Pensiero e Volontà - anno II - n. 10 - 1 settembre 1925
228 PENSIERO E VOLONTA' volle che awartenesse unicamente a chi fos– se in grado di lavorarla personalmente. Inol– tre men tre ì Greci ed i Romani riconosce- ' vano il diritto di proprietà terriera soltanto per i maschi, Mosè lo riconobbe anche 'per le donne- Non si deve credere che nei teI11{l)i lonta– ni la lotta pel possesso della terra abbia a– vuto l'unico scopo di creare la proprietà ìn,– ·dividuale. Non è forse errore l'affermare che la lott:i della plebe romana contro il ,patri– zjato, 1Più che al possesso individuale deHa terra, tendeva al possesso comune. Il citato libro dell' Aguet non si qiffonde molto nello studio della storia dei dominH co'l-lettivi e dei cosidetti « tisi civici », ancht perchè il suo autore, fedele israelita, credt'. nella legge di Mosè che ha sempre negato la proprietà collettiva della terra. La terra ai cdntadini sta bene, m,a ogni contadino ab- 1bia la sua !l)Orzione e pensi di suo a farla produrre. Notizic abbastanza diffuse su ·l'agricoltu– ra in comune nei tempi antichi si trovano nel libro. di Kropotkin « Il Mutuo Ap:pog– gio », e d.a esse si apprende che q'uesta for– ma d'agricoltura -ebbe notevol~ svil11ippo sre– cialmeute durante il regime dei còmun\ ru– rali, e disparve più tardi •quando il sorgere del feudalismo prima e dello Stato poi sof– focò e distrusse ,questi comuni. D'a1tronde, anche nei tellltPi cli Rom.a An– tica, sì ebbero esempi di agricoltura in co– mw1e nella formazione delle colonie, alle quali, oltre 1 a1le terre date ai singoli coloni,' si assegnava una proprietà com1.;me'J)er i bi- · sogni più urg.enti d'e1la vita. Queste terre rimasero in proprietà delle colonie anahe al sopraggiungere del feudalismo, e nelle re– gioni ove la preipotenza dei principi e ba– ronì ridusse la popolazione rurale al viassal- 1aggio, i signori,· mentre costringevano i contadini a lavorare 1e terre dei loro feudi, dovendo !Provvedere al mantenimento dei coltivatori, accordavano loro la facoltà di se- 1,:inare grano e di far pascolare il bestiame su determinate terre, cotl)e ,pure di provve– dersi nelle Joro sel'Ve.della legna di cui essi abbisognavano. Il comune rurale non riconosceva proprie- . tà individuale della terra. J~ ·terra_ ~ni p1•0, -prietà comune della tribù o del popolo in– fero ed il comune stesso possedeva la sua (Part~ cli territorio per ·lungo tempo, ·finchè la tribt't non reclamava una nuova riparti- zione dei lotti assegnati ai diversi villaggi. Il dissodamento delle foreste e del suolo ver– gine, essendo quasi sem!l)re opera dei comu– ni od almeno di parecchie famiglie col con– se~so del comune., le -parti dissodate diven– tavano proprietà di ciascuna famiglia per un 1asso di quattro, dodici o vent'anni, dopo di che si consideravano come facenti parte del– le terre coltivabili che si possedevano in co– mune Ma come venne detto· più sopra, il co– mune' rurale disparve travolto dallo Stato e la fProprietà comune della terra disparve qua– si ovunque. Tentativi !l)er far!a risorgere ve ne furono: importante. fu il moto dei con– tadini tedeschi del 1524-25, moto stroncato con una guerra atroce nella quale i conta– dini furono vinti. Nei tempi nostri, gli esempi dì proprietà col'lettiva della terra sono rarissimi. Ve ne sono specialmente 'nella Svizzera dove ·gli al– peggi sono goduti da tutti i proprietari di bestiame domiciliati nel comune da cui l'al– peggio dipende. Anche in Serbia esistono as– sociazioni di agricoltori che posseggono be– ni in comune e lavorano insieme. In Italia si è tentata qualche cooperativa e qualche affittanza colletti:va, ma il SO{Praggiungere de– gli .avvenimenti l!)Olitici, d~strusse gli auda– ci tentativi (5). Era necessario, ,prima di passare allo stu– dio del problema, tracciare una linea sem– plice e schematica della storia della ,proprie– tà terrier.a, perCJhè è sull'esperienza del pas– sato che si deve basare la realizzazione del– l'avvenire. Benedetto Croce ha insegnato che la filosofi.a· scaturisce da'lla storia, e si può aggiungere sche a1on solo ta. ~losofia, ma anche le scienze economiche e sociali scaturiscono dalla stessa fonte. La brevissima storia della proprietà ter– riera ·più s~ra tracciata non ha !l)retese d' e– rudizione; si sono voluti esporre semplice, mente dei f.atti onde dimostrare come, at– traverso le epoche, 1 le lotte pel ,possesso del, , la terra furono sempre aspre ed! ebbero vi– cende liete e tristi. Per una spiegabile e giu– stificabile legge. di atavismo, queste lotte hanno lasciato nell'animo e nel sangue delle clasai .agricdle un istinto tradizionale che non è facile ,a vincersi : la miseria ed il do– lore dei secoli lontani e degli anni recen6 (51 Dovremmo anche ad aacennare al cosidetto "Mir,, russo. M11. di ciò parleremo in un prossimo numero, quando tratt,ando_ del Comunismo di Stato ed i Con,tadini, parlere- mo dei contapini russi.
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