Pensiero e Volontà - anno III - n. 15 - 1 ottobre 1926

360 PENSiERO E \lQLON1'A' la Francia comprese la sua perdita. E si renda onore anche ai nemici quando lo meritano, e non sopravvivano gli odii alle tombe. Da lungo tempo l'Imperatore sentiva la necessità di coalizzarsi con la democrazia e la sentiva come un rimorso n<,h del suo cuore, ma della sua intelligenza. Mortp il tribuno, l'Imperatore subito offerse di incaricarsi delle sue figlie. La vedova rispose declinando la ricca offerta; ma restò sotto la protezione della Francia, e dopo l'assedio di Parigi, scorsi _dieci anni, gli scritti editi ed i11;editi di Proudhon finalmente venduti ·alla Libreria I·nternazionale di Lacroix: procurarono alla sua famiglia tale patrimonio ..1.arenderla ptù feliee che egli non fosse maj stato, Un ultimo sguardo ali'uomo nel momento in cui scompare dalla scena. La sua carriera è finita, possiamo g1udicarlo. M. Droz non cessava di ripetergli che non sapeva dove avesse imparato a scrivere il francese; Sainte--Beuve, il più schifiltoso degli accademici, pensava che la 8ua corrispondenza fosse il più notevole dej suoi scritti; in lu·i la natura vinceva l'arte. Ma se le sue lettere superano i suoi libri, dove pur sempre egli ,doveva prendere un'attitudine, neL l'intimità ancora più libero superava le sue lettere. Prigioniero, si sarebbe detto che la sua voce scuotesse le mura della carcere; intendendolo. nessuno pensa va che fosse sequestrato; le •inferriate, le porte, i ohia.vistelli sembravano tele di ragno, nei più tristi momenti trovava la parola e l'idea che capovolgevano la situazione e assicuravano la ribellione: facile all'invettiva, non trascendeva mai alla villania; avido di discussioni, non perdeva mai un momento con chi scioccamente s'inganna, ed aveva tal modo di rispo_ndere accettando ino-pinatamente le acCUSe che i più ostinati dovevano accorgersi che giunge l'istante in cui le bandiere sono carte ·1, giuoco e i delitti politici colpe immagi- - narie. La :frase g-allicamente incisiva mai gli mancava e dava forma inaspettata ai suoi giudizi. Quando La,mennais l'offende, dice sdegnosamente: C'est wn cagot repen'ti,; quando Victor H ugo scrive : }/ apoleon le petit, osserva che strozza -un fatto immenso, riducendolo a1le dimensioni di. una personalità; di P. Leroux, apologista della donna, diceva che meritava di essere mandato a Oharenton colle sue co;mari; un giornc · il m.a!chese di Larochej ~uelin gh par la della pr·opria nobiltà; ed io, signor marchese, gli risponde, conto quattordici quartierj ' di paesanismo autenticamente p~ovati çon pro- . -cessi giudiziari. Quel vezzo che gli faceva deriBiblioteca Gino Bianco dere la teologia come la scienza delll'infinitamente· assurdo si riproduceva con inesauribile originalità nei menomi partiéolari della conversazione, e fece poi dare il nome di Proudhoniano ad ogni suo scritto risolutamente ribelle e meditato al difuori dei luoghi comuni de11a politica e della- democrazia. La suc1 -probità aveva il carattere delle sue opinioni, s'immedesimava con la sua missione, avrebbP. creduto di tradire e di tradirsi mancandovi menomamente. Sempre angustiato. sen1pre nelle strettezze, paga, ant1c.1pa, distribuisce con precisione le sue misere somme; re sta amico e degli stampatori suoi consociati 1. dei fratelli Gauthier di Lyon suoi padroni, e trova mezzo di venìre al soccorso dei suoi compagni, di sollevare la famiglia,e quando si volP-va proibire una commedia che lo copriva di ridicolo, assicurava e.gli stesso la piena libel'tà a..ll'a.utore ed agli attori; quando gli si vollero dare compensi per un disegno di ferrovia, rifiutò con semplicità antica; restò sempre al suo posto, e chi poi l'avesse visto in casa, dove in presenza dei figli, era chiamato padre dalla moglie, cui dava sempre il nome di madr_e, si sarebbe creduto nel tempo dei Patriarchi. N ou aveva che i difetti delle sue qualità, non po~ beva moderare la frase, nè togliere le pagine compromettenti, nè ascoltare gli amici, cui premeva restasse libero e qualche volta s'irritava contro la loro prudenza. Bcnchè tutto dedito alla discussione e nemico d'ogni violenza, lo trovate su di una ba.rricata il 24 febraio: nemico di Dio, lo vedete combattere gli atei quasi gli pesi gli tolgano un avversario degno di lui Ma invano lo si dice sofista, egli resta sempre· l'uomo della sua tesi in mezzo ai contrari e si burla degli illibati, ,degli scrupolosi, dei formalisti, e non esita a sposa.re_ madamigella Piégard colle form.alità cattoliche, perchè non si crede in diritto di tormentare la di lei co- -scie·nza. Del resto nell'azione giunge il momen- ':o, in cui si fa e •on si fa, si esita, e se deve rettificarsi egli pe·r il primo lo dichiara e con voce tonante in un suo scritto dice: « No, M. Senard, io non sono un vile come l'avete detto in piena assemblea, ma fino all'insurrezione di giugno io non sono stato che un imbecille comevoi e tanti altri ». · (Uontinua) GlUS~PPE l.,ERRARl. Direttore rqspol>:sabile: GIUSEPPE TURCI SOCIET . t\.' --A.NON. POLIGRAFICA ITALIANA . Via della Guardiola, 22 - Roma

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