. . . • . . Aano lii. - N. 6. ~oma, 25 Aprile 1926 (C; c. con la Posta) , - - ... ..,. '<. • • • # • -ens,ero e I• . . . ~ivista q1:1indicina/edi sfuòii so- . . . . ·eia/i e coltu rti. generale /ondata da ·· --·erri~o JYialatesfa . . c::J )?rezzo Lire· UN A . . Estero. Lire 1~50 · : . Cl ,.. ., Ja . . . edaakt,n• e am.z:ninistrazione: PENSIERO E yoLO:N7A OASBLLA POSTALE 411 - ·ROM'A. - .
, \..... PENSIERO E VOLONTÀ ' . .RIVISTA QUINDICINA.LE DI STUDI! SOCIALI E COLTURA. GENERA.LE OONDIZIONI DI ABBONAMENTO: • Interno: anno L. 20, semestre L. IO - Estero: anno -L. 30, semestre L. 15 Un numero separato: interno L. I, estero· L. 1.50 - Indirizzare tutto ciò che riguarda la Rivista all' indirizzo : ~ ' . H PENSIERO E VOLONTA ,,. - CA.SELLA POSTA.LE 41t,- ROMA (Le rimesse d1 fondi se· fatte per la posta debbono essere indirizzat~ alla Rivista.. Se fatte a mezzo di Banobe è preferibile indirizzarle nominaimente a Errico Malatesta, Casella postale 411 - Roma). .,, _ Spediamo numeri di saggio a tutti coloro, di cui ~bbiamo -l' inùirizzo, ohe crediamo possano interessarsi alla nostra Rivista._ Sospenderemo l'invio a tu.tti- quelli che non ci daranno un segno qualunque· per dìrci ohe hanno ricevuto e -0he gradiscono l'invio. ; .SOMMARIO: ' ' LUIGI .FABBRI : L'idea anarchica dell'organizsazione. - D. A. DE SANTILLAN: Il movim~nto operaio ~ l'anarchismo. - CARLO }IOLASÒHI: Problemi di vita libertaria. Il Lavoro. - CAMILLO DE LODI: I miti _della civiltà. - C. B.: ·La morte viene per tutti. ·- V. HuDOLEY: Gli anarchici e la corporazione in Russia. =::: GIUSEPPE CHIARELLI: Ancora su Giuseppe Chiarelli. n. B., L .. FAB:S~I e BIBLIOFILO: Libri. _. CATILINA: Rivista delle Riviste. Ricordiamo ai nostri abbonati ·e lettori che i numeri 9, 14, 15 e 18 dell'.annata J925 · ed il numero 2 di quest'anno· . . furono sequestrati. E' qussta la ragione per cui non li. hanno - riceyuti. Abbiamo fatto stampare il fròn~esp_i~ioe l'indice della seconda annata della Rivista ad uso di coloro che han conservata la collezione. Ohi lo .desidera è pregato di domandarcelo. Ci restano alcune collezioni complete della seconda annata. Le mettiamo in vendita, rilegate in tela, al _prezzo di L. BOper l'Italia é L. 35 per l'estero, franco posta . raccomandate. · · . · / Abbiamo anche delle copie di varii numeri che potrebbero servire a com pletare delle collezioni. Ohi nianca di qualche numero ci faccia sapere quali sono quelli che gli bisognano, e noi se li abbiamo glieli manderemo. , Biblioteca Giho Bianco I . . .
Anno III. - N. 6. • Casella Postale N. 411 • Roma, 25 Aprile 1926 .L'idea anarchiça dell'9rganiz•Zazione I. In qualch~ discussione, che si è fatta ultimamente, specie in giornali anarchici all 'estero, più volte m'è avvenuto di notare e.be tanto gli av~ ersari dell 'organizza,zione quanto parecchi a questa favorevoli, par1ano di questo argomento come se fosse secondario e di scarsa impo,rtanza per le nostre idee. Mi pare che e,o1n,ciò si _c.ada in un grave errore ... Ceerto il tema dell'organizzazione anarchica non è .d'attualità, mentre l 'orga.ni,zzarsi libertariamente è reso così difficile dalle circostanze esteriori. lV[a questo nan toglie al1' argomento la sua importanza, essendo anzi fondamentale per la c.oncezione che noi abhiamo dell'anarchia, sia come tendenza generale sia come programma dj lotta e d 'attuazio~e pratica. Esso- rientra quindi fra i pii1 seri argomenti della prc-paganda anarchica, e noi ne parliamo appunto a scopo di propaganda - anche se ciò può sembrare fuori d'attualità e se siamo costretti a ripetere -cose dette altre volte. * * * L'anarchismo è sorto nella prima metà ,lel secolo scors~ come una scuola del soc1alismo, prima collettivista e poi comunista, opponente alla concezione del socialismo autoritàrio di Blanc, di Marx e di Be'bel, la ccncezi'one ·del socialismo libertario di Proudhon, di Bakunin e di R-eclus. In seno a quel ma~nifico ~ovimento collettivo che fu l 'Internazionale del 1864-80, l 'ana.rchismo più o meno toorrico degli anni anteriori si tradusse in movimento di masse attraverso le organizza7.i6ni, prima mescolate e poi a. poco a poco differenziantesi, di propaganda di idee e di interessi di e.lasse. Il suo programma è stato sempre questo: lotta per la libertà contro tutti i despotismi politici ed economici, col fine di giungere a stabilire una « organi,z·zazione sociale » senza ' . . distinzioni dì classi, senza sfruttamenti econon1i,c.i e senza· dominazioni politi.che; vale a, dire una società di cittadini volÒnt?,ri~niente e liberamente associati per provvedere di · lio eca i o s·ianco a.ccordo, ciascuno secondo le proprie forze, alla sodisfazione dei bisogni morali, intellettuali e materiali di tutti, - ciò che dal 1872 circa in avanti si è chiamato prima socialismo anarchico, poi comunismo anarchi,co e infine semplicemente « anarchia ». Questo programma di demoli.zjone e di ricostruzione implica per gli anarchiici, sia pe:r la lotta antecedenté che per la immediata prosecuzione della vita sociale poi, la necessità di organizzarsi fra lo,ro e di favorire l 'organizazione di classe di tutti i proletari. In tutto ciò sono stati sempre d'accordo da più di cinquanta anni, nella loro gra,nde maggioranza, gli anarchici di tutti i paesi. Nelle applicazioni, nelle mo;tivazioni dottrinarie, nelle questioni secondarie e collaterali, infiniti erano naturalmente e dovevano essere i pareri diversi, ma sulle G_uestioni generali - anarchismo egualitario o socialistico, lotta per la libertà e per l'emancipazione operaia, organizzazione anarchica per la propagand~ e l'azione, ,o(t'ganizazione proletaria anticapitalistica - tutti gli anarchici erano. concordi. Into(t'no a tale programma, anc-h~ oggi è concorde la maggior parte degli anarchici di tutto il mondo, malgrado la. opposizione che gli vien mossa da una minoranza di compagni che si dicono individualisti o semp]jcemente antiorganizzatori. Orbéne, mi si permetta di dire un mio parere personale: C.J'testi compagni per la. loro posizione « mentale » - anche se in pratica e.i sono vicini - si allontanano da noi quasi quanto i socia.listi autoritari. Gli. uni e gli a.Itri oommettono cioè lo stesso errore teorico di non credere possibile l'organizzazione sen7,a, autorità, traendone due conclusioni opposte in apparen~a. ma pra.ticamente equiva,lenti: la nega,zione d'ogni organizzazione i primi, l 'a.ccettazio,ne dell '0T'g·ani27.a.zione autorita,ria, i secondi. Il grave tortoi dei socialisti autoritari è di tener conto soltanto della società e di sacrificarle il diritta indiv'iduale; per ciò essi tendono a negare il principio di libertà. Similmente gli anarchici individualisti non vedo- ,
122 PE~SIF.RO E VOLQ1;T Pl..' no che l'individuo e ignorano la necessità sociale; perciò tendono a, negare le condizioni niateriali (sociali} di qualsiasi libertà. Schi'av ~ spiritualmente gli uni e gli altri di una astrazione (di un fantasma, direbbe Stirner), - « l'Individuo » i primi, ,« la. Società »· i secondi, - non· voglion capire c.he nella realtà. non vi sonoi ehe società di individui ed individuo. assortiati; perchè l'uomo solo, se potesse esistere, sarebbe il più debole degli. schiavi, ed una soc1età in cui µiancasse ai singoli componenti un minimo di individualità propria sarebbe un informe ammasso di bruti. Capisco che niun socialista nè alcun individua.lista dichiara di negar l'individuo o di negar la società; pure nella teoria è im plieita., loro malgrado, la tendenza che, sviluppata, porterebbe alle suesposte conclusioni. L'incapacità di -concepire una organizza,zione libertaria spinge i più amanti della libertà a negare l'organizzazione e gli autoritari ad ac.cetta.rla anche se dispotica. 1Jgualmente distanti dagli uni e dagli altri, gli anarchici « socialisti » ( adopero, questa parola per hrev'ità, nel senso che _le si dava in seno all' « Internac2sionnle » e nel suo significato esclusivamente teorico) vedono la società e l'individuoi c.ome i due termini inscindibili della medesimas realtà, - una, real'- t.à pessima oggi, in ct1i a causa del cattivo orga.namento sociale i due termÌni sono in conflitto, ma che noi vogliamo .cambiare, perchè una realtà diversa ne faccia. sca.turire l'ar- . monia dalla pratica. del mutuo aiuto e della libertà. Di qui la concezione dell'organizzazione a.narichica. * * * Avversano l'idea dell'organizzazione · anarchica noin soltanto gli in<lividualisti veri e propri, ma anche altri anar-chici, i quali, pur non respingendo per un a.vv.enire più o meno lontano l'organiz,7,azione e il comunismo, non ne vogliono sa pere nella S('.)cietà attuale per ciò che rigµarda la propaganda e la lotta per la libertà e per il proletariato. Questi ultimi, pur non essendo individualisti nel fine e in tutto i] senso della parola, sono però ip.dubbi amente guidati nella l'oro condotta, ·da una mentalità. e da un modo di considerare la lotta essenzialment~ individualistici. Il loro errore (l'abbia.mo detto') consiste sopratutto nel credere che l 'organi2Jzazione è impossibile senza autorità. L,a ·verità è il contrario: che •C,ioièl'autorità è un dissolvente BibliotecaGino Bianco dell'organizzazione socia.le, è lei che· rende impossibile una reale organizzaziooe, veramente umana e cementata da1 libero reciproco consenso. L'autorità,,· infatti, è maggiore, più coercitiva, più dispotica e più ar_bitraria, dove l 'organizza~si ,è permesso solo ai pochi che comandano e impongono il loro volere ai disorganizz;ati. Man mano che il numero degli organiz,zati si estende·, l'organiz.za.zione è costretta a diventar meno autoritaria, si tratti anche d'una organi,zzazione di pecore: Se poi i -componenti l'oirg·anizzazione delle « pecore matte » di cui parla Dante, si cambi ano in uomini liberi che seguono « v'irtude e conoscenza », allora l'autoritarismo temuto, automati,c.amente soompare, per.ch,è non v'è più chi vuole esercitarlo nè chi è disposto a sottomettervisi. Se effettivamente nolll fosse possibile orga_ niz.z azione senza an torità, l 'anarchia sarebbe da.vvero una utopia, irrealizzabile. Io invece penso, d 'a,e,cordo con quasi tutti gli scrittori anarchici più conosciuti che si sono occupati dell'argomento, c~e l' anarehia consista proprio in questo : nel "\oler sostituire una « organizzazione libera » - vale a dire la sola organi'zzaziQID.e degna del nome di società -- alla organizazione coatta, dispotica, g\9raxchica, imposta da pochi dall'alto a.i moiti in 1 ba.sso con la violenza, la minaccia della Yiolenza ed il ricatto della fa.me ; la quale orga- · nizzar.ione è 1a negazione dell11. società umana: la verra dis9rganiz,za7Jione sociale in atto. Dimostra.re la necessità, l'utilità, la posgj_ bilità. dell'organizzazione ana.rchicn, tentar di organizzarsi anarchie:amente fin da ora e di influenzare in senso ana.rchico le organizza_ · zjoni d_ei proletari orppressi mi pare quindi un « compito precipuo della propaganda anarchica. »: pro,paganda di idee e propaga.nda. del fatto, - jmportante quanto il dimostrare i mali del capitalismo e dello Stato, i beneficii della rivoluzione, dell'uguaglianza, della libertà, eoc. Si tratta secondo me d'una questione essenziale, inscindibile dal resto della dottrina anarchica, senza di cui -1' anarchia resta inutilmente campata nelle nuvole òeil 'astrazione e le sue sorti restano affidate al caso ed al ;capriccio 1ndividuale, il quale p\lÒ anche diventa.re eroismo, esteticamente bello ma insufficiente se isola.to. Alc.Ulni amici prefe1rirebhero non lSÌ insistesse su G. uesto argomento per evitare di acuire il dissenso con gli anai,chici, che. la pensano diversamente. Altro errore. sia per-
I PENSIERO E VOLO~TA.· 123 chè è possibile anzi do~eroso discutere. fra ., èon1pa.gni mantenendo la massima cordialità dei rapporti e continuando ad essere d 'accordo sulle cose in cui ~non v'è dissenso; sia perchè se e.i precludessimo la propaganda dei prw.cipii su oui può esservi disparere fra co1npagni, il SUlQI campo si ridurrebbe enormemente e l'anarchismo restere hbe aperto a tutte le devia~doni e degenerazioni. La discussione, l'autocritica e la critica reciproca - quando no,n ·diventi ipercritica e manìa di dividere ogni capello in quattro - .sono utili a tutti, ed impediscono anche a noi, che più ci reputiamo vicini alla verità, di cadere negli errori o esagerazioni opposte a quelle che andiamo critiicando negli altri. V'è altresl chi ei obietta che l'organi,zza_ zione, sia quella immediata per il movim 0 nto sia quella futura di ricostruzione, è un problema ohe si risolve via Yi~ automaticamente sotto la guida della, necessità e della esperienza; il che è vero in m1n1ma parte. Inoltre, io credo che per l'organizzazione come per altri problemi, alla risoluzione ·« auton1atica » debba preferirsi la risoluzione « volontaria », ool concorso della volontà di tutti gli organizzati ed organizzabili. Affidarsi alla risolu~ione automatica dei problemi sia della. lotta che della, ricostruzione socia_ le può significare, all'atto pratico, dover semplicemente accettare la. risolùzione degli altri partiti (tu.tti autoritari) più preparati, più organizzati e più dotati di volontà d 'ini ... ziatjva. E' per causa della disorganizzazione o del1 'organizzazione insufficiente ·che nei m0menti de.cisivi le nostre forze disperse e sle~ gate finisc.ono col gravitare automatic.ame:ote su quelle forze pit1 affini che una organizzazione l 'ha.nno già/ ; meno quelli che preferiscono far nulla o qualche eroica eccezione individuale che ha l'energia sufficiente di far da sè e la fortuna di. non sbagliare, la cui effi_ cacia però ha sempre una porta.ta limitata. Perciò, anche come g-airanzia dell'autonomia dell'azione anarchie.a. di fronte alle altre forze più o meno affini_, l'organizzazione è necessaria.. Potremo fare tanto pi 11 « da noi » quanto pi11 noi stessi saremo bene organjz_ zati. . Da ciò che ho letto sulla rivoluzione russa) dai ra0conti dei compagni che vi son vissuti in mezzo, da relazioni varie pubblicate da al. curii gruppi ana.rchici russi, io ho finito col convincermi che anche là è sopratutto la manc.anza.' di una Qlrganiz.zar.ione abbastanza i iot Gi o Bianco solida e vasta che ha impedito agli anarchici di esercitare sulla rivO'lur.ione quella influenza salutare che il loro numero ed il loro valore avrebbero potuto. Purtroppo i :bolscevichi hanno vinto e son r.iusciti a, imporsi, soffocando la rivoluzione nelle strettoie dittatoria.li, oltre che per· altre ragioni contingenti e di ambiente, perchè erano il pa.rtito più organizzato, sia pure autoritariamente. . Se in una rivoluzione qualsia.si, lontana o ,dcina che sia nel tempo e neilo spazio,, gli anarchici non sapranno affermars4 con una lor<? organizzazione ]ibert,aria,, saranno inevitabilmente costretti a subire la coerc.izjone di qualunque altra organizzazione autoritaria che ris.ulti la più forte. Perchè per legge naturale l'unione fa la forz•a,, e l'uomo isolato è sempre il più deboJe di tutti ed è destinato n, rjmanere schia.cc.iato - sia pure da eroe - malgrado tutta la forza iisica e morale e.be può avere e sviluppare. Altri anarchici vi sono, che accettano ben· sl la pratica dell 'organiz,zaz.ione, ma. credono con ciò di fare una concessione alle necessità del momento, una transazione imposta dai bisogni della lotta e dall'ambiente imperfetto in mezzo a cui viviamo. Essi hanno torto, non sono cioè a sufficienza convinti della possibilità. pratica dell'anarchia, fanno il be- · ne temendo o credendo di far male ; e di qui derh-a. una continua incertez,za e irresolutez7ia della loro attività, oltre che una incoerenza logica nella loro propa.ganda. Essi, appunto perchè vi sono spiritualmente già preparati, corrono il pericolo di cadere proprio in eiueg.l~errori d'autoritar_ismo e di centralismo che più mostrano di temere. Lia pratica dell 'organiz,za,zione su 1 basi libertarie ,è la propaganda col f~tto dell'idea basilare dell'anarchismo. Ed è grave errore, sia pure solo di linguaggio, quel porre in contrasto, come fanno alcuni, i d11e concetti di organizzazi•o[le e di autonon1ismo·, che invece si integrano e co1 mp letano, dovendo il secondo esser base della. prima : « autonomia degli individui nei gruppi, dei gruppi n~lle federazioni, delle federazioni nell'Internazionale », ecc. (Sono a.11'i:qcirca le parole usate da Bakonnine nell'esporre la sua concezione federalista ed anarchica del socialismo). E MaJatesta, in un rapporto a un congresso anarchico, pubblicato nel giornale « Fede! » di· Roma del 30 set.t~mbre 1923, d('finl co,sl l'organiz,zazione anarchie.a: « llna federa.zione di
t 124: PENSIERO E VOLONTA' gruppi autonomi uniti per ajutarsi ·reciproca.. mente nella propaganda· e nell'attuazione di 1m programma liberamente accetta.te ». In piena coerenza quindi coi principii d~l1'anarchismo, coloro che credono necessaria ed utile l'organizzazione anarc.hicu, debbono, come primo loro dovere, metterla in· pratica oraanizz,andosi. Gli altri conseirvano natu- o ralmente il loro diritto di critica.; non hanno però, dal punto di vista anarchico, diritto alc.uno di metter lovo, autoritariamente i bastoni fra. le ruote e di impedire agli altri di fare a modo proprio. Se fra. gli uni e gli altri si terrà fede al. mutuo patto di reciproca comprensione e tolleranz·a, ~arà assai più facile agli anarchici che si saranno organi~,;ati il vedere e.be cosa d'altro si3; possibile fare, senza più equivoci nè esclusivismi settari, dì accordo anche con quegli anarchici che per dissenso ta.ttico restano fuori delle. organizza- . . ZlOnl. II. Non v'è nulla, di più puerile, a ben considerarla, di questa paura. dell'organizzazione e.be hanno gli anarchici individualisti od antiorganizzatori e perfino a]cuni anarchici che l'oirganiz.z,a,zione accettano, sì, ma con una quantità di riserve e.be in pratica annullano la loro accettazione. · La verità è che l'organizzazione, anche nei partiti autoritari - esclusi s'intende i partiti di governo che hanno giudici, c.arceri e gendarmi, - non riesce a imporsi che ·ai mer]i, e la sua maggi.or violen,z1 a consiste nella ... espulsio_ne dal partito. 1\1olti han lai fobìa della tessera, quasi che un pezzetto di cartone sia snl serio una c.atena per sè e una rivoltella contro gli a]tri ! Io ce n 'ho a.vute per degli anni tre o quattro in tasca (del] a università popola.re, della mia le~ ga di mestiere, d'una società sportiva, ecc.), e non m 'han dato mai fastidio nè lesa in alc.un modo la mia « libertà individunle ». Quando pori si tratta di 01rganizza.zioni anarchiche, che di tessere non ne hanno mai avute, -e.be non nanna organi ufficiali, le cui commissioni hanno semplice ufficio esecutivo e di coillegamento, « senza. alcuna attribuzione -che le sovrapponga o imponga a,i gruppi e agli individui », allora poi il timore di autoritarismo, di centralismo e di funzionarismo diventa addirittura una Ruperstiz-ione ridicola come la paura del lupo mannaro! BibliotecaGino Bianco· / .. * * * Questo serva di risposta anche a quelli dei nostri arnie.i di parer contrario che ci dicono che a.bbiamo ragione, se per organizz,azione intendiamo la società · futura dei liberi ed uguali, cui tutti ci proponiamo dì arrivare coi nostri sfo~2.i, ma che abbiamo torto a pa- - trocinare una organizzazione ànarc.bica, degli anarchici, che vada più in là del gruppetto locale, perchè nella società attuale, in mezzo al regime borghese, essa presenta ~anT ti inconvenienti, non può essere che imperfetta., vi si possono sviluppare prepon~eranze di influen,ze personali, ecc., ecc .. Tenuto conto délla osservazione fatta prima. che per le organizzazioni che si basa.no sull'adesione volontaria dei soc.i, tali inconvenienti non possono mai esser~ di troppa. gravità, convengo però che di difetti ed inconvenienti potranno sempre esservene e ve ne saranno certamente. ' Nella sC1cietà attuale - sia fra, anarchici, sia pi11 genericamente fra operai - senza dubbio l' organiz,zazione non può essere che imperfetta. Anche in anarchia del resto non vi sarà mai perfezione, la quale nelle cose umane è, forse per fortuna, irraggiungibile. Nella socie.ttt attuale oigni organismo, anche il migliore, partecipa.· dei difetti, e.be il corrotto a,mbiente borghese ed autoritario genera con la sua influenza, magari indiretta. ' Chi 1o nega? Ma questa è la .sorte non soilo degli organismi collettivi, bensì anche delle persone singole, e quindi di tutti i nostri atti, _ individuali o collettivi, dei piccoli gruppi come delle grandi federazoni, - della nostra stampa, propaganda, agitazione, ecc. Vorremmo noi, per paura d 'errnre, inibirci ogni movimento? No certo; e perciò non rinunciamo neppure a quel mezzo di propa_ ganda e di movimento che è l'organizza- . zione. L-a quale, per c 1 uanto imperfettn, sia, è in_ dispensabile al movimento anarc.hico. Tanto che -·- tranne il caso di inerzia generale ed as'soluta - se gli anarchici non costituiscono volontario.mente una loro organizzazione. che dia le dovute garanzie di indirizzo libertario, un'altra se ne determina autornaticnm,eint.e, a dispetto d'ogni parer contrario, pii1 o meno anon_jma. od inconsapevole, ma con difetti d'autoritarismo e centrali~mo assai ~iii- gravi, che nelle organizzazioni prestabilite su basi discus~ da tutti e da .tutti liberamente accettate. ,.
PENSIERO E VOLONTA' 125Quando una organizzazione a· basi collettiv~ e federalistiche - nel senso ·che Bakunin dava alla paroJa fede11alismo -· non esiste, la Oirganiz.z,azione si forma (per la necessità stessa del movimento e il desiderio d'azione dei compagni dehle varie località), intorno a q·uel compàgno che ha i mezzi, il tempo e lo spirito di sacrificio di stare in relazione coi gruppi e, ,con gli individui di tutta una provincia, una regione, un paese; .oppure intorno ad un conferenziere di grido che gira di città in città; oppure, come, più spesso avviene, intorno ad uno o due·coo:npagni che sanno e posson fare un giornale, e per me,zzo di questo esercitano una influenza decisiva quasi asso: luta sul movimento. Nei vari casi elenca~1 .(e p~ssono esservene anche altri) i comp~gni, quasi sempre non pii1 di due o tre: eserci.tai:o all 'inc.irca una autorità. « dittatoriale » 1nd1scussa su tutto il movimento - quale asso~ lutamente non potrebbe, nè ha potuto- mai esercitare una modesta commissione es~~u-: - tiva di organizzazione -chei non. ha ~e2z 1 di · ~orta per imporsi .e che l 'organ1zizazione può quando vuole revocare. * * * Io n1i sono più d'una voJta do~an~~to, in passato, di fronte. a- c.e~t~ for~e d ostilità ad ogni tentati'vo d1 org.an~zz~~ione, che raJgtgiungev ano gli estremi limiti della. sopraffazione, se l'opposizione non potesse an-che essere determinata, in qualche caso, dal ~atto che v'era chi sentiva. istintivamente minacc.iata dalla progettata organizazione l 'eg?moinia da lui o dal suo piccolo gruppo esercitata sul movimento. Ciò -poteva bastare, per la spin~a spiegabilissima esercitata dall'amor proprio, a rendere avversari dell'organizzazione, in piena. buona fede e senza c,h'essi od altri si rendessero oonto del movente psicologico della 1ioiro r avversione, tutti coloro -che presentivano i~- pedita o diminuita" quella. specie ~i autontà sul movimento che avevano a.c,quistata con le proprie doti personali, con l'attività e con Io spirito di sacrificio. Senz1a accorgersene, essi non fa.cevano che opporsi · a che una organi.zzazione voluta da una C?lletti_vit~, e sot, to il controillo di questa, si sostituisse aJla propria organizzaziione. di ispirazione perso- . nale. · Non discuto qui le lor-01 intenzioni, che potevano essere nobilissime, come indiscutibili . , , ioteca ino Bianco i meriti che avevan fatto acquistar loro un certo predominio .. M.a nell 'inte1resse del_movimento anarchico nori si può negare la supe1·iorità, del tipo di organiz-azione a base collettiva sull'altro; ooirne non si può negare che l'uno sia as·sai più libertario dell'altro, non solo perchè può meglio educare questi a sapersi da loro liberamente organizzare ed a vivere una vita eollettiva, sia pure ristretta, senza autorità. . Del resto esperimenti si son già fatti più. volte in Italia. Prima della guerra esisteva.no in più luoghi federazioni regionali ed interregionali; · dopo lia gu~rra abbiamo avuta la Unione Anarchica Italiana; ed io sarei molto curioso di sapere chi dei compagni aderenti ha avuto mai oc,casione di lamentarsi per ciò di una• diminuzione della sua individualità I Errori se ne saranno commessi, com'è d'ogni fa,ccenda umana; ma non quelli che più si temOfllo dai nostri critici e e-be più ci dortrebbero dal punto di vista anarchico. Autoritarismo, centralismo, funzionarismo, ecc. all 'a,t_ to pratico sono apparsi fantasmi inesistenti. Per ciò che :riguarda l'U. A. I. se lo spirito poilemioo ha voluto a tutti i costi trovarle dei difetti,. ha doivuto giocar d'immaginazione e figurarsi con_ la fantasia fatti e cose inesistenti - chè il vero suo difetto è stato d 'essere sorta troppo tardi e d'aver fatto troppo poco: il che però non è attribuibile alla o:rganizzazioo.e in sè ma a difficoltà materiali e ciroostanze esteriori o magruri ad incapacità dei singoli c.omponenti, che non sa'!rebbero certo stati più capaci se disorganizzati. Dirò di più : ed è ohe se nel rfortunoso periodo del dopo-guerra le forze anarchiche non dettero tutto quello che avrebbero potuto, si dovette per gran parte all, essere esse « insufficientemente organizzate », sia perchè l'U. A. I. di troppo recente formazione non poteva avere il vig01re e l'elasticità necessaria, sia perchè questa non erra fianciheggiata da organi7zazioni d'altro genere che. i congressi consigliarono ma non sorsero che sporadicamente qua e là, senz,ai quel criterio di insieme c,he era. necessario. Gli è che anche l'organizzazione non s'improvvisa appena serve, specie quella che servirebbe di più, quando ne manca l'a'hitudine e l'allenamento, i quali non s'acquistano che con l'esercizio I J..,UIGI FABBRI .. • • •
. 126 PENSIERO E VOLONT A' Il movimenotoperaieo-·l.'anarchism (Il punto di vista di un compagnoargentino) Non è colpa no~tra. se dobbiamo insist~re fino al fastidio sopra lo stesso argomento, perdendo su d1 .esso un tempo prezioso e foriSe senza la prospettiva di giungere ad un accordo pratico. '.Torniamo a riassun1ere ancora una volta j nostri punti di vi~ta che fino ad ora non inc;ontrarono che una sola .opinione serena e ra~ gionata, quella di Malatesta, quantunque questa o·pinione vale per molte. Nelle obiezioni dei sindacalisti vi è tale un cumulo di contradizioni che la sola cosa in cui .si accordano è 1 a frase malevola e offensiva. In questo 1nodo s1 potrà far della demagogia ma non si possono dj~truggere i nostri argomenti. ]~san1iniamo dunque le a±fermazioni di 1\!Ialate3:ta, non contro lo stesso -Malatesta, nel quale non possiamo che ammirare l'unità di crite- · rio di tutta la S\la vita e con il quale questo dissenso non impedisce affatto la più intima cooperazione. ma contro quei burattinai che sj servono degli argomenti di lVIaiatesta per con1battere l'anarchia e levarle influenza nelle file del proletariato. Il proposito finale di ~Ialate- _sta è eguale al nostro; solamente noi crediamo che la nostra tattica è migliore della sua, che il nostro modo d'inte·rvenire nel movimento operaio è più promettente del modo raccomandato da lui. Nullameno, nè noi nè lui diva-- ghiamo nelle regioni della metafisica: tutti de-- sideriamo essere realisti e tenere in conto ie prospettive che ci offre l'ambiente nel quale . agiamo. E l'ambiente che tenia.mo innanzi a noi, in J)iù di venti pae~i di lingua spagnuqla con una popolazione di circa 120 milioni, è il seguente: .. In quasi tutti questi paesi l'anarchismo non si concepisce come un puro tratteni1nento filosofico; le nostre idee stanno legate ai più forti movimenti di masse e polarizzano le attività della parte più sveglia del proletariato. La parola anarchia, non fa paura a nessùno,. ed · lavoratori che la temono o la respingono sono gli avvelenati o della propaganda della Chiesa e dello Stato o da queJla dei partiti politici, e qqesti lavoratori in generale non prendon0 parte al1a guerra sociale. Possiamo permettercj il lusso di fare a meno de} concorso di quellj che hanno in· orrore la parola anarchia, il che ibliotecaGino·Bianco non i1npedisce che la nostra propaganda $i <lir_ige ad essi come a tutti per convincerli del loro errore. In una parola, in tutti i paesi di lingua spagnuola ed anche portoghese, gli anarchici formano e posspno formare organizzazioni ope· · raie maggioritarie, vale a dirè concentrare le forze più nu~erose del proletariato militante sotto la bandiera dell'anarchis1110. Può Mala-· testa consigliarci di non far lo 1 La sua preoccu pazion e è di restare in contatto con le masse. ForSe che il no~tro 1netodo non è più efficace che il suo appunto p,er restare in contatto coiJ le masse 1 Malatesta ci accusa sempre di non interpetrar bene il suo modo di pen~are; trascriviamo allora le sue opinioni : « Sostengo che non essendo anarchica, la massa degli operai, una organizzazione operaia che s'intitoli anarchica o deve es~ere co1nposta solo da anarchici e quindi non essere altro che un semplice ed inutjle duplicato dei gruppi anarchici, oppure restare aperta agli operai di tutte le opinioni e per conseguenza ridurre l'etichetta anarchica ad una semplice lustra buona solo r1er compro1nettere gli anarchici neìle mille transazioni a eu.: è costretto un sindacato che lotta nell' am-- biente attuale e vuol difendere gl''interessi imn1ediati dei suoi n1embri ». _Prirrìo: in tutti i paesi di lingua spagnuola J'in11nensa maggioranza degli operai organizzati o che <lesiderano organizzar~i tengono già delle noz1oni che permetton loro di .distinguere il bianço dal nero; gli operai .che non djstinguono il bianco dal nero non si organizzano e cadono nel raggio d'influenza religioso e politico delle loro preferenze e delle loro tradizioni. La propaganda rivoluzionaria e la • propaganda reazionaria sono giunte a tal punto ohe non vi è luogo in cui gli operai no_n abbiano udito qualche cosa sull'argomento, e così si van formando le opinioni. Poichè nei paesi di lingua spagnuola i nostrj compa,gni sono stati pii1 attivi delle altre scuo le e partiti che si disputano l'orjentazione d_el movimento operaio, furono e sono ancora essi , quelli che. formano le pri1ne organizzazioni dj lotta proletaria e naturalmente proclamano fin dal principio che in religione sono atei, in politica anarchici e in economia comunisti. lJ- . '
MNSIERO E VOLONTA' 127 ... na propaganda atti':a non tarda ad aggruppa- .re intorno ai nostri postulati fondamentali UD -0rganis1no operaio centr·ale che orienta più. <1 .meno le lotte proletarie nella regione di sua influenza. Questa è, o può es~ere, una rearlta in tutti i paesi di lingua spagnuola. N ell' Ame. rica centrale e sulla costa èlell'Oceano Pacifico .ciò non avviene ancora, ma· è. perchè gli anar· -éhici sono ancora molto poco numerosi. L'In- .ternazionale dei lavoratori (A. I-T.) tiene in ,quei paesi un delegato e non è lontano il giorno in cui anche e$si mostr,eranno l'esempio dj un 1novimento operaio ispirato dall'idea ·anar-• ehica : oggi· non hanno alct\n 1noviment°' Òpe.- raio, perchè le organizzazioni operaie patriottiche. politiche, ecc. non sono operaie che di nome. In una parola, il movimento operaio rivoluzionario nei paesi di lingua spagnuola ~ .anarchico. e dove non esiste questo movimento operaio anarchico non esiste ne~sun movimento operaio degno del no~e. L'etichetta anarchica non dà convinzioni a· narchiche a chi non le ha. E' naturale. Però se noi difendiamo questa etichetta e cerchiamo che sia il segno distintivo di tutte le nostre organizzazioni è per le ragioni seguenti : a) per" ohè ciò non impedisce di costituire organizzazio ni operaie maggioritarie, come la loro etichetta non impedì ai sooiaLdemocratici tedeschi e austriaci di costituir le in nome delle dottrine autoritarie ; b) una bandiera, quantunque non sia un'arma, è un simbolo che può rappresentare tutto un mondo; e) non c'interessa un IDf? vimento operaio che non s'incammini verso l'a· nai:chia. verso la lotta contro il capitalismo e lo ·Stato. verso la distruzione del principio dj autorità. Vogliamo opporre le nostre idee a) mondo del privilegio, e queste idee sì esprimono con· alcune parole : anarcl1·ia è la parolar che esprime ciò che vogliamo e per questo ostentiamo tale parola. Non ignoriamo che si può essere buon anarchico senza dirsi tale, ma i] nostro 1novimento esiste già e finchè stiamo in lotta contro il mondo presente non solo dobbia:- mo essere anarchici innanzi alla nostra ~scienza ma dobbiamo anche dirci tali innanzi all'intera società. La parola anarchia nel mondo capitalista è una divisa di guerra, e non di pace e di.masturb~zione spirituale. Gli operai sani di spirito, quelli che non furono avvelenati i rremissibil~ente dall'autoritarismo non tardano ad amar l'anarchia più o meno attivamente, e sopratutto sé vedono i nostri com~ pagni lottare in prima fila contro la in ... giustizia presente e praticare la più ampia e mobile .solidarietà con gli oppressi e gli sfrut~ ·Bib ·atee Gino. ■ • ,anc · tati sieno o no membri .dei nostri sindacati. In quasi tutti i pae~i di lingua spagnuola gli· operai che entrano nell'organizzazione vi vengono già preparati in qualche modo dalla propaganda previa e con un fondo di fiducia nella . anarchia e negli anarchici. Evidentemente no J tutti sono filosofi, non tutti possono dar conf erenze sull'anarchismo·; però nello ste~o caso si trovano i componenti dei gruppi anarchici dj affinità·, i quali in grande maggioranza non tengono che alcune vaghe nozioni sul significato della nostra idea, e n ullameno lotta_p.o, si sacrificano e muoiono per e~sa. Abbian10 nei :rviessico centomila opera.i organizzati in nomr dell' an-archia, per instaurare una società libera: molti di essi son cont~dini che non san-· no nè leggere nè J,crivere, ma quando si tratta di sacrificio e di lotta nulla posson loro rimproverare gli anarchici più letterati e filosofici. In quanto all'idea che i sindacati co1npost1 di anarchici e di simpatizzanti non sarebbert) altro che un duplicato inutile de:i gru11pi dj affinità, noi potremmo anche dire il contrairio. poichè stiamo vedendo come in varii paes; si fondano sinda~ati che raccomandano la pro paganda. anarchica ed in ca1nbio non esistono· in essi gruppi anarchici o non esistono eh~ per organizzar _sindacati ed orientarli fin_ dai principio in armonia con le nostre idee e 1e nostre tattiche. In quasi tutti i paesi di lingllé.. spagnuola. ripetiamolo. il centro di gravità della nostra propaganda sta nel movimento operaio e in essi l'anarchia va unita con la concezione di un movimento ~ociale dj 1nasse oppresse e sfruttate; per questo si spiega 'il fatto che vogliamo mantenere il nostro predominio nell'orientazione del proletariato. L'espe- .rienza dimòstra che nei pae~i di cui parliamo l'operaio disorganizzato non viene al sindacato perchè è operaio, ma perchè è operaio ri voluzionario: l'operaio che non pensa alla rivolu zione p, non la vuole non viene nemmeno al sindacato.· Noi pensiamo che dal punto di vista pratico sciuperemmo forze inutilmente se ci dedicassi-- mo prima ad organizzare semplici operai per poi predicar loro l'anarchia. Ci vuole lo ·stesso lavoro per portare al sindacato un operaio puro che per portarvi un operaio 1'mpuro, cioè ,infetto di ·anarchismo. Perciò lo iniettiamo simultaneamente con l'anarchia e con l'organizzazione. ci ~forziamo per sintetizzare le due cose e non per dividerle assolutamente. Ed è tale l'influenza del nostro movimento nei paesi d, . - lingua spagnuola che lo stesso riformismo sin:.,
.. 128 PENSIERO E VOLONTA' •dacaìe, che in altri paesi ciarla di neutralità dei sindacat~. cerca di farèi concorrenza approvando dichiara,zioni di principii libertar1i, o respinge l'idea di neutralità, co1ne è il caso con l'lT nione Generale dej Lavoratori, affiliatc1 al partito sociali~ta spagnuolo. . Un'altra ·preoccupazione di :òllalatesta. è la deviazione a cui è forzato un sindacato che sj interessa alle lotte attuali. Ne1nmeno questo c1 convince. Noi pensian10 che le lotte attualj per le 1 i vendicazioni quotidiane dei lavoratorj sono suscettibili di educare e di fortificare i J sentimènto rivoluzionario d,egn operai: non lr consideriamo come un male necessario ma con1e un' azionB prepa1 atoria inevi taJJile. Chi si disinteressa delle lotte quotiaiane per il migliora1nento della $Orte di quelli che lavora.no o r uno che si trova in una situazione personale che gli permette un'esistenza libera da inquie- · tudini n1ateriali o è un rivoluzionario molt<"l p,latonico. Nella maggior parte dei paesi dj Europa l'azione dei sin,dacati s'intende di un modo singolare, che noi non accettiamo in nes"' suna maniera. I nostri sindacati non corrono lo stesso pericolo perchè la lotta da noi non sj riduce a negoziati di comitati sindacali con i capi tali~ti e con il governo : non vediamo perchè il presentare -un memoriale al padrone e dichi~rare 10 sciopero se egli non accetta le condizioni domandate implicherebbe un disono· . ·re per gli anarchici. Le lotte quotidiane de1 sindacati rivoluzionari e anarchici lungi dal· l'essere perniciose, sono la migliore occa~ione chP. ci si. offre p~r provare le nostre tattiche e i nostri metodi ed educare le masse ai sentimenti di solidarieta, ricordando loro continua1nente il diritto che hanno all'e ricchezze so· ciali ed alla possibilità di una vita libera dj egnaglianza e di soHdarietà. SP. glj ~narchici debbono restare in mezzo alle masse ed agire nelle organizzazioni operait> nun1erican1ente più forti, nei paesi di lingua spagnuola abbiamo la circostanza speciale che le organizzazioni opera.ie numerica.mente più forti sono quelle degli anarchici: con et~chetta o senza sono opera degli anarchici e sarann() orientatP. da es~i; peT conseguenza, se sono orientate conformemente alle idee ed alle tattiche dell'anarchismo, pigliamoci la soddisf azio ne di metter loro l'etichetta, vale a .dire di piantare in esse il simbolo delle nostre aspirazionj, ta,nto più che ~iamo dell'opinione che la rivoluzione sarà anarchica o non sarà. Se una mezza dozzina di uperai se ne va, due doz zine verranno a sostituirli, perchè il proletfti riato militante non guarda solo al presente. BibliotecaGino Bianco ma vuole anche avanzare verso la conquista· dell'avvenire. e l'avvenire da noi ~ognato non· ripugna all' opei·aio, bensì lo attrae. Forse ohe la nostra tattica - perchè il pro blema. come dioo lo stesso Malatesta, è un p,roblerna di tattica - varia s0stanzialn1ente <Y dovrebbe variare nei pae~i nei quali siamo mj noranza nel proletariato organizzato 1 Credia· mo che no. Malatesta dice : « D'accordo coi compagni spagnuoli e sud a.mericani sulla finalità anarchica che deve· guidare tutta la nostra attività sociale dissento da alcuni di es.si sul se con viene o ·no imporre ai ,sindacati operai il programma, o· . piuttosto l'etichetta anarchica; e, non riuscendo a far accettare dalla maggioranza detto programma, se convenga meglio restare neira. organizzazione generale per farvi propaganda. ed esercitare in essa opera di controllo e di oppo_sizione contro le tendenze autorita1'ie e collaborazioniste che si manifestano d'ordinar rio .in ogni organizzazione operaia, o pi1:1-ttosto separa-rsi e formare un'organizzazione di' mi'noranza » • Avendo esposro le condizioni del nostro mo vi1nento nei pae_si di lingua spagnuola, no11 torniamo ad insistere sopra lo stesso punto, Malatesta crede che dove la maggioranza noD ci segue val meglio restare là, anzichè ritirar .. sj e fondare delle organizzazioni minoritarie, per 1l;iungere ad e.ssere maggioranza per mezzo della nostra propaganda. Possono esservi dej casi nei quali ciò sia conveniente, quando la speranza di conquistare la maggioranza ha qualche ragione di e~sere. In generale la situazione è questa: quando restiamo perd,uti in quei grandi organismi riformisti che aggruppano in alcuni paesi d'Europa la 'massa del proletariato organizzato, la efficacia della nostra azione si riduce a zero, a~solutamente a zero. Questo di controllare e fare opposizione alIP. tendenze autoritarie e collaborazioniste sono parole che non corrispongono ad alcuna realtà. Se vogliamo bonificare una palude r meglio che cominciamo da· fuori perchè se cj impantaniamo in es~a siamo perduti. La Chiesa non si combatte entrando nei conventi o .facendo~i prete; nemmeno i partiti politici, nemmeno le organizzazioni operaie riformiste Ecco la realtà : in alcuni paesi quando siamo una minoranza inoffensiva nei grandi sinda~ cati riformi,sti, ci si lascia parlare nelle assemblee e persino scrivere qualche articolo nella stamna sindacale. Il compagno Roc\{er ci hs parlato più volte della grande tolleranza che vi è nelle Trade.ç UnùJru; (Unioni di mestie-
P&"\J'SIERO E VOLONTA' 129 xi) inglesi: in e:,se qualunque anarchico può parlare senza che gli si chiuda la bocca buttaJldogli in faccia una patata; per9 quei buoni inglesi <:>donopar lare un anarchico come se udis- .serò piovere,. e poi fanno quello che dettan loro i ca Pi del n1ovimento tradésunionista. Per parte no~tra, tra l'andare a p,ronunziare un -discorso in una assemblea tradesunionista P andar a far lo stesso in riva al mare di fronte al mormorai~ delle onde, come· faceva Demo stene per esercitarsi, credian10 che non vi sia molta differenza. Quella tolleranza è la tolleranza delle arene del des,erto: anche là potrern mo pronunziar discorsi impunemente. Però non dappertutto esiste ]a tolleranza dei tradesunionisti inglesi, e cercare di far opposizione alle tendenze autoritarie e collaborazioniste dei ·gi·andi sindacati significa uscire colla testa rot ta .. e cio sarà meritorio quanto si vuole ma . ' . vale più un asino vivo che un dottore morto. Potr~mmo citare migliaia di casi per dimo· ·strare a Nl.alate.sta che mai staremn.10 tanto 'isolati dalle masse quanto se ci mettessimo in un sindacato riformista, incorreggibile quantunqu~ comprenda ia maggioraiiza de] proletariatò organizzato. Potremmo inv.ita:r ~Ialate~ta a venir~ in Germania a fare propaganda anar- ~hica nel1e organizzazioni socialden1ocratich<> ·perchè provi l'impossibilit.à materiale di alzar la voce in quell'ambiente. Tutti gli anarchie_; che lo tentarono, o si convinsero del loro er -rore o finirono col diventar burocratici. e riformisti. Ed è natura.le, perchè in un pantane è difficile conservar la salute; e questa è una. delle ragion i per cui non andiamo nemmeno nel parlamento. A propoi9ito di parlamento sia mo tentati di opporre a Malatesta quando par 1a di far propaganda nei grandi organismi riformisti la stessa argomentazione malatestiana. contro il par lamenta-rismo. Felicemente l'esperienza pratica dell'impotenza di ogni azione nel movimento operaie -riformista ha condotto i nostri compagni all'idea di organizzare un movimento sindacai(> minoritario proprio, e per mezzo di queste movimento si resta più a contatto delle gran· di ;masse che col modo raccomandato da Malatesta e, quel che più importa, si può svolgere un;:i prop::i.g-a.nda no.stra per minare pocc a poco Je cittadelle in cui gli operai divent~- no soldati della reazion~ ·e del collaborazionismo. Quel ohe ci distingue dalle organizza, zioni minoritarie di questi paesi è <!he,esse. invece di ispirarsi all'anarchia, pretendono, co- -'. me in Olanda, in Svezia, in Norve~ia, basarsi sulle dottrine del sindacalismo rivoluzionario . ..i roteca Gin Bianco il quale è una miscela che non tiene la consistenza ideologica dell'anarchismo per far fronte alle correnti autoritarie. E' da, prevede re che la nostra organi zza.zione sindacale ~Vedese giungerà tra alcuni anni a.d ésser maggioritaria: ii nucleo più importante dei suoi orientatçri è sindacalista; stimiamo che avreb-- be potuto ava,nzare un poco di più e ~ostituire l'anarchismo al sindacalismo con gli stessj risultati finali: la fine dell'egemonia socialdemocratica nel movimento o~raio e la costituz~one di una forza proletaria per ia libertà. Se gli iniziatori di que~to movimento fossero restati negli . organismi socialdemocratici a;'" vrebbero cantato alla· luna e non avrenuno og~ gi nei paesi scandinavi nessuna possibilità della vasta propaganda ohe vi si fa. In quant0 al 1 a. Germania le nostre :forze sono poche, ma quel che ci è si deve all'organizza,zione anarchico-sindacalista, nome che e{ piace poco in verità, ma che è inteso nel senso di comunism0 anarchico. Vedendo l'opera realizzata dai nostri co~ pagni in questi paesi, ·1e raccomandazioni di Malatesta ci causano una vera pena, perchè ci dispiace di metterci contro di lui . . mentre sono tanti i legami che ci uniscono neJ.- la concezione dell'anarchia. ,r uole Malatesta chiuder gli pcchi inn~nZJ a queste i·ealtà? Noi non discutiamo pe_r i] piacere di discutere, ma perohè ci è impossibile çomprendere perchè Malatesta differisceda noi in una questione tattica tanto pal pabile. tanto semplice~ la cui soluzione s'impone da sè. * * * Terminiamo per og-gi. Siccome Malatesta noP confonde il sindacalismo con il movimento operaio. come ci avverte testualmente, lasciam'o da parte il sindacalismo, che non amiamo nè come dottrina, nè come fatto, e vediamo ciò che è il movimento o"peraio. · Esamina.te la situazione effettiva in un quaJ ~iasi pç1,ese: il movimento operaio si presenta da una parte come un sindacalismo di Stato. da un'altra come organismi politicamente neutrali in teoria e collaborazionisti in pra.tica 1 da un'altra come appendi1:,i economiche dei par titi operai. da un'altra come sindacati anarchici orga.nizzati e dìrett-i dagli anarchici. Un moviment.o operaio al margine e al di sopra delle di verse tendenze che agiscono in nome della -rivoluzione e del sociali.Bmo o della reazione tra le masse proletarie non esiste, e que sto fatto non fece riflettere Malatesta abba-- sta..nza per darci una rispo~ta soddisfacente. -
130 PENSIERO E VOLON'I'A' · .. -- --- -- --- -- - - - ----- E in generale, il proletariato . organizzato è. quasi dappertutto una minoranza, raraanente una 1naggioranza. lvlalatesta, il volontarista. deve riconoscere che il movimento operaio, que sto fatto uni versale, non nasce per generazio ne _spontanea ma è una creazione dello sforzo delle minoranze che a.giscono nella propagan da e nell'organizzazione operaia da divers1 punti di vista. Quantunque si dice il contrario per attirare gl' _incauti, nessuno vuole i sin1acati neutrali e nemmeno noi li vogliamo Per noi •il 1novin1ento operaio non è una n~ zione astratta che esi~te indipendentemente da noi e dagli altri, ma una creazione del nostro sforzo e dello ·sforzo di tutti quelli che vo gliono intervenire nelle file dei lavoratori, siaper essere eletti deputati, sia pe:,: cercare nej segretariati pagati dei sind~cati un mezzo dj vita, sia pèr preparare gli uomini con la propaganda, l'educazione e l'azione ad uscire / ' da questa valle di lagrime ed entrare nellJ terra pron1essa dell'anarchia. Un'altra inter, petrazione del movimento operaio dovrà ~imoPrOblerrii di Il lavoro. I. Incominciamo coll' af:fermare che la ricchez-- za di una nazione o di un popolo non dipende direttamente dal denaro, ma dalle risorse naturali e dalle energie produttive di cui questa nazione e questo popolo poss(?no disporre. Risors~ naturali e cioè: suolo fecondo, miniere, boschi. materie prime, positura geografica. Energie produttive e cioè: agricoltura, indu-- strie. mezzi di trasportor capacità tecniche. Si sa che il lavoro è una delle più imperiose necessità della vita. ·S'intende: il lavoro che produce cose utili. Perchè la civiltà cayita}jstica, per un complesso di fatti e di leggi economiche che qui non possiamò d:il.ungarci a spiegare. alimenta ed esige il lavoro superflwo, che è il. lavoro che contribuisce ad im ... miseri re le classi povere e che fa sprecare le già scarse materie di cui la terra è avara. Di re dove finisce il lavoro utile e dove co~ mincia quello superfluo è alquanto difficile. Le esigenze della vita sono tante e tanto com-- plesse che non si può stabilire con precisione ciò che è indispensabile e ciò _che non lo è. Sì può però considerare come lavoro utile quello del contadino perchè strappa alla terra generi di assoluta necessità e di grande e continuo BibliotecaGino Bianco · strarci pri1na di tutto che si basa sopra .sopra esperienze reali. Noi non vogliamo i} movimento operaio che non vuole la rivoluzione e se. pos.siamo distrugger lo lo distruggiarno. Ora per rivoluzione ~;'intendono molte cose, però noi · anarchici desideriamo un n1ovimento operaio rivoluzionario ohe intenda per rivoluzJone l'anarchia e non un « governo di operai e conta· dini » come quello dei bolscevichi o uno splendente repubblica tedesca - orgoglio dei sociai· democratici - con un granduca alla testa. II male di que~te discussioni è che non si dirigono al gran pubblico, ma ad una niinoran, za di· c<?mpagni iniziati, e questo non è quello• che occorrerebbe oggi. Ma che possiamo fare ? Ber lino, Marzo 1926. · D. A. DE SANTILI1AN. ♦ ---.--__,..-_ Per ragioni, di spazio ed anche p<7r care troppo i leUori riniandianio al . nu niero la ri·<;poSta di Jl a1atc.,,ta. .. non sian- . prossi,novita libertaria consumo; quello dei mecc~n1c1 e deg.li operai · in genere. in quanto pro·duce macchine agri-· cole ed industriali, mezzi di trasporto ed oggetti _che sono richiesti dalle esigenze della vita civile; quello degli addetti ai servizi pubblici, quello di talune categorie di professionisti che disimpegnano mansioni sanitarie ed intellettuali. Ma sopra questo lavoro utilele esigenze dell' economia capitalista fanno pesare ii :forte peso del lavoro superfluo che - ' è quel. lavoro che invece di dedicarsi ai bisogni real-i della vita·, si dedica alla soddisfazione di tutte le forme di vanità create da ehi ha molto denaro da spendere e nessun lavoro proficu~ da fare. Alludiamo alle indu- . strie di lusso; a certi mestieri più o meno v~ rosimili che si sviluppano nelle grandi città e che occupano migliaia e migliaia di persone; a gran parte della burocrazia. Il la~oro super:fluo. oltre che allo sprecare energie produttrici, spreca anche materie prime sottraendole ai bisogni immediati della vita. Nessuno può .negare che il n1ateria]e adoperato per ]a costruzione di un'automobile di lusso destinata a trascinare a spasso 1ttn inutile sfaccendato sarebbe più utilmente speso nella costruzione di una vettura per trasporto merci o di una macchina agricola e di lavoro. E se fabbricare gioielli. ·chincagli~- -
. ' , .. 181 . PEN·SIERO E VOLONT A' ------------------------------------~------------ rie, abiti di lusso, e se tutte le ricchezze che si srendono per · dar vita a form~ d'attività assurde che sfociano nella corruzione e nel vizio f oss~ro in vece spese per dare abiti a chì non ne ha a suff ioienza ed a produrre oggettì utili àJla vita comune certamente le condi- . . zioni ·delle 111asse lavoratrici sarebbero subito . . sensibilmente migliora.te ed un maggior ·senso <li giustizia e di benessere generale domine- • rebbe la vita economica. Ma -- si dice - l'uomo non vi ve di solo pane. - Infatti ·sarebbe cattivo voler ridurre la vita ed il mondo ad un grand&- monastero. L'uomo ha anche il diritto di sollevarsi 10 spirito, di gÒdere di un certo confort, di sod-- disf are i suoi sensi estetict, di gioire ... Si può però aggi ungere che il bello non è il guardairoba della dama zeppo di abiti costosi nè lo scrigno zeppo di gioielli, nè la li-- , . vrea. dei domestici che aprono le portiere, nè la br~vure dei professo;i dei tabarin. nf\ le voci canterine dei teatri di varietà. nè tutta l'infinita· schiera di individui che. dallo soort ài divertimenti, esercitano professioni impro- . . duttive. L'artè, per esprimersi, non ha bisogno di sottrarre energie a,l lavoro che produ" ce; la gioia di vi vere non deve essere il vizio o la crapula. . II. Eccoci di fronte al problema dell' organiz" zazione del lavoro. Le necessità d'inten~ificare sempre pii1 la produzione hanno spinto l'industria a creare l'operaio specializzato. N ellA grandi officine i lavoratori entrano a migliaia ·P-d 0gn uno di essi compie una speciale e precisa funzione. E' il lavoro standardizzato, cioè quella formru di lavoro che obbliga l'o-- peraio a compiere per otto ore giornaliere un gesto sempre eguale: Bisogna leggere la, flp,, scrizione di questa forma di lavoro nel libro -di Henry Ford «La mia vita e la mia opera». llenry Ford lo esalta ed afferma che non è vero· che questo sistema di produzione abbrutisce l'operaio; Henry Ford è un capitalista, anzi, un colosso del rar·i.talìsmo. Noi cli contro affermiamo che l'operaio standardizzato è }q, personificazione della pena- dei lavoro -perchè, lavorando, perde il senso dèlla persons, .. lità per diventar macchina che si muove sotto la spinta dell'intelliger11a altrui. C'è un altro fatto. Il grande diffondersi deìle ~ocietà anonime per l'eserciz10 delle a.. ziende industriali vuole che la produzione sia sempre controllata. L'esigenza capitalista impone di veder chiaro nell'azienda, gli azionisti iblioteca Gino Bianco voglÌ.ono essere garant1tj contro le frodi e gli i,nganni, Perciò sui produttori si fa pesare la massa dej J>arassiti della produzione : è la massa dei sorveglianti, dei cont"rollori~ di una parte degli impiegati. Costoro non produco .. no: limitano Ja loro f.ttti vitit ;,t. r.ontrollare ed a amministrare quello che producono gli altrt ed il loro~ sé1ilario non influisce limitando gli utiJi dell'azienda, _ma limitando la paga degli ,)perai. L'azionista, non rinuncia al suo 1ni11ìmo di guadagno p,,l capitale impiegato : ~ l'azienda va male esige la decurtazione. dei sala,ri. Altro punto di critica al lavoro in regime capitalista ~ la divisione fra lavoro intellet tuale e lavoro manuale. La jorrna mentis · creata dall'ordine capitalista ha. .collocato iJ lavoro intellettuale in una specie di s1;1.peri~ rità; di co·nseguenz~ risulta. che lavoratori manuali e lavoratori intellettuali formano due cJassi distinte. Lo spirito socialista tenta. di amalgamarle, ma ogni tentativo, fino ad oggi, è rimasto sterile. Da questa divisiÒne p.asce l'assurdo, e assi• stiar11:o al fatto di alcuni individui che, ayen· do facilità nello scrivere, hanno potuto occumulare fortune non· disprezzabili dando alla luce romanzi o poemi; oppure, di· altri indiv1 .. ~ dui che avendo la voce limpida o il gesto ·suggestivo. percepiscono in una sola sera di rappresentazione un salario di importo superiore al salario di un'annata del 11it1 esperto 01,e- . .ra1O. Moltissimi trovano logiche queste assurdità perchè non studiano la questione col senso della giust·~zia, Non si pensa che ogni indivtduo che lavnra porta alla società il suo contributo e che di conseguenza deve avere dalla società quanto gli abbjsogna, senza lussi superflui e senza superiorità, sugli altri me~br1 della società st~ssa. E' la massima anarchica: Da ciascwno secondo le proprie· forze, a cia- .,ciino secondo i propri bisogni. .. IIT .La questione del lavoro intellettuale e della relativa retribuzione venne trattata dal Proudhon nel suo libro «Che cos'è la proprietà?n. Il Proudhon colloca il lavoro intellettua,le allo stesso livello di quello manuale. « Se è glorioso l' a/fasc1:nare e l'istruire gl,i womini - dice il Proudhon - è onorevole anche il nuf r,irl /. Qua,ndo dunque la soc1ietà, fedelP al pri11ciP1'.o della. divisione del lavoro, cnn fida 11,na 11i·ist~ione d'arte o di .sc1~e11zaad 11.,no dei s·noi menibr1:, facendogli /.a.s. c1:a-rP il lavoro co-
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