Pensiero e Volontà - anno III - n. 1 - 16 gennaio 1926

._ I l H PENSIERO E VOLONTA' forb,, sol eia ti alla curia. Agli: eserciti spedì ' 1 -nessag.gi, qual sovrano effettivo, in nulla mòstranclo di tentennare fuorchè nei discorsi · al senato. La causa 1principale risedeva nel timore· che Germanico, il quale aveva w.nt :e legion~ al suo comando, forze ausiliari im– mense e godeva ·una mirabile simpatia presso il :popolo; ,anzichè attendere· l'impero volesse possederlo. Anche per un riguardo alla sua fania, .preferiva sembrar chiamato -e<l eletto ai soglio dai pubblici poteri, piuttosto che., par,ervi insinuato per gli intrighi d'una imo..: glie e l'adozione d'un · vecchio. In seguito Qi, conobbe che aveva assunto quella ·mascbt;· ra di titubanza anche iper scrutare i sen.ti– menti dei gir,andi; tant'è che interpret~ndo sinisttaimente. parole e fìsonomie, se le in.ci - deva nella memoria. · I :.. VIII.· Nella 1Prim,atornata del Senato noij. permise si trattasse d'altro che delle estreme volontà di Augusto. Presenrotone il testa– roento dalle 'VCStuli. risultarono eredi Tibe– do ·e Livia (2). XI. Do.po ciò le &U{)!Plichcsi rivolgono a Tiberio. E questi andava ·variamente discor~· r•~ndo della grandezza dell'impero e della propria ,pochezza. « La sola mente del divo À ugusto era capace <li tanta · mole: egli; dhia.m,ato da lui a ùna parte delle cure di..: stato 1 aveva per es:perienz,a appreso quanto. arduo, quanto sogg,etto a •fortuna fosse il peso. di vegliar.e su tutte .. Onde, in· una cit– ·t.'lòinàuza sorretta dal senno· di tanti emi-: ncriti. B:)ersona:ggi, 110n volessero addossare a uno. solo ogni ,cosa; in parecchi, . associando gli sdorzi, :più agevo1mente avrebbero assol– to· il còmpito ·di governare·». In siffatto di– scorso v' ern. ipiù un -drappeggiarsi: che 8in– cerit ~; 'fiberio per,fìn nell~ cose .eh~ :Pur non gli .premeva occultar•e, o natura ·o abito che . foss~, usava parole sempre am'b,igue, e _òscu– r<'"; ora· poi ,che si sforzava di C01Prir dl'un ·fitto. velo i suoi sentimenti, gli uscivano tPiù che mai involute, vaghe, a doP1Pio taglio. A lor -volta i senatori, presi ·da una paura sola~ . . . . II ---'--- 12) A malincuore, per la tirannia dello spa:tio togliamo . . . <lui i capitoli VIII,. IX e· X, che· parlano,• sopr~tutto de'i fonerali di Augusto, che. pure sarebbero interessantissim~ per· t~nti .accenni ai ;etrosce'na. familiari · del morto e pel riferimento delle dicerie a favore e contro di lui. Ma pur troppo non è possibile metter.è t~1tto quanto. Il compilatore. par et e cioè di ca:pirlo; cominciarono a effon– d'e1si in gemiti, in lagrime, in scongiuri; agli Dei, all'effigie d'Augusto, alle stesse ginoc– chia sue. tendevano le .mani, quand'egli fecè portare il iregistro dell'impero e darne let- . turà. Conteneva una stàtistica delle forze del– lo stato; quanti cittadini. e alleati sotto le· armi~ ·quante· flot_te, regni tributari e. provin– cie, 1e imposte dir,ette e indirette, il bilancio passivo e le spese in gratificazioni. Il ~utto scritto peir· disteso di suo pu,g-no da Aug-usto. che anzi- aiggiung-eva. il coushdio di non più· a.llargare i confini dell'imvero. Timorosa cau- tela · o gélosia? · ' X:Iff. Qui, menti e il senato si· prosternava , alle più abbiette sttipplicazioni scappò detto a Tiberio che se egli non si sentiva dli go .. ,Vt!rnare tutto lo stato~ si sarc~be sobbarcato/ a ireggerne quella qualunque parte gli venis– se affidata. Allora Asinio 'Gallò: e< Cesare )I. disse, cc io doman_do, qual .parte -dello. stato vuoi che ti sì affidi? >> :Sbalordito all'ililjpro.v– visa interrogazione, stette un,· momento in silenzio; poi, ricompostosi; .rispose che p.er nessuna guisa s'addiceva alla sua delicatezza lo scegli~re o scansare una parte di tale re– sponsabilità,' a cui preferiva sottrarsi intera-· mente. ù.\11.a ·Gallò (di certo gli· ·aveva letto in . viso il risentimento) replicò « di non averlo punto interrogato B?erchè dovesse separare quanto scindere non si poteva, bensì :perchè dalla ~ua stessa confessi one si convincesse, come lo stato formi un coripo sòlo e òa un . ·cervello solo vada guidato n. Tessè quindi l'encomio ·ai Augusto ed esortò lo stesso Ti– berio l rammentare le proprie 'vittorie e le qper{;!civili per tanti anni egregiaanente com– piute. Non. per ciò riuscì a ·mitigarne ..lo sde– gno, inviso com•e gli., era da tempo, quasichè · nel çonqurr~ in isposa Vipsa.nia, figlia di · Marco' A,gri1ppa, la quale era stata altra volta ' moglie· a Tiberio, avesse .mirato :più alto chè a privato non ~etti .e• di suo ipadre Asinio :(>ollione rispecchiasse l,a: tracotanza. XTII. Dopo ,quest'incidente Lucio Arrù.n– zio, con un discorso di t,enore poco diverso da· quello ·di Gallo; offese Tiberio d 1 ei. pari, ancorchè questi non ,gli covasse alcun vec– èhio, ~ancore: ma Ar,run2io 1faèo1toso ardito.' . . . . . ' ' ' ricèo di pregi e di bella riputazione -.politica. ·· ne destava -i· sospetti. Augusto· infatti trat– tando nèi suoi uitimi ragionàmenti- di ohi;· .pur av-eì1don~ caipacità, ·si schermirebbe . ùi salire al trono, di chi, inetto, ci --aspirerel>be. e ancora di ichi l'avrebbe e potuto:: e agogna– i' .

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