Pensiero e Volontà - anno II - n. 4 - 16 febbraio 1925
PWSIERO E VOLONTA' I I • 85 \ giare il mondo «~aJ.e» ed -«intellettuale», egli è pure ohiamato a migliorare, a padroneg– giare, ,p:er m-oozo del «lavor0>> materiale- il ' mOiildo·«fisico». E la proprietà è il 1«segn0>>, la rapp;r,esootazione del compimento di quel– la missione, della -quantità; di «lavoro» ool quale l'individuo ha trasformato, sviluppato, ac 1 Cir100C1JU.to le focz.e produttrici ~ella· natura. lLà propriet~ è dunque eterna nel. suo «prin- ,ci pio» {1860). · Il Mazzini giustific.a la proprietà privata an– che come sprone al l~voro, pegno di miglio– ramento progre.iè- sivodel lavoro, ecc., ma av– v,erle, che «la proprietà è in -oggi mal oostitui- _ta., per-ohè l'origine.del riparto- attuale st-a ge– neralmente nella conquista, nella vioìLenza-col– la. qua:le_,in tempi lontani da noi, certi ·popoli · e oetrl-e classi -invade.ntì s'imposseissa-vano 'çleÌle terre e· dei· frutti dli un lavoro n{)lll compiuto da essi» {1860). Il Maz.zini rit,eneva «illegitti– me» le origini della proprietà. attuale, ricon.o- , -sceva c-he que ,s.ta attualità si mantenesse in cond.iziollli di illegittimità, per forza di 0 orga· niz.zazioni eoon(){ffi10he e politiche fondate su1 , privilegio. «Io guardo sdegnoso· e ·presa,go di trasformazioni alla «prorprietà» dell'ozioso ac– cumulata neill.€1 sue ~a.ci per lavoro altr{ii, e giaç,ente infruttifora o, oorrut.trice, mentre la fa.me 1,IJocide il veroi produttore,· facendoilo, ser– vo aJ.l'avide, ingiuste preitese del suo simile e innalzo S01lenneiprotesta contro i privilegj politici, quasi per ogni dJQlV,e· conoo_oo.ial pro– prietario ili terr:e o al ,c_a,pitalista, come se il deillaro pOltesse mai essere sinonimoi d'ingegno o virtifo>. - «Delle tre classi che oggi foirma– no economicamente la società - ,«ca,pitabsti», cioè detentori dei meiz·zi o strumenti di lavo– ro, terre, fattorie, numerario, materie prime: «intraprendi tori», capi-lavorQI, oommer– oianti; che ra ,ppr-etsenta.no o dovr:eibibero rap· pre ,senta.re l'intelletto; e- «operai», che rappresentano il lavoro manuale - la prima, sola, è padrona dleJl campo, pad:rO!Iladi pro– muoverei, indugia.re , acicel&a.re. dirigere ver, so c-erli fini il la:voroi» (1860). Il Maz.zini rie.o• nosce ohe la ricchez:z-a -è ooncentrata in poehe mani, infeudata per diritto· d'ered'ità, mentre I aHa grande maggioranza è vieita,ta 1 lR proiprie• tà, frutto d,el lavoro. Ma, que,sto non lo induce a sostenere la nece~ita della proprietà priva• ta, percihè egli a,ttribuisc_e gra,md,e importanza economica aJ. ca-pitale. Ma il ca-pitale de,ve «s-pandersi tutto ~ella ciroolazione» e, non im. mobilfaz,a.rsi in -ooche mani, o dirhrersi. «verso la ;prodmz,ione di oggetti superflui, di 1t1sso, di bisogni fittizi», sviandosi «dal suo vero se,o. - po ooonmnioo» {186()). Quale ·soluzione offre il Maiz.zini? La· piccola prop,rietà contrapposta alla grande; ~ssibilità al diritto di .proprie• tà a,peirt,aa tutti ohe la vogliano e la. sappiano conquistare col-lavoro. _Nel 1849 - triumvir;o della Repubblica Romana, il Mazzini fooe or– dinar.e la divisi{)llle in piooole porzioni enfiteù- · ti-che deà. fbeni rurali del demaru.01 ,e, di queJil.1 delle c-orporaziOIIlireligiose. 1 0gni · famiglia ru· r.ale povera, composta almeno di tr.e indivj. dui, avrehbè d.o\ruto avere, «una quantità d.l t-erra ',capace del,lavOiro di un paio di buoi». Il rimed;io a.i danni del sistema capitalista .era indicato dal M,aiz.zminella •sos.tittuz1one. dei lavoro «associato» a.ll' midinamento ·fondato sul «capita.le: » da un lato ,e · ,s.ul '«salario» dal- 1 'altro. La «-coorperazione» ha, per il· Mazzini, uno scopo diretto:_ la trasforma.zione dell'attuale sistema cl.i organizzazione del la,voro, fino alfa so,ppr.essione, fino ·dove sia possibile, del «sa- la.riato1>>. · La coscienza dello sfruttamento al quale· è sottoposto il lavoratore è presente in moltis– s.imi scritti del Maz,zini, che_pur pone la que– stione del lavoro e dt::'l'emancipazìone dei la-· .voratori sotto il duplice aspetto aella. «libertà del lavoroi» e dell' «as,oociaziorie 'dei lavoratori» «L'operaio non è libero oont,rattante, ma schiavo: la sua scelta sta tra la fame e la meir– cede, qualunque siasi, of:terlagfi d·a chi l'im- pieg-a. E questa mercede è un «salario» (1840). ,, O.ccorre, invece, che ognuno trovi «'aperta la via e perenne lavoro libera.mente s-c-eltm> (1851), ed occorre ohe la soCÌf?tà solIIl.ministri 1«1'-elemento de,l lavoro materia.le col credito». «La. rivoluzione che s'àvvi~ina dovr~ fare pel «proletariato», per le classi pop>olarj, per gli uomini del lavoro, ciò che le rivoluzioni pas– sa-tè feoero pel lborghe.se , per lei olassi ·medie, per gli uomini d-el capitale. Lavoro pèr tutti, ricompensa proporzioo;i.ata per tutti,. ozio o fame pBir nesslll.Qt». · Il Ma,z,zlÌnivuole, che ognuno; trovi lavoro e possa .sce!glierlo, ed .jnt,egra la libertà d-el la- , ' \ . - voro col concetto del «dov-~~e»deil lavoro, con- cetto ,che viene a limitare la libertà del lavoro nel oarnp-9 del dfritto: -poie-4è·so1tanto chi lai– vora ha. diritto ,alla vita. Il diritto alla libertà. del lavoro verte sulla soolta del lavO!l"'o, non. sulla libertà. o no di lavoraré·. . . · Il Maz.zìni si oècupò della ·questione dei li· miti d,e,lleore ru lavoro, e . oom,battè_ la durata aprioristica e livellatrice,· perohè « i lavori
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