Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

L'Ines 675 quella così profonda e presente e lontanissima pace : e accanto a me i l trasformarsi a poco a poco d i questa donna. Essa n o n proferiva parola. Cos'era quella passeggiata per lei? I o volgevo d i t a n t o i n t a n t o verso d i lei l'occhio curioso : ella a n – dava con la testa alta, la bocca semichiusa, g l i occhi semichiusi co– me intensamente aspirando l ' a r i a g l i o d o r i la l i b e r t à . A l l o sbocco della strada nel viale era fermo u n d i quei v e n d i t o r i d i semi, d i cannelli d i menta, d i canditi i n f i l a t i negli stecchi, g o l o s i t à dei ra– gazzi p o v e r i . I v i a l i quasi deserti, l'approssimarsi dell'ombra serale : e q u e l l ' o m i n o col grembiule bianco, la paniera sul marciapiede. Sento che la mia compagna si ferma : ha posato quel che la i m – pacciava sopra la siepe e ha f a t t o acquisto d i n o n so qual leccornìa. Quando m i torna a fianco, sgranocchia... I o rivedo Piazza P i t t i , t r a i l p r i m o « r o n d ò » e i l palazzo Guicciardini dove anche d ' i n – verno è tepido i l sole : la razzumaglia dei ragazzi v o m i t a t i dai v i – c o l i , — le bambine i n ciabatte coi capelli lendinosi s t r e t t i i n c o d i n i miseri, — maschi e femmine che si trascinano i n combutta p o i per le chiese, i n n a m o r a t i degli a l t a r i e guardano ai confessionali come a u n luogo dove i l dormire sarebbe u n paradiso. È stata una d i codeste bambine, colei che m ' è accanto : è ancora la stessa bambina d'allora, 1* « Inisse », che anche allora occhiava golosamente la pa– niera coi c a n d i t i i n f i l a t i nello stecco e che si struggeva dei bei ve– s t i t i dai c o l o r i accesi, d i raso, delle signore i n carrozza e delle Sante nei q u a d r i sopra g l i a l t a r i : e p o i finita lì, i n V i a de' Giudei... D o p o breve t r a t t o , passiamo accanto a cespugli d i rose d ' o g n i mese. E l l a si ferma d i n u o v o . E scerpe u n boccio sciattando i l ramo : anche questo come fanno i ragazzi delle strade quando i n campagna colgono i fiori. * Siamo a r r i v a t i dove si diparte la strada che porta a Giramonte, la strada solitaria da cui se ne distaccano altre p i ù appartate che m a i : quelle i n cui vanno le coppie a fare all'amore sdraiate sulle prode v e r d i tra l'erba alta che odora. E l l a m i si stringe accanto accanto, m i allaccia la v i t a come se dovessimo imboccare la via solitaria. I o m i libero, sosto, la guar– do. H a tra i denti i l gambo della rosa d ' o g n i mese. — P e r c h é t i fermi? — m i domanda continuando a tenere i denti stretti. — D i che h a i paura? N o n rispondo. C o n t i n u i a m o la strada per i l viale. D o p o breve t r a t t o è la cantonata d e l l ' E r t a Canina. — Sto q u i d i casa. — Stai qui?

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