Pensiero e Volontà - anno II - n. 7 - 16 maggio 1925

- PENSIERO E VOLON>fA' 159 fra le sezioni, dei rapporti internazionali, del– la proi;agandai nelle campagne e nell'esercito, · e sopratutto fra i maestri elementari e le don– ne. Dopo· altre decisio'ni · e provyediinenti dì _in.dole interna, furono nominati Errico M~la– tes,ta e Carlo Qafiero rappresentanti della Fe– derazione Ital.ìana al congressq che si 'doveva · tenere dopo pochi giornì a Berna. E con qu·e– sto i lavori furono dichiarati chiusi.. Ma non si creda. che tutte queste discussio– ni siano -state fatte, comoda11nente seduti a ta– volino, e tutte di segtiito. La sera del 21 ot– tobre la i:olizia era riuscita a sa.pere, in Pon– tassiéve, il• luogo .di riunione, e vi accorse. Ma i congressisti, avv,ertiti dalle sentinelle che avevano poste fuori del paese, fecero in tempo a traslocare in altri punti la sede delle loro discussioni. Dopo la fine ,del congresso un , gruppo ai delegati riuscì a ritrovarsi di nuovo in Fir~nze, e quivi fu redatta una protesta, co– municata alla stampa, contro l'arbitrio e la violaziono della libertà di riunione perpetr_;:i,ti dal potere ·-esecutivo. Questa ·protesta recava le seguenti firme: Te– mistocle Silvagni, · Emilio Covelli, Francesc1.., Pezzi, Napo leone Papini, Fernando Cardinc:!,li, Carlo Cafierò, Agostino Pistolesi, Gualtiero Sen"si, '1.1c ,mma.so Schettino, Errico Malatesta,, Angelo Zeloni Francesc_o Mariam, Natale Cosi, ·Fortunato Serrantoni, ·Antonio Castellari, G10acchino Niccheri, Carlo Leoni. ' * * ·* .L'ottavo. Congresso dell' Associazion-e Interna• zionale dei Lavoratari $i aprì a, Berna ,quattro giorni dopo la fine di quello di Firenze, e du– rò dal 26 al 29 ottobre 1876. V'intervennero rappresentanti delle Feqerazioni internaziona– liste italia,p,a, spagnuola, francese, belga, qlan– dese, giurassi~na, e 4i associazioni operaie e sociàliste svizzere e tedesohe (fra cui un depu– tato del Reichstag). T1·a r-delega..ti italiani, ol- . tre a Oafiero e Malatesta nominati aa.l con– gresso di Firenze, vi erano Giovanni Ferrari e Oreste V acca.ri nominati da va.rie sezioni. Il n. 13 del 26 novembre 1876 del Jl arte.llo, già citato, pubblicava un resoconto pi~ttosto esteso di qnsto congresso internazionale, ecl inoltre riportava al completo la relazione che Yi · f.ece oralmente a ii.ome· delle sezioni italiane Krrico Malatesta sui Rappo.rti da stabiiire tra I gli individui ed i_gruppi nella società riorga- nùrzata. . Earebhe troppo lungo riportare per intero questa relazione, la quale in sostanza non era che la illustrazione delle conclusioni cui era venuto il congress0 di Firenze. Malatèsta fra l'altro protestava contro coloro che chiama.va – n~ bakunisti lui, ed i suoi compagni. Egli era stato uno dei più intimi amici del grande riv·o– luzionario russo e l'affetto e memoria di lui sarebbero quindi· perenni nel suo cuore: nul~ la meno - aggiùngeva ~ noi non siamo baku .. nisti; non lo si~mo perchè non dividiamo t1.1rtte quwnte le idee teoriche e pratiche di Bak1.1,nin, e- non lo siamo sopratutto perchè seguiamo le idee~ non gli uomini, e ci ribeliìamo contr-o questa abitudine d'incarnare un principio in un uomo, abitudine degna dei 1::artiti politici, ma incompatibile. con le. tendenze ·del' sociali– smo moderno ». Ho sottolineato l'accenno al dissenso a.a Ba– kunin sùlle idee teoriche, perchè Malatesta si riferiva con esse sopratutto alla sopraocennata questione del comunismò e del collettivismo. Circa il federalismo, avvertiva che lo Stato cui gli anarchici sono ostili, « ·non dipende dalla estensione geografica di un dat~ orga– nismo •sociale, ma da.Ha sua essenza; e credia– mo possa esservi Stato a,nche in un comune od in una associazione » •. La •~econda parte del discorso di Malatesta si diffondeva sulla neoessità li organizzare l'a– zione non solo per combattere le istituzioni avverse ma per vinoere an1che le resistenze na– turali dell'ambiente. « V'è nell'u.omo una _qua– lità,· l'abitudine, che corris:r:onde, ;nello svolgi– mento dell'umanità, a ciò. che in 1'1eccanica si suol chiamare la forza d'inerzia della materìa; I.e forme tendono a perpetuarsi : dovere del ri– voluzionario è il fare ogni sforzo perchè queste forme f>i trasfomino ·di continuo; e si tengano sempre al liv-ello :dei progressi moralj ed in– tellettuali dell'umanità ». A proposito dèlla « rivoluzione in perma– nenza n come egli ch:iamava , il complesso a.elle lotte, azioni e resistenze contro la società com'è costituita, Malatesta 'a~éennava ai pro- - getti di organizzazione· ~ciale futura. « Anche - noi ce nè. sia,rno oocupàti 1 egli diceva, ma an– netti•amo ad essi mia importanza relativa ... · Ce ne interessiamo-,. pe:rchè essendo la coscienza uno dei più potenti fattori della vita umana e sociale, creéliamo ·che la l'iflessione •e lo stu– dio dei fenomeni sociali possanò éfficaoemente concorrere al più· ·sollecito svolgersi delle ine- . lutta.bUi~ leggi della società. Ma se tinvec·e di considerare questi lavori sulla organizzazio– ne~futur~ per ciò che solo l<;>gicamente ·possono essere, e cioè la sforzo <!,i scopriro 'l'avvenire ,

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