Pensiero e Volontà - anno II - n. 8 - 1 luglio 1925
190 PENSIERO E VOLONTA' co è briltato nella mia 1;,otte, io ho gridato verso di tui. ... Votete che vi dica qua(ch,e cosa di mia nonna, così tenera e buona, e di questo vec– ch,io casteUo? Gti uni lo dicono costruvto da l!Jn1·ico lJi Guisa e gli altri molto lf'mp 0 prima; e questo pnò essere, perchè ora è quasi una rovina. Da lontano somiglia a 'Mi niausoleo e a uesta tri.– stezza di forma si accorda con la legoenda che lo dice sotto il z;e.~odi ima maL~lizionf' e co– struito da 1tn uomo nero. Qui è il paese delle leggende. V'è, in fondo al villaggio, 1lll1,Q, fontana, dove, dicono le vec., chie, la e< Signora Qia.nca » viene la se1·a a danzare:i; e, a nord del castello, 1.m sentiero te– tro 'pel quale nessuno 110/,sa nella notte del sabato, perchè 11i si adunano streghe; e vi 1>Ì • rinvenaono dei detriti umM1,i e delle ossa. na-• scoste .r;otto pie.tre enormi. In quM1,to al << Sabbat » di sabato sera bis<>- ' gna dire ch'esso sia invisibile\ ai poeti. 0 che • basti portare nel cuore qualche nome vittorio– so pèr essere al sicu1·0 dalle streohe e dai negromanti, perchè io non ho visto altro che i raggi della luna che dormono sult'erba, e lo stagno e i canneti che si lamentano come voci_; (j vi sono dei 11ecchi salici che sembrano chi– narsi siitt'acqua, quando l'Angelus suona al villaggio, come per salutare Maria. L'estate ci sono ·andata, qualche voUa, e restavo fino a tardi seduta fra un arwppo di salici, con. a destra il mulino da cui sfuggiva 1-m po' di fumo nero. e davanti a me il sentiero pawroso. Ma non c'è stata mai altra ombra, trarl/ne che me-, che vi passavo il mio tempo a sognare. Prima della Rivoluzione in questo castello e'erano dei monaci, poi esso passò alla nazione, alla banda nera che aveva cominciato a demo– lirlo quando mio nonno lo compò. Io mi 1·icordo d'aver vistò da bimba l'atto di acquisto, curio.so docmnento per lo stile e la, ortografia; vi si riconosceva vl cittadino De– mahis, ci-devant avvocato del ci-devant Parla– mento di Parigi, << proprilletaire » del ci-éie– vant cas-tello di Vroncourt, ecc. (1). 111 io nonno aveva un vero carattere di cava– liere.; la sua giovane moglie detestava il mon– do; ed ambedue erano artisti· nell'anima, en– t,,J,siasti di pittwra, di poesia e di 11ii1,Sica/ U) La parola ci-detiant, eh.e significa p ecedentemente, già, ex, ecc. si adoprava durante la rivoluzione francese per qualificare nomi. titoli e istituzioni che la rivoluzione aye– va aboliti. qzu,lla era una 1.:ltadi patriarca e di casteltani del medio evo. Allevava-no da sè i loro fioti, e mia nonna si dedicò alla loro educazione come 'f)i,ù tardi si è dedicata alla mia. ' ivlalarado la leggenda che mette il castetto sotto il pe.so di una maledizione, per alcwni anni esso .fu un soggiorno di pace; ma quando il lo1·0 figlio più giovane morì se n'and'ò con lui la _qioia della casa. .Mia nonna aveva attevato presso di sè t,a, figlia d/,un.a povera vedova; suò figlio t'amò. poi abbandonò lei e ?a sua bimba : era m.ia madre. Tutti la respingevano; ma i {VIJ,e, vec. cl, i, contro to stosso loro figtio, ci hanno tesP– l.-; braccia. Succedettero allora, mi hMl,M det. to, delle scene orribili tra tutti i membri delta .famiytia., ed io senza saperlo ero la causa di ltttto ciò. Ecco perchè '/11/Ì; si disprezza, H ugo . N un -posso ridirvi tutte le impressioni detta mia ·infanzia. E' u/n miscugtio di dolori, di gioie, di sooni, e di questa dea della fatalità e 11 i mi& ma.dre credeva. Ricordo che un oiorno- um a vecchia mi cullava tra le su-e braccia di• cendomi: Va a dormire nel cimitero, piccina. Queste 1•arole mi sono sempre restate nel cuore come uni maledizione. Un'altra volta eran delle fanciulle che mi dicevano ridendo : V at– tene da tuo pad're, e ridevano più forte perchè io piM1,gevo. A desso tutto ciò mi sembra come un sogno. Mi par<J ancora di sentire mia nonna che nvi consolava, pian(Jeva con me e mi cantava dille lunghe romanze. Qtianti ricorài mi sovvengono eh quel temp<1 in cui ero delle volte così felice, ed altre votte così stanca della vita/ le veglve serali in cui il nonno mi raccontava storie ·di b1·iuM1,ti e <};i cavalieri, 0 1 mi parlava della Vandea, della Rivoluzione, di Luig,i, XVI; il suono della sua chitarra, che mi sembra ancor di sentire ta sera e il pianoforte della nonna, che ascoltavo, a occhi chiusi per vedere ogni nota pren<Jer.e f 01·ma e vita. .Non so se anche voi povate questo stesso– effetto, ma, la mJtisica .mi rivela tutto un m.on– do. Vi son 11oci d 1 uccelli che cantM1,o nei bo– schi, ronde di dem.oni che passan getta;n,d,o wn motto fatale/ note che s'involano come sera/i. ni, altre che si lamentM1,o, che piangon9, e tutto ciò si le1.,a prende un corpo e una vita P f orrna di scene strane. ()Osì, il progetto che vi mando è una di que– .jte immagini che nii appaiono diruinzi mentre
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