Pensiero e Volontà - anno III - n. 5 - 8 aprile 1926
•,. I • 100 (' PENSIERO E VOLONTA' __________ __; ___________________ ___:_:_.:.__ ______________ la falsa applicazione di un nobiJissimo senti– mento umano, _:_in una antianarchica limi- . tazione di quella libertà d'opinioni nella pro– paganda, ch'è così necessaria per persuadere · gli altri ad astenersi dagli atti che reputia– mo· dannosi e a compiere quelli che reputia- . mo utili, necessari o _doverosi. Dove poi l'incomprensione dei nostri com– p·agni-avversari si sbizzarrisce nelle più fan– tastiche supposiz~oni, è ,la q.uestione dell'or– ganizzazione. Che cosa sia, che cosa voglia es– sere F orga'nizzazione anarchica; da Bakunin a Malatesta, a Gori è stato spiegato migliaia di volte: l'associazione libera e volontaria delle forze intorno a un programma definito di lavoro per raggiungere determinati scopi, che nel caso nostro sono la propagand'a delle idee anarchiche e la realizzazione di queste idee attraverso la condotta individuale e il movimento collettivo in un raggio sempre più esteso. Questa associazione, clì'è la stessa ide·a dell'anarchia in atto, presup.pone _delle forme . determinate e dei mezzi pratici per mantene– re i rapporti e le relazioni fra individui e nuclei associati, senza di che l'associazione sa. rebbe amorfa, puramente verbale : cioè o non esisterebbe O esisterebbe con un carattere· a,u• toritario, monopolistico e larvatamente dit– tatoriale. Poichè si tratta di un argomen1.,o di propa– ganda, e la propaganda non è in sostanza che ripetizione d'argomenti nella esposizione del– le idee che si propagano; io ritornerò ad o'ccu- . parmi di questa questione che è fondamentale per l'anarchismo, su cui bisogn·a prima di tutto intendersi per capire con quali elementi in mezzo a noi è poasibil.e accordarsi in tutto e con quali no; per capire su che cosa ·ci si può accordare con quei' compagni che diPtsen– tono da' noi su questo tema; per capire infine entro quali limiti ~ su qual terreno è possi– bile unire le proprie forù, per necessità im– pellenti e contingenti, co.n elementi più o meno affini di altrè idee o partiti. Qui voglio semplièemente nota.re come la in– comprensione altrui, di ·110mini. che pur si di– cono ana-rchici, giunga a snaturare in modo · tale ì'idea anarchica sopra apcenn,ata dell'or– ganizzazione, da vedervi dentro_ tutti i difet– ti,· gli errori e i pericoli _dell'autoritarismo, dell'accentramento, della coercizione'~ fino alla ~egazione dello spirito di libertà, di riv9lta e . d'1niziativa, jr quale ne costituisce invece l'a– nima, ·il punto ?i parten~a, la base e· la guida direttiv•a. Il loro accepamento preconcetto e· ~prioristico vieta ad essi· di capire che se a- vessero ragione, dalle loro affermazioni. sca– turirebbe logicamente ·la. negazione dell'anar– chia, sj_a come tendenza generica verso una li– bertà sempre maggiore, sia come programma positivo e con~reto · dì realizzazioni pratiche. · Vi sono anche di quelli che sfuggono ad ogni iseria discuss_ione sull'argomento facendo del- .le semplici questioni di parole, sillogizzando sul significato delle parole, paurosi più delle parole che delle cose. Partito; organizzazione, associazione, federazione,· unione, libera ini– ~iativa, ecc. lianno per essi dei significati. che nessun •dizionario ha detti mai; e allora è àn– cor più difficile discutere e capirsi. Ve n'è che, quando discutono con noi e si riesce. ad arrivare in .fon.do , finiscono ool convenire, o noi conveniamo con loro, in una medesima conclusi one, che cioè vogliamo le stesse cose e potremmo benissimo andar d'accordo· in teo– ria e in pratica. Ma l'indomani lo spirito i– percritico, la manìa di, taglia-re un capello in · quattro li fa tornare .daccapo· a sillogizzare sulle stesse questioni, a ripetere gli stessi l~o– ghi comuni, fermi allo stesso crocicchio di ieri e di vent'anni fa;· _ma allora è inutile ·u ripeterci, e ad essi n0n abbiamo d~ dire altr0 che la dimostr-aziorie del mò~o ,si fa, movendosi assai più che discutendone all'infinito. Sulla questione dell'organizzazione, la pro– paganda del fatto è neoessa.ria almeno guarito quella dell'affermazione teorica e della discus– sione. All'atto pratico, poi, l'organizzazione si fa organizzandosi e non discutendo. Ed in questo senso aveva molta ragione la Commissione di Corrispondenza dell'U. A. I .. di dire in. un suo recente comunicato ai suoi soci ft gruppi aderenti ché « l'organi~z~azione non. si discute ·si fa». Il che non significa , . - (come, bened!3tta incomprensione anche que- sta, hanno int'erpretato alcuni amici _di parer contrario) ch,e si voglia... proibire la discus– sione sull'organizzazione, . ma semplicemente che cihi· ·vuole·· organizz·arsi, in specie coloro che si sono. assunti il evmpito specifico di Ja- . vorare per l'organizzazione, debbo~o assolvere questo cmppito fin d'ora co-i;ile forze a dispo– i:.izione e senza aspettare d'aver prima con– , vinto tutti, senza attardarsi oltre in una di– scussione che dura da venti o trent'anni e può cdntin'uare· all'infinito. Del resto è pacifico che l'avvertimento ri– guarda noi e tutti ~oloro -che, come not, sono già convinti. della bontà I dell'idea organizza– trice, non quelli che J.a negano, i quali sono padroni· di continuare· a negaFe e denigrare l'organjiza.zione fino alla consumazione dei '
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