ovvertenza di non considerare questo vol u1ne oon1e facente ,parte da sè, b~-ntSÌmetterlo in rapporto con glI altri volen1i, specie col terzo ed il ,quarto, -· abbastanza conosciuti dal pubblico ltaliano, - il quarto sopratutto, in cui PisR- .cane studia il problema d'un ordinamento militare che 110m sia in contrasto col principi,o, di libertà, o vi contrasti il meno possibile, ~ cha J1on possa divenire strtuncnto d'oppressione in 111anod'una qualsiasi cvc:-t1.1~1e<litt~tnra soaturita da una r1volu~ioue. l)i questa parte c1c· !'opera di Pisacaue 111i sono occupato, - ed .oggi i ten1,pi non 111iconsentirebbero di ripete1 n1i, - altrove quattro o cinque a1vni fa (1). Basti riferire una delle conclusioni cui giunge il Pisacane : · « La schiavitù delle nazioni n1oderne. rico1nparsa più terribile dopo sanguinose riv,oluzioni, trae sua ori 0·ine dalla costituzione militare 1 poco arnionizzante con la civile; quin- <li è un errore fa tale trattar con troppa legger-ezza l'ord1nan1ento dell'esercito, e per piegarsi a qualche esigenza mom-entanea, g.ettare delle basi false, su cui, in seguito, tutto l'edificio viene ad informarsi; poichè la co- ~utuzione civile, allontanandosene, genera quel -disaccordo, quell'attrito, da cui la t1rannile immediatamente prende r'orza ». (Sàggi storici, ecc. - Vol. IV, pag. 154). Ma, per tornare al ~eco111dovolurne, che pnt n1i interessa perchè più ignoto, anche in esso qna e là incidentaln1ente il Pisacane n1anifesta le sue tendernze socialistiche e libert,arie Anzitutto egli mostra co1ne gli eserciti •più vitto-· riosi e vigorosi si espressero dal popolo _roma~ n10, quando ancora le ricchezze non l'avevano corrotto e non avevano troppo allontanate tra loro le classi sociali. Per queste ragioni l'esercito. dell'Impero fu assai inferiore a quello nella R-epubblica. Così gli ordinamenti militari sorti nel medioevo dal feudalismo furono un enormP regresso sugli ordinamenti romani; e {y) Vedi in Ditta.tura e Rivoluzioue uno degli ultimi cn- -pit.oli eh~ s,i occupa della difesa militare int,erna ed esterna della rivoluzione. Biblioec . . Gi o Bta e rero~s1no delle truppe repubblicane dei Comuni fu di breve durata, perchè la sete del1'oro, il mercantilis1no e gli egoismi municipali · presto aprirono il varco .alle signorie, alle arn1i mercenarie e aNe com,pagnie di ventura, -· le quali ultime. trasforn1ando la guerra in un:'artc fine a se stessa, fecero bensì percorrcrl! a11'Ita1ia una brillante c.arriera militare, tan t0 che il Pisacane afferma che la vera scuola di guerra italiana si formò dai venturieri del XIV secolo» (pag. 102) ma finirono coi loro vergognosi 1n,ercatì con l'essere uno stru· · m,ento d'oppressione di più nelle màni dei tiranni paesani e clegli stranie1_.i. N è l'adozione delle n1ilizie locali o nazionali ftt .un progresso, aln1eno nei risultati. L'Italia decadde n1ilitarmente col decadere politica· 111en,ted1:1l 500 in poi. Nel solo Pien1.o,nte per-- durò una forza n1ilitare cospicua; inia il costi-- tuire esso ancora un feudo, la 111anca·nza d1 un vero sentimento naz1.onale, per cui il suo esercito ligio solo alla dinastia Ducale parteg· gi.av,a ora 1~er n.rnostraniero cd ora per l'altro, guadagnandosi fama d'i dubbia. fede, fece ~ì che poco profitto s( potesse ricavare <laHe snE 1111lizicnazionali. Le quali, appena si presenta·· rono ai confini le giovani schiere della rivo· luzicne frarncese, furono sconfitte; e i fr1 ancesj restaro11O padroni o arbitri clel territvr10 pie1nontcse, finchè u11 altro straniero, non 11e rilevn 1L:sorti. t'arecch ie •pagine dedica il Pisaca.n,e al risoro·cre dell'arte militare sotto l'in1pulso della rivoluzione francese; ma egli se ne occupa quasi esclusivamente per La parte tecnica o, dicia- • n10 co~l professionale. Egli dice bensì quanto l'arte del combattere .e del vine-ere si avvantaggiò dello spirito di libertà; ma non quanto lo ~;pirito di ·libertà perdette per lo svilupparsi enorme del militarismo. Ma nello studio del suo argomento -egli non diventa parziale per • spirtto partigiano. Nota gli errori e gli orrori degli eserciti repubblicani e rivoluzionari (ciò anche per quel che riguarda i fatti di guerra JeHe rivoluzioni italiia.rne·posteriori) e non nasconde i m-eriti ·e le· fortllltle ··degli stessi eser-- citi reazionari. Sulla fine -del volume si allude ai disastri e .alle vergogne milit,ari ctella gu~rra italirana del 1848 chiusasi con ila fatal Novara. E il libro si chiude con la riflessione che la disciplina :non ·è legame abbastanza forte per tener com,patte le file di un esercito in guerra; le soldatesche sono di niun -valore se per interessi non con1•presi combattono, e sarebbero in;vincibili se con1battcssero per uua • . .

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