Pensiero e Volontà - anno II - n. 11 - 16 settembre 1925

PENSIERO E VOLONTA' 261 di. questa ·rubrica, che vuol essere più riferi– mento che dis(;ussione del pensiero altrui, non - ci consente un esame del problema che imph-- -0a tutta la critic~ anarchica del regime rap- presentativo fatta infinite v-olte da più dj cinquant'anni a questa parte. Qui ci limitia– m•· a riassumere e riportare alcune opiniorn ~ osservazioni del Ferrero che più ci sembrap.o ir, teressanti anche dal nostro punto di vista. Il :Ferrero, rifancendosi, nello spiegare l'at– tuale crisi italiana, parecchio addietro, nota -che nel trentennio che precedette la guerra mondiale l'Italia, come molti altri stati euro– pei, fu governata da un sistema politico in– termedio tra l'assolutismo ·e la democrazia, 11 <JUale sistema nel 1914 era ancora il figlio un po' invecchiato del '48. I due principii d'auto– rità si combinarono nella 1·ivoluzione italiana. e .a poco a poco si trovarono alleati. Le mo– narchie e i governi trovarono negli istitnti -elettivi democraticj ùn appoggio e uno scarico <li responsabilità; e gli istituti democratici trovaron nelle monarchje e nelle loro tradizio– ni di governo una guida ed una scuola per gli .affari di Stato. 11 nodo vitaTe di questo sistema politico jn Italia s &Va nel reciproco controllo del Parla– mento del Governo. La interdipendenza, per cui Parlamento e Governo erano volta a volta, incudine e martello è stato il segreto della -co– stituzione italiana dal 1878 in poi. In essa tre personag·gi hanno predominato: Depretjs, On– spi ·e Giolitti ; Crispi fu quello che riuscì di meno, GioUtti invece riuscì di più, perchè me- 1 gUo rappresentò la oligarchia veramente do– minante, del cui dominio democratico Ferrero dà questa definizione approssimativa: trenta -mifioni di persone, governati da trenta per– sone, nell'interesse di trenta famiglie . . Di ciò pochi s'avvedevano, perchè nel tren– tennio che precedè la guerra tutti poterono migliorare il proprfo stato, anche se il gover– no si occupava solo degli interessi di pochi, Però intanto le classi medie e popolari sj ri- · svegliavano, e questo risveglio, facendo irre– quieto lo spirito pubblico, indeboliva la oli– garchia dominante. La quale poi veniva all'in– terno indebolita anche dal giolittismo, con una politica che batteva in ritirata innanzi tt un venticello di fronda parlamentare, ma nel conwmpo sfasciava, con la gue1Ta alla, Tui • chia, nel 1911, fra lo sgomento dell'Europa In ultima colonna dell'ordine della civiltà I occi– dentale. Il terremoto della guerra distrusse alla fine quell'equilibrio, il vecchio diftator~ fu lasciato solo dalla oligarchia che ne fn aconvolta; e la profonda perturò"3:Zione che ]a sc:osse si comprende, se si pensa che la dina– stia, in un'Europa mezza repubblicana, non può più essere, con le sue amicizie e parente– le, ia chiave di volta della politica estera. Incominciò allora per la nazione l'affanno– so trn.vaglio di cercare il nuovo ~quilibrio. Se– condo il Ferrero, il travaglio di cui soffre l'l. talia, comune a tanti altri passi d'Europa, P, il travagljo delle istituzioni e. delle ~ottrine democratj che determinato dalla cadiuta delle potenti dinastie dell'Europa centrale e orien– tale. Contro jl prevedjbile, le dottrine e gli istituti democratjci sono· più minacciati dove la monarchia è caduta da pochi anni o vacil– la; e ciò si sJ)lega,. se si pensa che i due prin– pii di autorità si sostenevano in ·Europa a vicenda· come i due mezzi archi· di un'ogiva; spezzato l'uno anche l'altro doveva perieolare. Qual'0 il rimedio 7 Risponde il Ferrero: raf– forzare il principio democratico, il che spette– rehbe ad un forte partito democratfoo borghe- · se, ad un jntervento risoluto della borghesia illuminata ... ecc., ecc. · A qu~sto punto, come si vede, l'esame dello storico sul p1tssato, che più ci interessava, ter– mina pe cedére il campo alle costruzioni arti– ficiali sul!' avvenire dell'uomo politico della cc borghesia democratica e iluminata »: ter– reno non nostro, su cui sarebbe completamente inutile il seguirlo. BliJNEDETTO OHocE: Fissazione filosofica - (La Critica, Napoli ·_ Fase. -! 0 , del 20 luglio 1925). « Sostituisco (comrncia così questa nota di B. Croce sopra un a1:gomento sempre di vivo interesse per la coltura italiana) almeno nel titolo questa parola all'altra che mi era venu– tr.. spontanea e che forse sarebbe più rpopria: << cretinismo filosofico ». La denominazione, com'è chiaro, non vuole già irridere la filoso– fia e i filosofi, mai al contrario, risanare o scemare al possibjle, col definirla, una parti– colare infermità, alla quale vanno · soggetti molti, e non tutti volg·ari, cultori di filoso– fia: un'jn'fer~ità professionale, uno dei vari morbi artifici1,m 11, E' questo il pensiero (notava un quotidiano romano ·riproducendo qu_esto articolo) che gui– da da tempo l'a.ttivi~à di Be~e<;letto Croce di fronte a certe deviaziopi ed a certi abbrruti– menti ben noti della nostra coltura, i quali ' hanno avuto_ il loro degno corrispettivo nel· mondo politico. Di ciò la responsabilità spet– tanta evidentemente aTia pseudo-filosofia di Gentile e soci, contro-Gui si appuntano ìe gra– v·i considerazioni del Croce 1 che qui appreHe

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=