Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

La Principessa Letizia di Savoia Napoleone 7 1 1 S u o » . E l l a r e p l i c ò : « H a ragione: l'ordinatore era stato quella bestia di... ». Seguiva i l nome e cognome d'un personaggio di Corte. U n ' a l t r a volta in un'udienza accordata a persona della mia famiglia ed a me, mi chiese che cosa m'era sembrato d'un atto disputatissimo compiuto da un membro della Casa Reale colla collaborazione d'un autorevole consigliere. Io per riguardo ai due autori e al conto in cui doveva tenerli anche la Principessa, esposi con molti riguardi la mia opinione non favorevole. M a ella senza tanti complimenti o s s e r v ò : « Pensare che ci si son messi in due per fare una simile sciocchezza ». Se avessi saputo che la pensava così, la sua interrogazione m'avrebbe messo in minore imbarazzo. M a qualunque fosse in certi momenti i l suo linguaggio, gli augusti parenti sabaudi poteano sempre contare sul suo affetto. L o seppe la Regina Margherita nell'ultima malattia, avendola assi– duamente accanto al suo letto. V . Rideva così volentieri nelle cordiali udienze e v i faceva b r i l – lare l'ingegno vivo, dalle uscite originali e talvolta bizzarre. L a sua cultura era stata fatta irregolarmente. V i si potevano discernere mal mescolate le tracce delle Massime eterne apprese a Moncalieri e dei romanzacci venutile dalla Francia. U n a volta che l'accompa– gnai alla stessa Mostra d'arte a cui avevo accompagnato la Regina Margherita, potei fare i l confronto tra la mente di quest'ultima, tutta ordine, che in ogni occasione poteva servirsi di c i ò che i n ma– teria aveva appreso, apprendendo utilmente ancora, e la mente della Principessa, che impreparata notava qua e là saltuariamente c i ò che le destasse un momentaneo interesse, esprimeva in parola colo– rita la prima impressione che un quadro o una statua le producesse, e usciva dalla visita senza averla tesoreggiata. Eppure, quando volle esser mecenate d'un'opera d'alta cultura, promovendo a T o r i n o le conferenze dantesche, ella fu al posto suo. N o n avendo ad entrar nel merito delle materie da trattarsi, ma stimolare, preparare, ordi– nare, ella p o t è portarvi lo spirito risoluto e positivo che era in lei. L e conferenze, di cui pian piano s'allargò i l tema e che furono tenute nell'antica aula del Senato al Palazzo Madama durarono qualche anno, e p i ù sarebbero durate se l'alta società torinese avesse secon– dato, meglio che non fece, la sua iniziativa. Delusa con molto suo

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