Pensiero e Volontà - anno III - n. 14 - 25 agosto 1926

PENSIERO E VOLONTA' 323 · Mi soffermo, invece, sulla questione economica. comin<'iando coll'affe1 mare che il lavoro della ùonna· -- alludo al l:avoro extra domestico ....:... non solo è necessario nella società d'oggi, ma sarà ne– cessario anche nella società libertaria eh~ n,oi tentiamo di costruire. Non occon:e essere eco~ 11omistì profondi per compr€.nçle~e che se doma~ · ni tutte ùe donne _dovessero dedicarsi esclusiva– mente al lavoro domestico 1 l'economia d€Ua pro– duzione rìceverebbe un colpo tanto fiero che la vita sociale ·pr€icipiterebbe in condizioni di forte miseria. La meccanica della vita pratica di ogni giorno è combinata in modo che la necessità d1 produrre sempre di più è la premessa al bisogno di consumare ... I bisogni sono tanti e tanto sva~ i·iati, e per soddisfarli si deve lavo.rare, e. molto. Così oggi, così domani. A questo punto il Berneri insorge opponendo una serie di argomenti: c 1 è la question~ igienica ~ c'è la questioue eugenetica; c'è che le came– riere, e le commesse sono -oondannate ai « pìedi piatti », c'è che le lavoranti nell'industria de1 vestiario sono condannate alla deformazione del torace. c'è anche il tabagismo, il b€nzolismo ed un'ìnfinità di ailtre malattie con nomi difficili e eh origine complicata. L'amico Berneri ha i;a– gione: anch'io penso che moltissimi lavori, spe– cial:ffi€<nte del ramo industriale, sono dannosi alla salute di chi li svolge, Ma né1 contempo penso che la salute dell'uomo vale quella della donna, e di conseguenza ne deduco che il problema non si iisol!ve escludendo la. donna dalle officine e dagli uffici. ma disponendo fa, tecnica e l'ambiente del lavoro in modo che la salute di chi lavora sia ef– ficacemente _difesa. Si tratta di un pro~lema so– ciaJe generale, <iome dissi pi~ sopra, e non di un problema particolar€- eh.e riguarda la· donnia. Ma il Berneri rincalza sostenend.o che la donna diventa madre e che perciò J1a questione eugene– ti~;:1,s'impone. No, non nego la realtà der fatto eugenetwÒ, mal. sostengo che per risolverlo non occorre proprio escludere la donna dal lavoro pro– duttivo. Innanzi tutto perchè non è detto che .una dcnna, dai dfoiot,to ai quara,1tacinque a~ni, deblfa ~sere unn macchina per la f3:bbrìca della prole, fo seconrlo luogo perchè non è .difficile staibiJ:ire e seguire d~ principii eh~ possano :difendere la sa– lute d~!Ja do~na, · sia durante il periodo della gra– vidanza c~me in quello deWallattamento. . M•a anche ciò 1?,0npersuade H Berneri il quale sostiene che 1~ qm·stione sessuale, da me cacciata qnlla po!ta: 11elle pdire frasi. ai questo scritto,' rientra dn,lla finestra. E scri,e: « Il lavoro not– fo,rno, la promiscujtà dei . dorrnitori, l'atrofia dei pudore. la. sovraeccitazione fisica propr1.a della ~lficina e de.i gra;,1di aç1glomerati umani, la disoc_ cupaiion.e ecc., sono i-ncentivi generici alta pro– stituzione della donna ope·ra,.ia, prostituzione che in •rnolti casi è circ-oscritta alla facilità eh~ per- 1nette di trovare chi. aiuta ». In più c'è il fatto che « le giovani operaie sono le più esposte alle violenze carna,li » e ancora ·c'è· che « oltre alla suggestione darvnosa delle cornpagne peggiori e dei compagni_ di la 1 1.1oro p1ù corrotti o mal.e educati, le giovanti operaie. sono so,ggette a suggestioni ed a disgusti derivOlnti dal genere di lOIVoro.Ad esem– pio: le ·ragazze che lavorano nelle tipografie dove si stampano libri o gi0<rnali lice•iiziosi ». Infine c'è « l'o,na,n;ismoprofessionale » causat;Q dai particola.r1 movimenti che le operaie sono icostrètte a compiere per svolgere il loro lavoro. Ed altro ancor.a: un quadro fosco ed on·ibile che la mente del nostro giovane compagno dipinge a.d uso. della su.a 'test, ma che n!:llla realtà non esiste, ·o almeno esiste a tinte assai più dolci. ln realtà esiste questo fatto: s.ia nella vita indu~ striale come in quella connne rcia.le oome in quella agricola, vi sono molti lavori che possono benis– simo essere affidati alle donne; anzi dal punto di vista dell'economia della produzioD;e, credo sia megl~o ~ffidarli alle donne p_iuttosto che agli uo– mini. Io sono convintq - .convinzione acqujsita nella vita pratica - che la donna impiegata disim- _ pegna benissimo la sua ..funzione; che· l'operaia. me– tallurgica, quando produce minuterie, è al posto che le com,pete; che filatrici, tessitri.ici, magliaie, sarte ecc. svolgono lavori aidatti af loro sesso; e infine sostengo f~rmamente çhe ovunque la. d01nna kova campo per esplicrure la •propria attivit_à e la propria capacità lavorativa sia nel pieno diritto di e$ercitarla, senza eh~ la polizia abbia la neces– sità di inte:rv,enire col libro nero della prostitu– zione. Se l'ambiente del lavoro femmiinile fosse cos.l corrotto e corruttibile come il Berne1i lo imma..– gina e. lo descrive, ben triste sareb:1>e la vita mo.. rale ,delle famiglie proletarie. lnveçe cosi non è; ed ognun'.o può faèihnente constatare ·che il vi 1 z~o e la d-epravazione hanno profonde radici in am– bi~nti ben diversi, magari in amb~enti <love .• il principio del . « focolare domestico » è consacrato come legge -inviolabile. Emancipazione della· donna, ·?,u:nque, ma eman– cipazione integrale 1 ~ ci9è libertà sessun.le: li6era maternità ed indi 1 penqenza eç-onomica dall'uom<l; tale indipenq.enza è la premessa necessaria, indi~ spensabile per la libertà d'amare. In ·un certo punto del suo studio « La garconne e la .madre » .il Berneri proclama solem:iemente·, e non senza una certa acredine, che « la donna adultera, è vile ». JJ

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