Pensiero e Volontà - anno II - n. 8 - 1 luglio 1925
PENSIERO E VOLONTA' 175 preoeeupa.z1om; ed oggi, che un esaime con– simile parè non inutile, io non ho che mu1.are la chzioue grammaticale, mettere a, passato ciò che era scritto al presente, per pubblicare le inedite osser-va.ziom di allora su qllel pe– riod·o dellla vita. italiana. . Un fenomeno che rattristava quelli d1 n:01 che eran cresciuti nel periodo precedente e s1 erano abitua-ti a vedere nella gioventù delle scuole un'alleata naturale per tutte le lotte generose per la libertà e la giustizia, - le università ita,liane scrissero magnifiche pagine di solidarietà coi lavoratori e con tutti i per– seguitati fino al 1898, - fu di vederla divenu– ta dopo il 1900 sorda ormai a tutti i richiami dell'ideale, p_riva d'ogni fede super·iore, sicchè l'unico suo scopo nella v,ita fin dai primi anni appariva il raggiungimento del massimo bene materiale proprio egoistico, e nient'altro. · Si diceva allora, ed in parte era giusto, che ciò era fataJle perchè la gioventù studiosa, figlia per massima parte della classe dirigente e possidente, di fronte al movimento di ri-– scossa delle classi lavoratrici ormai incalzante ~Ile re11i. e sempre più minaccioso sentiva maggiormente il suo interesse di clasEe ed era portata più a difendere il privilegio che a combatterlo. Ma se ciò er:J, vero per una par– te, non era vero in tutto. La vita degli stu– denti, che si svolge in gran parte lontano dalle famiglie e dalle cure dome:;tiche, avrebbe laseiato sempre un certo margine aperto alle influenze idealistiche libertarie ed eguaHtarie, se il movimento socialista avesse continuato a presentarsi loro come qualche cosa di più ele– vato di una se{tlplice controversia di salari o di ore di lavo·ro, e non fosse stato troppo ri– dotto ai minimi e materialist1ci termini della conquista del potere. Ridotta tutta la questione ad una competi– zione d'interessi, era naturale che le preoccu– paiioni egoistiche e di. classe prendessero il sopravvento, alimeni an'.lo le tendenze auto– maticam•~n te determinate dal cresrent" svi– lupparsi del conflitto, inaridendo nelle anime anche quei sentimenti di superiore umanità che il solo ed esclusivo spirito di classe non sa1·ebbe valso a soffocare. * * * Del resto anche la gioventù operaia, spe– cialmente quella dei grandi centri che più si pretendeva evoluta ,era pervasa. da uno scet– ticismo sconfortante, divisa tra l'opportunismo riformista ed il dilettantismo rivoluzionario. Il periodo di febbre dì sapere, che aveva an:- mato la classe operaia dal 1896 - subito dopo la 1·eaz1one crispinc1 - fin verso il 1906, dopo 1 grandi sci.open del! auno prel.euente, s1 ~_pense quasi del tutto. 1 g10rnah proletari <11- ruinuivano la tiratura, libri ed opuscoli s1 d.11- fondevano assai meno ; eu 01ma1 era infinito ' u numero di quegli operai, p1.1 o meno rivolu– zionari e organizzati, che fac~van consistere tutta }è:1, loro coltura sociale nella lettura d.1 qualche articolo di giornale o nell'audizione clomenicale degli oratori da comizio. Il proselitismo, che in passato si svolgeva cvn la diffosione delle idee, cou la :propaga– zione e discussione delle teorie socialiste, si che si dichiarava socialista solo chi conosceva e accettava, 11 programma socialista e la con– cezione di una società diversa dall'attuale, negli ulltimi tempi, curando d1 estendersi per numero invece che approfondirsi per qualità e serietà di convinzioni, si riduceva quasi esclu– sivamente a questo : che era socialista chi si metteva in « lega » o in· « cooperativa » per farsi aumentare, le paghe, per comprare pane vino e campanatico a buon mercato, e, natu– ralmente, per votare pei consiglieri comunali e i deputati del partito. Tutto il resto veniva battezzato come « bagologia ». Specialmente il socialismo rurale emiliano era in gran p~rte di quest'u!ltimo genere. In mezzo al proletariato di città, anche quello più acceso e di tendenze più rivoluzio– narie, si sentiva parlare con ironia dagli « ideologi ,.J degli « intellettuali ». L'operai– smo diventava di moda. Ma all'atto pratico si vedeva che aveva proprio r~gione Oscar Wilde dì dire che, se c'è qualcuno che pensa al da– naro più del ricco, questi è il povero. Acca– rezzando troppo nelle folle le tendenze utili– tarie, il m~virn:ento della classe operaia, dege- nerava sempre di più, e la lotta contro la bor– ghesia per. molti si andava trasformando da combattimento contro tutti gli sfruttamenti ~ per fa giustizia per tutti, m un vasto tentati– vo di sostituirs1 alla l;>0rgbesia, cQme una nuova classe dirigente, nell'esercizio del potere e del privilegio a dl'l,nno delle categorie meno forti ed agguerrite. Queste tendenze, mtendiamoc1, erano in gran parte inconscie, e se qualche volta si ma– nifestavano esplicitamente e ·direi· quasi cini– came!).te, ciò avveniva solo in alcuni dei capi~ moralmente · già bacati, che consideravano la loro condizione non come una missione d1 sa– crificio ma come un mestiere per campar me– glio la vita. Ma il maggior danno non era in questi fenomeni sporadici di corruzione indi-
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