Pensiero e Volontà - anno II - n. 3 - 1 febbraio 1925
PENSIERO E; VOLONT A' 59 veTnanti che tengo.no, in pT'oiprio pugno il die– stino d'IhaJ.ia, ,Siamoi pulbiblicist.i per arnoir-e deil.1enostre idee,. pe,r spirit~ di batta.glia, per u.bbidrire aJ. nostro 011edo e ailla nostra voJ.o[ltà,. lliem1pite le nostré c,artelle e dati vita al nostro pénsiero, sì depone la pe1nna per dedi– cai-1,ci al nostro pe:QJSiiere,si d:epone la penna per d€1d.icarci. aJ nos.tro lav-o,ro: quoitidiano e l;!Uada.gnaricii. l pa;nb. NioJ.'te caratterista.che -distinguono il 1:It-OIVl– me·ntoi nosk~ dagli altri movimenti pohtici e una di queste caratteristiche è che nelle noi– stre fle non c'è nulla da guadagnare : nemrne– no i g allon.i dla ca,poirale,. E' ,que&ta una cara t– teriisticia. che :rende luminos~ la, no:stra icLe,ae c-h'e tieine lontano da, essa ogni ad"rivism.01. Nes– suna rivail.ità verso gli 'ailtri partiti; nessuna soddis.faz"io!I'le sapendoli alle prese oon dif– fiooltà. Fummo libeii·tari nei ,giorni della, for– tuna, lo si:µno .ancora oggi ch(j la, f0['1;una non ;c:}'·è.-.. Ei VIOll"lìermrno esse; forti ruhbastanz.a. da conquistare la lihe,rtà, non soil.ta.nto per noi, ma per tutti. Purtroppo .!siamo impotenti! Continuaia.mo l'opera nostra coin seirenit,à di spirito, e se H. lavoro è aspro -e il• oam.min.o duro, tempriamo, 'il nostro spi.iritio al.Lei ne-· C""S-Si tià del la,voro e deil ca.mminD. N oo - si_ sia uomini di poca ifeoo, nè si p_e,~d.adi ~:Sta la mè-ta, -e cioè l'ide,al,e. L'ideal-ei ,è luce, è il pri– mo aJJbore cihe rompe 1e, t-ene'bire d.ella nott,e, e, c:1,,e, si fa S'em!)re, più vivo, fine: a 1·ag,gì,Ungere lo .zenit. « Volontlà » : eicco1 un 'programma. E l 'a1hore ·an. teùueianoi dive.rrà meriggio. L'interludio è, finito, .Il pane Nel nUi-neirò 23 anno primo della ru)s.tra n– vista _abbiamo parlato diai rappm·ti che cor– rono fra gra1I10 e civiltà; noo è màle, og.gi , ·. parlairè :fiugia,cemeinte della ,staria del pane. In qù-eisti .giorni aiblbi~o, avuto ocç,asionie di leg– geve J?.el « ,GiornaLe1 d'Italia Agrioofo, » un hm– go scritto di E. ,G. Ljssone che tratta del pane attiraveirso i seicoli, dall'attenta 1ettll.["8. abbiamo creduto -opportuno trarre qualche ap– iPUlilta che qw riparliamo. - La, ;Storia e la tradiz,iane ,ci _di-0000 ibe,n poco C1.bl 'oa il . modo ,come- ~eillne ma,ngia,to il pane dai ptinri ,oonsumatoci; ma se ci affidiamo al– t.a Bibbia ro. leggiamo ohe gli uamini __ d'un tempo strappa;vruno le spighe non ancora ma,– turé, ,e nei sugig.eiv,ano il lattiginosò1 e.on.tenuto. Più tardi, ,quandò a disposizi100.ei dei popoli. venne iJl fuoco, si' oominciairon.o a, tostare i· se- mi· di grano, e gil'.1ano, éosì ablbrµstolitar v:e,nne ritr-01Va.to in tomb,31 antiche. Poi seguiro,rw · le ~proppolature di specie di farine pr.è-parate1oon un ruij.o o ,c,pn 'Ulil pestello entro una, pìetTa ca– va: i primi rrioJini ! ·lVLoot~e, t.rffiliamo gli ,eibrei che si .c,iba,V•9.ID.o di gl'ani latti,ginòisi, uno i:fra, -eissi, Albramoi 1 cne visse 22 secoli avanti Cristo, e,o,nsumava gm . ·pane c 'ot.to sortito la cenere,.. Almeno, così dic.e · la Bibbia. Ùa. ciò si può arguiDei che già due mila anni avanti Cr:sto s.i faceva. il pane non · . ' . sa,ppiam() sel con. o sen'.l:;a lievJ.to. L'uso del lievito ·pare ,s.ia venuto più t,ar:di ,e, pa,re foss&O! gli eibr-ei ad insie,gnarlo agli egiziani-. .I ·roan?ni, d'apprinéipio,, po;co, si ou:raro.rio èLeJpane,: eran01occupatis,simi in aJtre impr:e-se. l\.1a dura,nt,e la 'guerra oorntro Perseo ebbero modb di gustare la bontà dei p a,nìni aiteri.iresi ,e, ne furono entusiasti al_-punto che, dopo1 la vittoria, dli Pidna, pensaa.·ono di portare a Ro– ma moilti operai ,che oioouparono nella. lavoira– ì~ione del pane. In :birem tempai questa lavo1J:a– zione djiede una, tale, varietà di tipi ohe · Plinio giudicò persino ,superfluo ,enumerariei. Còlle fa– rine ~i mesoolavano a.ltve -vivancte oome latte~ mÌleil.e, form~.g:gio e persino ostriche e tali mi– scugli si faieevmo cuooeir.e o· ne.I fo.r.no , 01 d!a- · ' vanti al forno, od in· padelle speciali. Quooto d1mo,s/t-ra ohe l'arte ,c,ulinarfa. de:i tempi "lonta-_ ni nOIIl ha nulla da invidiare' a que.ll ,a dei te~– 'pi nostri. ·balla Grecia. a Roma., da, Roma alla Gallia iÌ pane, fooe, prog.r:essi; ed a Parigi, prima del– la :Biiv-ol'U!Zione, si colD.tavano divers.e. specie di pane: -il tbianco, il higio-hianco, quello di -p,c)ir'- di farina, ·pru;i.e oon ,citrone, con anioo e $pezi:eifino ai grissini piemontési. I progressi dell'a;rte di fare, il pane· erano sempre pr.ei0etduti éLa Ullla mj,g1iore lavorazione delle·. faijne. Quanto ca.rnmino dai molini ._an– t1chi a, .quelli dei teim pi nostri ! I mulini di un tempò - pietre ,scav-ate ad! imbutor la: di· ,c,'lli macina,, veniva a.ziona"ta da schiavi o <l~ ciitta– dip,i ,oondanp.ati per _cfulitt.i- macinbivario il graino 1 come potevano; •quelli dei' tempi. nO&tri, aizionati magari da .for.zà.motrice, dà;nno un~ farina peirtfe,t,ta;· da ciò -µna p_ip facile la,voira– zion,e, della pasta ed una più fa~il~ co.ttura. Oggi il pto,b,lema dlel _pane non è problema • !(ii perfezionamento della lavora.zio.ne: ~ p1·0- lb1èfffiaagri,colo ·di produzione. La· crisi grana.~ ria noo è ori.Sii locaJ.e italiana, mat ,è crisi moo– clialiei; .e, ·cioè la specrulazioo.e . i~rnaiionale I
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