Pensiero e Volontà - anno II - n. 8 - 1 luglio 1925

PE~SIER0 E VOL0NTA' 189 Luisa Michel" e Vittor Hugo Lo sorittor,e francese Gustavo Simon, fighe., del noto autor-e di opere d'ec-,onoD?,ia r:olit1ca J ules Simon. ohe fu più volte ministro e pro– sidente dei ministri in Francia nella seconda metà del secolo scorso, ha pubhlioato rooentt,– mente nel Quotidie,/i, di Parigi aloune no-tiz..1.0 inedite sulla vita di Luisa Michel, fra cui ne,– tevoli quell.e sui rapporti che interoorsero tra. la. colebre comunarda ed anarchica ed iI piÌl -1z-r1u1ae poeta francese del suo temr.o Vitto1· Rugo. Qu,el:)t1 rapporti nsalgono alla prima g1vv.. - nezza di Luisa :MicheJ, quando questa avevc:.. 11ppena. lb anni e viveva in un castello del C(j. mune di Vroncourt 1n una situazione falsa, oome figlia naturale d'un giovane padrone ùe1 ca.sitello e ai una cameriera.. La madre cli Luisn e,·a. stata allevata nel castello fin da piccina u, dìv-enuta grande, vi e.ra rimasta come camerie, ra.: ma: aveva. finito col divenire l'amante d, uno dei ragazzi, coi quali era cresciuta insieme., di nome Stefano Carlo Demahis. Da questa relazione nacque il 29 maggio dei 18:-!0 quella Luisa Michel, che fu i:;oi sop,rahnc, m1ua.ta ., dopo le vicende della Oomune, la Ve, ,gine Ross~. I signori Demahis, nonni paterni di Luisa, non seguirono l'ignobil,e consuetudine cli sca<: eiare dalla loro casa la fànoiulla, madre d·~ Luisa, anzi la curarono e le promisero d'alleva- re la neonata, con grave scandalo del restt- della famiglia e del loro stesso figlio, il padre di Luis:1,, che non solo non dette il suo nome aJla bimba mi per sottrarsi del tutto ai doveri iJe1ia 1,11.1,ternità. abba.ndonè., il casteHv. Fi nchè vissero i signori Demahis, madre • . figha continuarono ad abitare nel caswllo. l due vecchi si affez.ionarono molto alla piccola Lujs~, <ihe veniva traMata da tutti come nipn tina dei i:adroni, mentre 1ft, madre continui.1,\'>1 HAI ~set'ne la cameriera. L'educatrice della ra– gazza fu in realtà la nonna, la signora Dema his, perchè la madre, essere d'ebole ,p, SP,nz~ini– ziativa non esercitava allora su lei quasi nes- ' sunl:t influenza. Amaita e protetta dai nonni natura.li, Luisa, non era pun.to ben vista da tutti gli altri della famiglia. Lo stesso padre suo, neUe rare ar.pn~ rizioni che fa,ceva. di tanto in tanto ~l castello, re■pingevn con durezza la. sua, bimba, jn.~uten- dole timore. La zia ·1a. trattava bruscamente. La povere. fanciulla, benchè godesse ~egli agi da ' . . signorina, era nel ·casitello una spostata, una intrusa; e per .oiò quando, prima il nonno e poi la nonna, morirono, essa si sentì sola, con tutte le febbri e le esaltazioni d'una i:mm.agina– raoue ardente, senza direzione e senza consigli. La madre, piena di bontà, ma essere debole, incolto, sottomesso e passivo, .era amata da Lui– sa; ma. l'eduoazione e l'istruzione ricevuta da questa faceva sì che la i:overetta non ca,.pisse sua figlia e non potesse esserle di· gran oon– fo:mo. 1•'ù allora, mentre avevi poco piu di 18 anni, che 1~ caddero sQltto gli occhi le poesie éfi V ittor Hugo, che furono una rivelazione, e oome l'ae– qua i:er un assetato, per quell'anima, isola!'8-, mistica, romanzesca ·~ sognatrice. Entusiasta, scrisse al poeta del suo puore, senza neppure rendersi conto dell'evoluzione deUe idee del– l'Hugo, monarchico, legittimista e religioso ohe lei aveva conosciuto' attraverso i versi del primo çeriorlo poetico di 1ni. Vittor Hugo le rispose; e la corrispondenza durò du~ o tre anni circa, per l'appunto ver– so il 1860, nel periodo della reazione bonap•ar– tista in Francia mentre il r:residente della ' . repubblica si preparava il trono imperiale. La pnma lettera, ohe il Simon riproduce è questo: Grazie e m·ille 'volt,, arazie. E' 'una felicità, in mezzo a tuttf' le m?°e 1>ene, rifuoia;rmi in voi come in •un altro mondo. Non vi scrivc<rò spe.·su, ma vi scriverò lunuhe lettere in cui vi dirò t-u,tta l'anima mia. ... Che imt>Orta la distanza tra noi? la. mia anima è nn raggio della vostra ed ìo lascio correre il mio pensiero seqiza p1 e occupazione. Perdonatemi di non scrivervi con p'ÌIÙ ri– s7Jetto, rna con ·voi ce1·tr varule gjac·iali mi fanno male; e vo1.,, io che non •vi védrò mai, perchè do~•rei 7Jroi~irmi ..di· diverlu. Huoo, voi clovete capire che un prigioniero ami il solo raogù, di s:ole che brilla nella sua solitudù,e. Lascictlemi dirvi, tutto ciò che pen– so come se fo-~te qui, da-(;anti al focolare e nel– la poltrona vlwta di mia nÒ'f//110., le vostre mani nelle 11111,e, rosì come noi restavamo per lwnghe ore la sera, ·ella ed io. ' ... Scriverò· alcwne 'JX.LUt11~ tidta, IJ,.1,1,, .,,.,1,,,. ma per voi solo/ tutto ciò che vi dirò, resterà tra Dio r noi e comp1:enderete perchè ho ere• alla fatalità e -perchè, qua11do un nome ma,gi- . ' .

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