Pensiero e Volontà - anno II - n. 6 - 16 aprile 1925

• PENSIERO E VOLONTA' 131 progresso, ,che restò ,oosi aicquisito p~r. sempre aJ1 'umanità. lì R.ina,scimento invece fu rea,J.ment.e .s,oon– fitto, pèr qu8lllto le sue oonq:uiste intellé.ttuali ed estetiche siano rimaste, patrimonio, ohe l 'avvenir,e -più tardi doveva ~ivalorizzaré e farr fruttare. !Lia S1000.1fìtta si dovette ad · essere stato, e1sso, un fenomeno ristretto aJ. mondo dei privilegiati dell~ingeigno,. della f011"tuna e del potere, pur avendo avuta· la possib,ilit;à dì , sbocciare é fiorire peveihè il terreno ·era- stato pre.parato, smosso e fertiiizza,to dai- movimenti popoi1ari. Queisto, s,u:o sviluppa.r:si non a oon– tatto del popolo, ·bensì ne,gli ambienti del pri– vilegioi e della rioc.hez,za, fu la, sua, dehole-z,za, determino l'afflos.cia;rsi e ,cedere senza resi• steruza o quasi aJ.lai,reaizio[18J,q~a.ndo I i poitenm della terra si spaventarono delle, s,'ue audacie-. *** La fine del Rinascimento ooinèise ©on la ·moirte delle ultime lilber.tà oomunali in I talla. Le idee dì autonomia e d'indipe.ndenz,a ce· · ~e~terro di n:1-u':o. il posto a-lle éoncezioni po· htrnhe a,utotntaa.·ie dell'accentramento dei po- teri e de,l ~ispo.tismo per la fGJirmazioo..e dl gra.n.di Stati•. Gh scrittori pohtici italiani, co– me Ma;ahiav-elli e Guiocia.rdini, oontribuirono, insieme ooin altri minori, a diffOllldere· queste idee. NQll era più'., questo è vero, l'idea au– toritaria di prima del Tre.cenk, d.ell& cieca sommis-sionei al Ca.poi della, Ohiesa ed ai suoi ve.~oovi in nome di Dio; la, nuova idea di Sta– to, anz,i, si emancipava dalla teofogia ed a.ve– ·va, pe1mno qualche tendenza anticlerio,aJ.e_, ma forse era più 1mmatale, pe-rehè non e-ra gui– data da altra fede che ·nel drittoi• dei più forte. l\/Iie,ntre l'It,alia non dava a queste, idee ohe gli scritti dei suoi ing-egni e, le feirtili sue pia– nure ' da dlevast,a;re ai de,s·porti'i' europei che ci venivano .a combattersi per attuarle, fu.ori di ftaJ.ia, ~ttraverso 1~ gùerre ohe si -suooedettero senz,a posa in queH'infaustoi s.ecolo XVI, .la (ormaziO'Ile, d.ej grandi Stati arvent,ava una realtà sempre più. imponente, in Spa.gna OOJJ?-e in Francia, in Germania comei in Inghilterra. Tainto le ,arutoln.oimie, r~glicmaJl e provinciaJ.i, ooqi~ i privilegi d'indipendeln.z,a dei nobili, soom.pariv8lllo di trO'Ilte ai governi ,centrali; ed a Parigi, oome, a Madrid, Vienna e Lon– dra il monarca p~teva arroigan·temente dire ai comuni ed aà ·castelli: « lo Stato sono io! ». Da questo trioinfo dèll'idea. di Stato l'Italia - ohe pure le eiveva aaito scrittori geuiah, e giu~to in quel tempo manday'a in Francia Caterina de' Medici, tloona Politica che quel- L'idèa incarnò, a vantaggio della monarchia. francesel, in mocto m~avig:lioso 'ed :orrihil~ insieme, {5) - l'Italia norn ritraeva ohe sven– tur~, degr:adazi~ne e socvitù. :M.a1, dai tempi omia1 ,lont,ani dei ,Goti e dei Longobardi, l'I– talia eira caduta in un, più avvilente asserv1- rn~nto allo stranie\fo, come vi fu strama.zz ,ata ed aiv-vl.i,n,ta perr' due , secoli ,circa, in seguito alla· grande orisi ohe ,cagionò il t.ramollltoi·del rinascimento nel secolo XVI. Se: v'è una .n~ ¼ione· che dovrebbe maledire la ccmcezione · statale, ,que ,s.ta, è l'It1aliai! . . Piet,ro· Kroiptkin esamina molto, bene l'at• , tuazione I diell'idea stat,ale attravecrso il sorge– re dei grandi Stati moderni, nel suo interes– sante studio sulla « .funzione -storica dello Stato »; e ne coinstata gli effetti funesti, « Nel sedice,sìmo s·ec.olo dei !barbari modieirD 1• - la Triplice alleanza stat,ale del capo mili· tare, d,el .g:iiudìce, romano ei del prete, - fini– rono di d~strugig,e,retuM,a la civiltà sorta dalle' citt,à medio-evali ... Questo secoilo XVI di mà,s- 1 sacri e cIT guerre, si riassume interamente nella lotta deillo Stato nascente contro Ìe ,citt,à li– bere; gue-ste sono assediate, prese d'assalto, date al ·saiccheggio, e i loro aibitanti dooimati od espulsi. Lo Stato riporta vittoria Sl1 tutta la linea, ed oooone, le, OOIIlSeg:uenze : « Nel seoolo XV l'Europa era ancora, co– perta di rioohe oit,tà, i ooi arterfi,ci, muratori, tessitori e ,ceseillatotri, produce,vano meravi– gliose opere d'arte_; le cui università ponevano le fOIIldamenta della scie,nz,a, le oui ca.rava.ne pe,r~or,re.vano :i -◊on~inenti, e i o{ii navigli sol– cavano i mari e i :fiumi. Che rimaneva di tut– to ciò due soooli dorpo? Città che avevano con– tato fin 50 e 100. mila a,bitanti e map.tene– vano, come Firenze, più souoile e più letti ne– gli ospedali di quanti ne possiedono certe odierne città meglio fornitè, divennerò· ·bor~ gate in rovina. Lo Stato s'impadronisce delle loro rioclie1zze, l'industria s-i spegne, il oom· mercio muore. Le skad~ stesse, -e4e, una, volta univan queste città, divengono impraticabili nel XVllI secolo. « ILo ·Stato è la. guerra.; e le guerre deva– stano l'Europa, finendò di · rovinare le città non anoora rovinaté direttamente dallo Sta– to... Leggete ciò che parra.no gli 'storici sulla vita nelle campagne in S-eozia, Toscana, Ger– mania nel -secolo XIV e paragonate ·quelle descrizioni oon le altre .della -miseria in In- • I . gh1lterra' verso il 1648, in Francia sotto Lui- gi XIV, in Germania, Italia dovunque, dopo cento anni di dominio .statale. La miseria dap– pertutto!. .. Dove la servitù era stata abqlita

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