Pensiero e Volontà - anno III - n. 15 - 1 ottobre 1926

• , PENSLERO E VOLONTA' • dero, e più presto dell'antica repubblica romana, perchè alla partizione della società frfl _opuh.!nti e mendichi s'era aggiunto quell'indi~ viduttlism'o, di origine barbarica, che a tutti gli atti dà l'improrn~a del più gretto ego1s11H>. A 1.10~0 ,a poco i nobili ripresero il sopravvt:n, to, più potenti con le ricchezze, che n-0n erano sta ti ~1n te1npo con le armi. b'onde la rovina delle libertà comuniali, 11 disfacimento, degli splendori della RÌnascenza, e il uuovo prepotere assoluto d~gli stranieri su tutta la penisola, durante il quale il pensiero ittaliano, << agitato da occulti dolori e vietato dall,a tirannide, si manifesta va nt!lle astrattezze filosofiche». Interessante è il giudizio, a tal prop·os1to, che Pisacane dà di Machiavelli, poi di Giordano Bruno e 'fomn1aso Campanella. Il pri1no fu grande cittadino che amò l'Italia, la libertà e l'indipendenza, ma soggiacqu~ ·a,il'infìuenza dei ten1pi » e i più lontani da1 vero ~on co1oro che nel suo Principe han visto, con1e -il Foscolo, un mezzo ((per n1ostrare ai pòpoli le jnsidie della tirannide». Il Campanclh 1 , il Bruno e il V_annino furono, per Pisacane, dei rifor111atori che precorrevano la nuova. vita, che indica vano il ringiovanirsi della società. ~ è il carcere nè il rogOI bastarono a soffocare j} genio italiano, chè un seco1o dopo « Giambattista Vico, seguendo la stessa ·filosofia, colorisce il disegno ado1nbrato da quelli, e le leggi _che regolano il destino dei popoli non sono più un arcano >> (pag. 82). Cominciano quindi le prime rivolte <li popolo, a Napoli contro g1i spagnuoli, a Genova più tiardi contro i tedeschi. Poco a poco un nuovo popolo succede all'antico; e quello, 1nalgrado 1 l'Inquisizione e la Compagnia di Gesù si desta ,ed ·ésprime dal suo seno una Italia che superava, perfino, nelle audacie del pensiero 1a Fr.ancia di Voltaire e di Montesquieu. Beccaria, Filangeri, ~fario Pagano, Ron1agnosi bandiscono la dottrina dellia libertà degli individui e dei popoli. e< Quanto quei sommi italiani, - e_sclama Pisacane, - più ècgli stranieri dei tem•pi loro, più d•ei moder- •fllisocialisti sviati dall'eccletismo, toccavano del vero e s'avvicinavano alla soluzione del problema sociale! » (P.ag. 86 e 87). La rivoluzione francese, la calata di Bonaparte in Italia, le repubbliche della fine del 700, il regno italico dei primi anni del1'8oo sono passa~i in riassegnia dal Pisacane con vivace acume. Egli vede .un· segn9 -del formarsi del sentiment~ d'italianità e di libertà negli italia- . Bi -li. tee in. Bianco . ni non soltanto nei subiti entusiasmi giacobini degli uni, ma anche nella resistenza opposta ai francesi diagli altri, nelle rivolte co1~tro la preipotenza francese scoppiate num-erose in quegli anni a. Pavia, a Verona, a Lugo, a Genova, a Napoli ecc. E fa sue le parole di l\1elchiorr.e Gioia a un proconsole francese : « I franc,esi promiser m,olto, non attesero nulla; vile ipocrisia ~u chiamare i popoli a libertà e farli poi ,più servi •di prima>> (pag. 93).. Linguaggio non dissimile tenevano infatti il repubblicani l\Iantho,nè a Napoli contro il generale Chcampi-onnet ed il 1:epubblicano Ugo Foscolo in Lombardia contro il generale Bonaparte. . Da quel ten1po, nota Pisacane, ha. principio la storia dei 111odermiitaliani, anelanti di indipendenza e libertà. Sconfitta nel r9r5, la nuova It,alia conti.niuò a vivere nelle congiure e ncNc società segrete che. si moltiplicarono. Gravi errori cagionarono le sconfitte suceessive del 1820, del 1848, ecc. ma la storia d'Italia, le cui pagine <l non hanno che voti . , riti di sette, cospirazioni tentativi infelici , , 1nartirii senza fine» segna ogni giorno un p~sso rli 11iù.verso la realizzazione della libertà e indipenclenza deN'Ita1ia una. · • « Saremo vincitori o vinti? » - si domanda egli, (1Pag. 99) nel finire il primo volume di qnesti saggi; e risponde : · « Se, poco cura.n<lo la 1nolta e dolorosa eisperienzia, c1ech1 segu1re1110 l'istinto che, per la via obliqua ma in aipparenza più piana, ci condurrà agli antichi errori, la schiavitù sarà ancora lung,a. Se frawca1nente, troncato ogni vincolo col .passato e ·· col presente, seguiremo la via aspra ma· retta, la vi ttori-a è sicura· ». Parole grandi, che racchiudono una grande verità. -·- vera per qualsiasi causa di umana giustizia e di liberazione *** Bisogna ron1pere ogni vincolo col passato t: col presente, altrimenti rimarrerno niella schiavitù, amn1oniva il P,ensatore ed Eroe. Lo ammonimento non fu osservato, o lo fu solo superficialmente ed a metà. Di qui il petseverare· in, Italia d~i vecch:-,ma1 li, attenuati per un · certo, periodo, rincruditi poi.. · · Che cos:1 intendesse Pisacane per «rottura d'ogni vincolo col passato e col presente « egli ha spiègato diffusam,ente '.ntelterzo volume dei Saggi, trattando ·-della Rivoluzione e più concisamente disse, alla vigilia del suo sacrificio, nel T esta1nem to. Ma anche nel ,primo vo- . lume l'idea è accennata qua e là, .c_ome si è

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