Pensiero e Volontà - anno II - n. 3 - 1 febbraio 1925

PENSIERO E VOLONTA' egoiiSmo, è sempre il soddisf~ci~nento dei uo· .stri bisogni, sieno essi materiali o morali; la :r.ealiz,zazione di un.a mèta pirefissa,, di un no• stro intimÒ1de·siderio; l 'afferma.zio,ne deilla no– stra volontà o lai brama, della felicità nostra, l'esaudim,ernto cLell'imperiosa richiesta ·'dell'io. JJall'antro,pofago che divora il suo si.mlle, al. -0apitalista che sfrutta l'operaio; dall'innamo– rato che sfida, i .pericoli per uno sgua.i:·dodella suu. ,bella, 1:1,l cacoiatore -che s'affatica per mon. ti e per valli, al valoroso che muore combalì• tendo, al ladro ohe uc.cide e, deruba. il via.g– aiatore, noi scopriamo sempre, in ognuno ,un -~ico movente: l'egoismo, il vivo desiderio dì appag:are l'esigenza del proprio io. Questa esigenza, questo deside-ri0, ab'bitt• no un fine, noibi1e o, v·oJ.gaiI'e., giusto od ingiu– sto, ibello o, birutto1, umano od inumano·, non -cesseranno per questo dall'essere sempr1e1 l'im posizione dell' «·io », noin cesseranno d 'es&eu.·,.. « egoismo ». Vi è un egoismo, gre.tto,. bestia.le, immondo, precisa.mente com,e•vi è un arriore immonde•. bestiale, gretto (1). Col mutare dei tempi, dei luoghi, delle, condizioni, deUa ,civiltà, i !bisogni cambiano; ma. _qualunque essi si:;mo -è sempre l'esigenza deJ.l' « io » ',che si esplica.. Questa esigenza può -condurci ad opprimere, e sf.rutta.re il nostro -simile, o guidarci a sacrificare la nostra stess~ vita per l'emancipa,zione dell'umanità: in am hedu.e t ·casi ,saremo de 1 gli e'goisti. Carlo Pi~aca,ne di.ce1: Io ~edo l 'uomoi sotto mille aspettii ieontradditorri; eroe ,e codardo,· beine:fico e crude.le , ava,ro e generoso; ma qualunque contradizione scompa.re allorc·hè constato che tutte queste differenti azioni pro-. vengono da, una sola e medesima causa,, ila. una sola •e medesima legge: la ricerca dell'•u• tile, -che, a seconda del caira,ttere, deill'indivi– duo e dei rapporti che- costituiscono ia società nella quale ,egli vi".'emuta di forma e <li nvm-é; chi lo oerca nell_a ~lor~a, chi nell'ignominia; gli uru nel sacrifièio, gli altri neì ,ben1 mate– riali (2). Dunque il sentimento ,che. ci -spinge a preoc,-· cuparci incessantemente del nostro «io» ri– mane sempre il medesimo, mentre le, d,ettf-\ esigeinze, mutano, contìnuamente, . segnando cosi la lunga scala, del progresso umano che esse stesse pTOViocan.0 1 succes-sivamente e di ·cui sono ora la causa, ora l_'effetto. L',e,goismo è il geineratore di due, principj op. · .ç1) Herzen, « De l'a.utr~ rive >> VII p. 194. (2) Saggio sulla Rivoluzione p. 8 liote posti, il paàre di due figli che dalla, nascita in poi &i sono sempr,e mossi guerr& accanita; il principio di lotta e quello di sociabilità. Questi. frat,elli gemelli, -eguali di forzai, go– vernando il mondo in nom~ e nell '1nteresse del ~ padJr~ l0cro, hann01 spinto l'umanità alle lotte più terrihili, di modo che le ,carnefi.cine, gl'in– c,endi, i saccheggi, lei dev,astazioni, la servitù, la miseria e ogni altro male. che. ha a.fflitto, affligge e affliggerà l'umanità, prov.engono interamente da questi due èattivi fratelli, ùal– l'1:1izionedì questi ~ssa.ri · del principio d'e– goismo clie regolano le sorti degli u~inÌ. E -quest'a.zione la troviamo come l'unica e la· sola regolatrice, dell'umanità a tra,v.erso le dif– ~e1renti epoche• del suo sviluppo cioè: l'antro– pofagia, la, schiavitù, il servaggio e il sala.– ria,to. L'uomo, s•orttoforma diversa, a seoonda del– le, diverse epoche,, non tende che a fa,rsi largo' .fra i s.uoi -simili, a procurar-si un posto il più ia.mpio possiloile, ad asscurarsi }'e;sist-enz,a e la maggior dose di benessere che gli sia dato rag– giungere. Appena· na.to prend,e il suo pooto nella lortta generale,: la lottai per l'esistenza. Nei tempi primitivi d1eill'antrop,ofagia, la- lotta s~ svolgeva in modo oosl semplice e priirutiivo da non poterla distinguerei da quella, che si svolge nel regno animale. L'antropofago andava egli stesso a caccia, del su,Ò simile, pe,r d,~rulba.r!o o mangiarlo,,. nè più nè meno di qua.nto faceivano gli altri ani– maJi. Ora supponiamo un iistante ,che: questo prin– cipio di lotta . avesse raggiunto il suo massi– mo sviluppo, ,supponiamo ohe senz.a · ostacoli e correttivi esso avesse peroo,rso tutto1, il cam– mino -che pote,va e dmeva necessariamente pell"correre, · se fosse stato abbandonato a sè– st€sso e che, in una parola, il nostro antro– pofa,go avesse finito ool _distrugge,re completa– mente tutti gli altri esseri umani, ohe ne sa,– r-eibbe ris,ultato? (,he qtrnst'uomo, rima,st~ solo e unico .della. sua specie sulla terra avrebbe ,cessato di es– sere un uomo .e,i s~elblb,e diventa,to un bìcutv. Non si può essere uomini se non vivendo in mieiz,zoal consorzio umano. Se si ponesse un uomo a viye.r:e sQJloin mezzo a degli animali, . diye~re 1 blbei ben pre,sto eigili stesso, nè più ,ei nè m-&.no di un animale. - L'ant:ropod:ag,oi, d11Illque 1 , eèl'a spinto dai princi,pio di lotta alla distruzione di tutti gli altri uoa:nini e dal principio di sociabilità a de- · 1:1ìderarn.e lai conservaziooer sotto. pena di ces– sa~e d'essere ,un uomo' egli stesso,

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