Pensiero e Volontà - anno III - n. 13 - 16 agosto 1926

' . . - . .. .. . . . . ... - . _Pl•:NSII!RÒ E YOLONtA· '_?·_.._.····-- .. _. _____ 292 _______ __:_---:---------'-------------__:_------------;;___;~ Ricardo Mella e Voltairine · .de ·. 1 Cleyre. Ma in generale avevamo ·~ abbia111o dei brillanti eSfPositori del comunisn10 anarchico, che però sono talmente affascinati da questo ideale, di cui nion contesto la squisita bellezza,· da avere quasi sempre il più profondò disprezzo per qualsiasi altra concezione anarch•~ca. Questa intransigenza si ,è risolta in ciò: che nel 1926, cinquant'anni dopo l'inizio di q'ttesta tendénza restritti~a, noi sian10: ben i)i1Y numerosi di allora - bene inteso -, ma se paragoniamo I ciò che furono tutti gli .altri niiocv1menti sociali nel 1876 e ciò eh.e sono attualmente) da questo .punto di vista ITTOn .abbiamo progredito. Perchè, nel 1876 ancora, r'Internaz-ionale c9llettivista, costituita a •partire dal 1868 ·dai Belgi, dai Giurassiani, dai ,Francesi co·n Varlin, dagli Spagnuoli, da Biakunin ed a partire dal 1871 dagli Italiani, -- questa Internazionale er.a la grande corrente rivoluzionaria dell'epoca _. ·e ,con le migliori intenzioni del mondo, credendo di migliorarla, -çl'abbellir]a, con l'esclusivo dottrin·-arisn10 con111nista la si è ristretta e rallentata. · · 'Ci si açcingerà mai a ristabilire le vere proporzioni, a ricostituire l'ampia corrente tollerante d'allora, quando c'era posto per tutti, quando nulla ha i11:1.peditol'avventù del comunismo anarch·ico, che pure non avrebbe n1ai dovuto çredersi a lungo andare l'unico er€de di t.utta l'Anarchia, la quale, per quanto simpatico esso sia, non può .arrivarvì se non dopo una larga e libera esperienza, non . ' . . g1a come una azione auton1atioa o spontanea che sarebbe semplicem,ente il n1ir.acolo. Ecco le mie .impressioni che sottopongo alla critica ·dei com p~gni- , I , ' ' .. ~AX ~ETTLAlT I ' · lo son 1d·accordo con il con1pagn-o Nettlau che è un d~nno per la propagazione. e la pri- . ' ma, necessan1amente grac1u.a1c, r·ealizz.azione dçlle idee a11archichc, il presentare il comU:.nismo come' l'unico _modo 1di vita 1 possibile ed accettabile in regime di non-alltorità· e credo - . ' come lui che una sola ed unica solu~ione dei problemi economici, •applicabile a tutti e in tutti gli ambi,enti mal si concilierebbe col principio di 1ibertà che sta a base de1l'anarchisn10. Forse ·è vero che una certa strettezza di idee,. U:n certo· don1matismo ·si possono annoverare fra le ragioni - secondo n1e non certamente la principale - che h8nno in1pedito un più grande e più rapido sviluppo del nostro movimento. BibliotecaGino Bianco P,erò, poichè -siamo in sede storoca, e Nettlau è uno storico scru,I)<?loso ed avido di verità, son sicuro eh' ,eg1i vedrà con piacere ~he io gli ricot1di certi fatti, eh e possono ,servire ad una più giiusta distribuzione delle responsabilità che incombono ai più vecchi pro1')a.- gatori dell'anarchismo. · · · • L'I:rì-ternazionale, quale usci <la1 suo · Congresso di ·Basilea del· 1869 era collettiiista, n1a er.a -· anche nelle sue sezioni ,più avanzate ---- ,soarsamente anarchica. : Era colletti-vis·ta nei senso che si 1dava allora a questa 'parola, c:oè che la terra, gli strumenti di lavoro, tutti insomma j· mezzj di produzione fossero ·proprietà collettiva e che ciascun· lavotqt0 1 ~~. 8010 o .assooiato, avesse ·diritto · al prodotto integrale del· ?"llO lavoro; n1a non avev.a idee chiare e determinate sul modo come assegnare .a ciascun individuo o a ciascuna associazione la parte cli suolo, le n1aterie prime e gli strumenti che gli spettano, con1e n1isurare i1 lavoro di ciascuno e co111cstabilire un criterio di valore per lo scambio. Tutto questo do~ veva f.arlo « la collettività », e non si badava troppo al IJ.)ericolo che questa «collettività» potesse poi in rea1tà ,non essere altro che un << governo », cioè alcu:ni individui che si fossero 1 impossessati del •potere ed in1ponessero agli altri la loro volontà. ln Italia ·ci preoccupan1n10 molto di queste que~tioni. D'accordo con gli Internazionalisti di tutti i ,paesi sul •principjo che tutti do· vrcbbero essere lavoratori, che nessuno dovrebbe poter yiv,ere opprin1enao e sfruttando gli altri e che la fratellanza e la solidarietà fr.a tutti gli esseri umani dovrebbe sostituire la· lotta ,e la concorrenza ,per r,aggiungere uv benesser,e conqqistato a spese deg1i altri, ·noi pr~nsammo che nel collettivis1no restava un~ . . ragione di lotta per 'l'assegnazione dei mezzi ·-di produzùotJ.e più vantaggiosi e per il· valore che ciascuno avrebbe voluto dar.e ai prodotti proprii ~n paragonQ dei prodotti· degli altri. E dopo lunghe discussioni e polen1iche arrivamn10 alla· c;onc1usione che la' sola so1uzÌone che ·può realizzare l'ideale d1 fratellanza umana ed eliminare· tutte le insolubili aifficoltà della n1isura dello sforzo f.atto ~ del valore · dei prodotti ottenuti è una organizzazione comunistica, i1n· cui. ciascuno desse ·volo'ùtariam'entc .il suo contributo alla produzione e· consu1i1a~se liberamente quello che occorre ài suoi bisogni - pensan-do cl1e esclusa · così' dalla vita sociaJ.e· ogni ragione di lotta_ tra uomo e uomo sparirebbe pure ogni ragione di au torità ed og,ni desiderio di dominio.

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