Pensiero e Volontà - anno I - n. 6 - 15 marzo 1924

.,,. .PENSIERO É V'()LONTÀ . - 9 le può il consorzio, il ql.i.a1enon ~ .che un'as-, ao&iazione di ~UJtuo ap,poggi0- fr.a d.iv, ersi vi– tiQultori. Il primo beneficio eh~ si ottiene è· ohe mentre il pi,c~olo vitioultor,e avrebbe la- - v,orato il mosto a.Ila m,eno peggio ricavandone magari ·d,ei v.ino medtocre, j:l consorzi-o, inve- ce,. avendo mezzi .e _pel'SÒnale actatti, l'ha po– tut;o llaNoTar.e bene ..ricavandone d,el vino pre– giato. Lo stesso c{}nsorzio poi· .pensa alla ven– dita. del vino ,ed a tale scopo iha aperto in Milano ed in ·-altr•e città degli spacci per la v,en:dita 'di:r,etta al consumatore ... l\!Ian mano -c~e- àl vino si v-end'.e, il ·consorzio paga ai vi– ticulto!'i l'uva portata nelle ~ue ·cantine. Chi è quel piccolo proprietario che potreb– be 8JI)rire in -città uno ·spaccio per la v,endita -diel suo :vtn-o-?Purtroppo · il vino- dei piccoli viticultorj non cons•orziati, pri·ma di arrivare al · o,onsumo, devé ~assare attraverso la trà– iila de-11~ speculazione -e perciò, mentre il con– ·sumatore acquista ~ino :Sofisticato e cattivo, il pitfl)colo produtto~e è sfrutta;to ·sul prezzo. Quelli che rie rHraggono guadagno. sono i ne– go·zianti ed mediatori. Nei giorlllali a.gricoli di queste_ 1:1ltime set– t!mane va trascinandosi una: qu~tione fra · ·bi,eticultori -e zuccheri-eri. 1Qgnuno conosce 'i la.ut, i ·guadagni.· di questi ulti-mi, guàdagni che hanno origine nella sproporzion'"e ifra il prez– -zo delle -bi.e-tole e quello deJ.lo zu.cchero. In eo.n.s'eguenza di c-iò qual,che bieticultore intel– ligente· ha· lanciato l'appello: «Se invece di iu.grassa.re gli zuccherieri ingrassassimo -noi s.teiiSi creando dei consorzi per la f abbricazio– Il.if. dello zu~chero?». (Qui- dobbiam,o a;prire una p~r-entesi : Accenn~am-o a questo episodio dei bieti,cuiltori anche ~e, in via di massima, i ibie– tiouJ.tori sono da cons_iderarsi come dei grossi agp.ari ,e·d·anche se il consorzio che creeranno ~on farà scemare il :prezzo dello zucchero, ma si Umite-r'à ad impinguare l,e già pingui tasche dei suoi fondatori. Noi qui COD.$ideriamo la flU~stione cooperati vista. nel suo ·.aspetto -eco– nomico; le ·considerazioni d'indole sociaie e li– htrt.aria le fac~iam-0 più innanzi, nella secon- · da. parte di questo stesso articolo). E' certo -cll,e la propostl't troverà eco e prest0 vedremo iOrie:ere gli zuccherifici ,cooperativi gestiti di– reMamP,nte da.t bieticultori. la Italia è ancora insolU'io il problema del laUf ondo; problema che è una piaga doloro– sa, pia.ga dolorosa che minaccia- di diventar •ucrena. Il problema è sempre stato aJl'ordi– R~ i:lel giorno d'ell'economia nazionale ed è 1t i'P.-tlamente legato a.Ha questione del grano : l'Italia potrà a.nn1ent.are la pr-oduzione grana- . . ria solo in qu~to sap,rà redimere il latifon- do.· Tempo fa - nel i9'22 - alla. Camera de~ Dep-utatt si teptò di· rubbozzare una legge ri- .solutiva, poi la legge rimase a mezza strada perchè · sopir~iunsero avvenimenti phe intral– ciarono .il regola,i:-e andamento d~ll'assemblea . legisl~tiva. 1 0g.gi non st. par~a più -~del.latifon., do, il governo è in altre -f.acc-ende affaccenda– to. Ma il prnbL~ma, presto, lf)er f-orza di GOs,e -e per :necessità immediate, .tornerà ad imporsi. N-0i siamo ·convinti che la risoluzione; éòope– rativista è la· migliore. L'affittanza collettiva ' so.steRuta da una vasta f ed'erazione di- co-ope- • ,. I , rative può es.sere la redenzione, del latifondo. ' < < l!l pvoletariato a-gricolo dev.e sopraffare, -oltre che col J.avoro ,e· l'audacia, anche coll'i-ntellli- g,enza la borgl)esia terri,era. . Non sempre- le ,casse rurali, i consorzi .e le cooperativ:e.,. amministrativamente? v-annQ, be– ne; sono azi,ende soggette ai · dissesti come qualsiasi altra, specialmente quando sono af. fidate ad amministrrutori incapaGi o ·disonesti. Ma questa non è una ragione .che può svalo– rizzare l'idea inf ormatriCe"' della cooperazio- . . ne o che :PU-ònegare :il valore e l'utilità di si- ·mili aziende. Bisogna ·ohe le cooperativ,e -sia– no .amministrate ·da uomini capaéi e coscienti ,e bisogna chè i soci seguano con -interesse -e con amore. tutta J'a:ttivi-tà, della -loro· società. Non è soltanto ,nel loro inter,esse, è .anche nel loro do~re. Edl è per questo che noi dici.amo : Non r basta fare · le oooperative, bisogna anche fa.re i cooperatori. * * * A questo punto dobbiamo .affrontare alcune do~ande : Qual~ rapiporti cor:r:ono fra anar- · chism-0 · e cooperazione? O meglio.: quial-e è rt- . dea degli 1 an.archici suilla cooperazione·? E' la coo.peraziC;J1e un mezzo di lotta rivoluziona– ri-O, oppure non è che una deviazione dalla· retta via che conduçe alla mèta? Certam,ente 'le r1sposte clle si possonq dare a queste domande rum sono concordi. Ogni anarchico gi1.1dica la· coopera.zione dal proprio punto di vista: · è ·una. -questione di esperien– za, di valutazione di _fattI, di :interpr&.fµione di principi. Vi è però una l'e3:ltà evidente: 1~ cooperazio– ne è d'ivisa in due scuoJ.e, ciasouna. delle qua– li persegue, un proprio scopo ben &finito. -Una di queste scuol,e rappresenta. tla cooperazione democratica ·borghese 1ed ha per scopo di a(– tenua re le asprezze della lotta di classe ri– formando· - parzialmente e. lentamente, s'i11- t.ende alcuni , aspetti del regim,e ,economie•

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