Pensiero e Volontà - anno II - n. 10 - 1 settembre 1925
238 PENSIERO E VOLONTA' lettera per i.gnoranza. fanatismo o abito let– terario, ci ha fosegnato da ultimo -che il Cri. sto dei Vangeli è un mito e, che il Cristo vero, il cui i;.ensiero non valica 1 1 confini della Giu– çiea, è interamente da ricostrulrs1. (Jrbene, se questo è vero, come og:ni persona 1u buona fede, che sia discretamente informa– t1:,1, 1n materia di studi re:h'giosi, deve ricono– scE:lre,10 domando quale protestantesimo puòs in nume di Cristo (e in nome d_i che altro }o farebbe 1), ergersi a ricostruttore e rinnova– tore dell'umaJI1ità, e come esso potr~bt>e fant:1 senza ,caÙ:estare le verità emerse dallo studio paz1'ente del problema cristrnmu. Io .domantlo se un protestantesimo che cre– da ancora nella divinità di Gesù può mai oognarsi di svolgere, ai nostri tempi, un com~ pllo rivoluzionario, quando rivoluzione si'gn1- fica anzitutto distruzione, nell'ordine della realtii, dei valon che sono superati nell'or– dine del1a coscienza, e quando la dlv1'nità di Gesù ai;:part1ene appunto, per l'evoluzone comnrnt~ dal nensiero, ai va.lori da distrug– gere. A meno che non si tratti ct·i' un protestwnte– simo che neghi questa rli.vm1tà, e metta quindi iIJ. discussione e rfredo. e perciò rifaccia e or– corre.ndo sostitui sca o 1.1.bbandonitu tto il cri– ,1,tianesimo come intui:z .1.onegenerale· della vita. Ma allora io ho ragione di credere che i prot.~stanti veri siamo noi. Noi che p,rotestia– mo anzitutto contro l'ignoranza che, personifi– cando le forze naturali, creò gli dei e Poi dio, e contro il pn.rassitismo sacerdotale che ha aih'– mentato e sfruttato quella ingenua cr~denza, cambiwndo forma e nome al suq oggetto. og~~ qualvolta l':illusiOIIle veniva scoperta. Noi che protestia.m,o contro il tentativo,. per nulla di– sinierrssato di salvare la religione per :mezm delJa filosofia quando più non si regge da s~. Noi, che, mentre consl.'deriamo Gesù come uno dej grandi pionieri dell'umanità e lo compren– diamo e lo gius~ifichiamo nel suo tem:i;:o, ci sentiamo belil lontan1 da lui' e sentiamo che andare vf.•1solui e retrocedere, allontanarcene è avanzal'e. N:oi che mentre ammiriamo 'il suo sforzo poderoso di sanare le piagpe sociali con la carità. e con la speranza di una palingenesi divina - vana perchè soltanto fam.tastica e risolvente~i in una reazione psicologica alla vsstHà del male stesso, indice perciò e confes– sione di incapacità .di rimuoverlo - lavoria– mo a suscitare un più logico e fecondo senso di solidarietà che stringa gli uomini tutti in u111asola famigli'a · in cui cercare il bene degli altri è l'unica via· di raggiungere il pro– pr10. ~ on mi fermerò a discu tcrb le ar.avment.a– zioni dottrinarie della schiera protestante: cre– do , che non ne valga la pena. Mi :fermo invece ad una constatazione. L'Italia ha avuto ed ha molti ripetitori: d– l)etitori di un mazr:inianes1mo male assimilato, ripetitori pedissequi del cammino di Mosca, ripAtjt.ori ridicoli di mummie imperiali. NeJ, la. necessHà profonda in cui l'Italia versa dl udire, sem:i;:lice e ardente, una parola di fede nella verità e nella vita, che le dia la forza di gettare lontano da sè il manto di superstizione e di conseguente servilismo e abulia che l'av– volge, P. doloroso notare che anche le schiere di coloro ch6 più dovrebbero conoscere i tormenti, e perciò wnche le risorse, dello sririto, comin– ciano a dimostra.rsi non capaci di altro che di inv'jtal'la n. ripetere una iniziativa che fu, ' e che, a.vulsa dal suo ambiente e dalla sua epo– C!a, non può ridursi che a vana e prete·nziosa -e~ercitazone dottrinaria, incapace di scendere nel cuore delle- masse che solo con poche idee, ma chi'are e ferv1dame1J1tesentite, _fanno la sto– na.. Ciò può essere tirISte, ma non cessa di es– ser(' una. realtà. E bisogna tenerla presente, percbè u n nu ovo dovere ne scaturisce per co- 101·0 che r.el\ sano Qer-iamAT'te,ll'~vvenire. GA.F.TANO MARINO. Chi sono i violenti? Lasciatemi cercare. Noi, gli anarchici, vo• gtiamo l'abolizione dell'autorità perchè « l'autorità è violenza». Noi vogliamo l'abo– lizione della proprietà privata perchè la pro– prietà privata è furto, « è violenza », e senza alcun dubbio il fattore più fecondo della cri– minalità. Noi crediamo , nell'internazionali■ smo perchè esso .a1bolirà « la guerra, che è violenza ». Noi aspiriamo all'abotiziorte delle classi perchè nella differenza delle classi è «la ingiustizia, che g~nera la violenza ». In bre• ve, noi vogliamo creare una sola patria, il mondo; una sola .famiglia, l'Umanità. Non siamo dunque noi i violenti. ANGELO TRUEHA Non vi è una differenza essenziale tra il possedere il contadino o la terra da cui egli deve trarre il nutrimento, l'uccello od il gra– no da cui vive ,il frutto o l'al'bero; ed anche Shakespeare fa dire a ShyIok : Tu mi prendi la vita, quando mi prendi i mezzi con cui io vivo. SCHOPENHAUER
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