Pensiero e Volontà - anno II - n. 8 - 1 luglio 1925

PENSIERO.E VOLONTA' 187 cui questo tavolo e questo calamaio non esi– stono » ; e poneva così in una forma ironica un'obiezione fondamentale. Il dualismo dello spirito e delle cose è il massimo problema speculativo che si proponga alla mente uma– na. essun filosofo ha potuto veramente ri– solverlo, notava il Croce a proposito di He– gel; e per proprio conto dichh11rc1,va,nel cor– so di una sua passata polemica, di avere solaimente « tentato ». Ed il Burzio (del quai– le abbiamo riportato le idee, riferendole quasi esclusivamente, in specie in questa ultjma parte, con le sue medesime parole) conclude che sarebbe onorevole per la nostra coltura se Benedetto Oroce volesse tornare su questo argomento per « tentare ancora ». MATURINO DE SANOTrs: Letteratura e Po– litica. - 5cintilla, Napoli - n·. 978 del 18 aprile 1925). Questo articolo del De Sanctis è stato ri– prodotto da giornali settimanali e quotidia11i di Roma e Milano ; ciò non ostante il compi– latore di questa rubrica autorizzato dall'in– dole della rubrica stessa all'uso delle forbici, ne riporta qui la maggior parte tanto più volentieri in quanto egli medesimo era in animo di scrivere le stesse cose da gran tempo, per documentare quanta responsa,bi– lità 1·isalga, nelle deviazioni dello spirito e anche negli orrori della cronaca edella v1tct politica, a certa letteratura pazzesca che ha avuto corso fra noi da una trentina d'anni circa, estendendo a lsua morbosa influenza (questo il De Sanctis non dice) anche nP.i cam– pi apparentemente più avversi. Quanto dannunzianismo, quanto papm1- smo, quanto « fascismo )) jn erba non s'era in– filtrato anche nella letteratura e nella menta– lità cosi.detta sovversiva, più in vogit rlal 1900 al 1914 ! Credo, dice il De Sanctis, che pochi si sia– no posti il problema della enorme responsa– bilità, che si è assunto l'mdirizzu letterario sfrenatamente individualista e nietzschiano per lo scatenamento delle passioni politiche fino aii massimi eccessi di° violenza. Qt,est)indi– rizzo ha alimentato sentimenti di orgoglio, d1 ferocia e di violenza, in aperto dissidio coi principii più elementari di morale, di giusti– zia, di umanità. Si è creduto di erigere un (,'{Jrttraltare alla vecchia morale, che si è de– finita. morale di schiavi, di imbelli e di quac– <Jberi; iji è arrivato perfino a deridere lo i:;pirito umanitario e a rimpiangere la crudeltà primitiva, e !li è creata una morale di super– uomini, di violenti, di criminali. Benedetto Croce in un recente suo articolo riconosceva che i nazionalisti italiani ven– nero in gran numero dalla pura letteratura e uo11 avevauo altra coltura cho quella lette-– raria, non avevano esperienza politica, igno- ravano le scienze souial i.• 1 loro ispiratori fu– rono, col D'Annunzio, il Barrès e il Maurras. Il D'Annunzio contribuì m~lto a tale opera divulgando le teorie del Nietzsche e facendo ne:,.. suoi romanzi l'esaltazione dell'individua– lismo anzi dell'egoismo più fe1'oce, quindi dèl– la vi9lenza, dell' orgogliG, della m·udeltà. 11 superuomo sprezza le folle misere, oppresse e sfrutta.Le, proclama il diritto delle classi pri– vilegiate, ripone la base del potere nella for– ut e parteggia quindi. per l'assolutismo al– ì'interno e per l'imperialismo all'estero. Ecco creato il tipo dell'avventuriero spregiudicato che tortura impassibilmente un cuore affezio– nato e non sente ripugnanze per la schiavitù di. un popolo. Corrado Brando, il brigante che uccide per ptocurarsi i mezzi di una spedizione pirate– sca, è l'eroe del D'Annunzjo. Le plebi secon– do lui ·sono state sempre schiave e devono essere trattate colla frusta dalla classe pri– vilegiata. La folla è la gran Bestia che bi– sogna domare. Si sa che il D'Annunzio esercitò una in- fluenza incontestabile ,sulle generazioni che vissero dal 1890 alla vigilia della grande guerra, e da tale circostanza si può argomen– tare quale diffusione raggiungessero tali teo– rie di morboso egoismo e qua.le st1·age facessero specialmente fra la gioventì1 inesperta e at– tirata dai seducenti luccicori di un'arte raffi– nata. Fin dai principii di questo secolo la riscos– sa reazionaria, larvata sotto il manto lettera– rio, aveva, cominciato ad avvelenare gli spiri~· colla derisione di tutto quanto di bello, di no– bile, di generÒso aveva prodotto la nuova ci– viità · democratica. Il nazionailismo fu la ban– diera politica sotto cui scese in campo la nuo– va Vandea. Nel 1903 cominciò ~ pubblicarsi sot– to la direzione del Corradini, cui successe il Pa– pini, il Regno, che si proclamò antisocia-list11u espansionist~, guerrMolo, contro l'umanità, la· pace, la fraternità, il parlamentarisco, Sorse più tardi l'Idea Nazionale, prima settimanale, poj quotidiana, che contribuì molto a trasci• r.are l'Italia all'impresa libica .. Si confessava ,

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