Pensiero e Volontà - anno III - n. 1 - 16 gennaio 1926

PENSIERO ·R VOLONTA' 7 . Or xiidan:no anche· dell'uso della ricchezza. Quel verso - · Dt tibi di'Vitias ded~run;t ar– te~q~e jruend·i (1) - è ;pieno di .fìloso"ifia, e ~oi· :fa lam!I)eggiare, _nella mente quest,a bel– lissim" verit~, · eh~ l''.àrté. di ·,godere d~ ogni bene <lell.a,vita iè 'l'anima unica ,del ·bene. Ma , voi - o giovani richiama te alla · vostra me- ' ' moria tijtto ciò che· avete l,etto :µe' liibri in- torno all'uso che gli uomini fanno della ric– chezza; volgete gli occhi e il !P·ensi~ro a' vo– stri concittadini, e corufesser-ete che ·di que– sto bene si fa le ipi:ti volte il fl)eggior uso ;pOSISÌ'bile,e che .ì]J'ignoranz~,. l'orgoglio, la vanità, la crudeltà, la dissolutez7..à. la ,osce– nità, l'ingiustizia, l'avari?:ia, l'inumanità -in– somma hanno per loro i:µdfamento gli, agi e l'qpw.lenza, ,e -che se ,v'è° bene che si cor-: . rrom1pa nell'uomo è certamente questo della ricchezza. Che se ta]i sono pe'r lo più 1~ pas– sioni e. le opinioni degli · oipulenH, l'uomo _letterato che per -4Ver denaro cerca di secon– darle, non II)UÒ r·sser~ che sciaguratissimo: però ch'egli è sottoiposto ai capricci ed alla malignità delle O)assioni alle quali intende d; vendere la sua merce. Domi7 ,fa.no n,djavi'! la virtù di Tito mcntr?.. era imperatore; dunque Stazio c:he voleva oro ed impieghi dR ,Domiziano che u;:cise Tito e ohe ne ·a:bhn1dò..fino le c-eneri, dove·· ,.-a, come fece, COIDfPorrela Teibaide, e di– pingere Tit<;>sotto l,e semfbianze di generale_ usurpatore ,del trotio del fratello. At~gusto temev-R ancorn. ki. memoria 1d~ 'Bruto e la costanza di Labeone;, ,e Orazio dovea insul– tare :all'omJbrn <li Bru1n, · e v,er<:w<1r-e :6c1e e sarcasmi sul nome di LaJbeon~.. : . Io non il)OSSO, · o giovani, {Pensare ad Ora– zio senza merivigliarmi, com-e·egli, in grazia delle- viirtù <lel suo stile, sia raccomandato ne11e scuole e neJla. lètteratura sì ci 1 ec.amente, :che ·u.on si rve<l.a quanto ,;on:-ompn. ~H inge– g~i co' vizii d-e' suoi .;pensieri. Lafbeone, di cui vi ipa.rlo, rfu è€lébre giurisconsulto e con– temporaneo di .Orazio, e la fama de!la sua scienza nelle leggi umane .e diviIJ.è suonf! an<'ora ne' libri della romana Jegislaziont:.; era senatore Pd acerrimo .;partigiano della fr .bertà, nè ma~ volle sacrificare· alla possanza <li Augusto: bensì sta.vasi tacit) e 'obJ)edien-· te. éC>l fotte) al ·principe; ma adcrato1e della. tomba della _repubblica ch'egli aveva !V'eduta , gloriosa e B;)ossente,· e_ quindi ritroso a tufti– gli onori ~be. Augusto voleva compartirgli per adescarlo ,e per avvilirlo. Solo una volta (1) ,; Gli dei ·ti dettero le ricchezze e l'a~t~ di usarne ". che J1el .Sc:nato ,fu chiesto di ;palesare ·la sua opinione, ·dis.<;e:·- poichiè non pof-so ·libe– ramente tflcere, non devo indegnamente par– lare; - e '[)~rlò in· ,sentenza contraria alla volontà ddl'im1Peradore, perch'ei la dputa- . va ,più vanfag,giosa allo Stato. · Ma quando si· vede .che Orazio, volendo dare l'ultima !Pennellata alla -pittura di un pazzo solli!nne, scrìvf! insani or La.beone (r), e eh-e, nel tempo stesso si legg,e negli Annali · di Tacito sì bello elogio alla scienza e alla costanza di Labeone, ·clii non ,ablborrisce la viltà ·d'11n :po,eta <'.'.he insulta ad un vecchio venerando -ed inerme, perseguitato. dal .più forte, e a cui non rimaneva in quella con– dizione di Roma altro .protettore -ed! amico che la ~U1. virtù, ,nè altro asilo che il ~epol- cr~ :dei suoi maggiori? · Concectrasi .ad Orazio di vantai·si di' aver disertato dall',eserc.ito di Bruto, e, _quando militava !I)er la repuJbblìca. gettato vilmente lo scudo; concedasi ch'egH si· faccia merito di spergiuro e di codar-dia (Presso Augusto, empita.no ipoco lèale e !JJOCo valoroso egli stes– so; ooncedasi che Orazio .con la !Propria in– famià magnifì~ndol,a in versi eleganti, si merchi ;protezione e denaro. Orazio stesso nell'epistola a Giulio Floro- fa iprolfessione eh' ~li aveva scritto ,.r,ersi !Per ,fuggiir,e la _ (Povertà, e che divenuto agiato · non aveva più cagione di scrivere: ,, Paupertas irnJPruUt audcix Ut 'Vers:u~,fa.cerem. (r) •IMa se per alcuni, ,ed in alcune.·circostanze sarà -tolleralbile_ dhe tSi _·venda l'in:g:egno, ~ , cosa ad: ogni modo -esecra;bile 1Per tutti g1i U<,>mini,e sacrilega in ogni tempo il !Perse– guitare la virtù,· il calpestare la vecchiezza iner,me, l'incitar.e la ;possanza d'UJ.1 principe contro la debolezza d'un dttadirio fonocente: e non per altro che per. danaro. Swpiamo che Virgilio e Pindaro. vollero 1Pur essi ·ri- . trai:r-e ricepeize ,dal ·loro ingegno; ed è da notarsi che Ora.zio in un~ode ,diretta a Vir- gilio gli scriive: " Mitte trisrM:tiam et studiwrn lucri. (2) ,Ma quest'amore di ·1ucro n:òn· trasse Virgi– lio a verun atto inumano, ne a niuna. fPrÒ-· fessione di impudenza e di codardia. La me-• moria ,di .Cicerone do-veva -essere temut~ èa ( r) Più' matto di La beone. . ( 1) L'impudente povertà mi spinse. a far versi. ( ~) Lascia la tristezza e la preoccupazione del lucrn. ,,

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