Pègaso - anno V - n. 6 - giugno 1933

7 4 2 U. Oietti affaccendato e affaticato di noi, non scorge mai un gesto di stanchezza o di disperazione o di rivolta come ne scorge a ogni passo nei villaggi minerari dell'Inghilterra o nei suburbi industriali del Nordamerica. Torme d'affamati in cammino da una città all'altra, code d'affamati davanti ai forni di beneficenza, non s'incontrano in Italia. Per questo, a provare la verità sui fatti nostri, ogni escursione di questi congressisti, pellegrini e turisti, in provincia è efficace anche più delle visite alle grandi città, a Roma a Milano a Napoli. Nelle gran– di città lo straniero in vena di scoprire l'Italia nuova e di parago– narla con un sospiro alla patria ha sempre il sospetto che Io spettacolo sia, come s'usa in Russia, accomodato, o che almeno la vita per le mag– giori occasioni di lavoro e di guadagno vi sia più agevole, magari a danno della provincia e della campagna. Giorni addietro eravamo a Lucca con una cinquantina di stranieri, musicisti e scrittori di cose mu– sicali. L a tomba di Boccherini, la casa di Catalani, il duomo, San M i – chele, Ilaria, l'arborato cerchio : stupende cose, care memorie, ma v'era mercato, e in piazza e nel duomo, per l'esposizione del Volto Santo, una folla d'ogni ceto, sana, gaia, ben educata, vestita con decoro. I miei com– pagni si perdettero in quella folla, con la felicità del viandante che arriva in un giorno di calura davanti a una bella spiaggia e si tuffa nel mare e si sente rivivere. Riunirli per proseguire il viaggio non fu né fa– cile né rapido; ma il tempo perduto ci parve ben guadagnato. Ho detto che quest'esposizione dell'Italia nuova è fatta anche per gl'Italiani. " ':•'''•* S'è cominciato benissimo con la Mostra della Rivoluzione Fascista, chiara, viva, originale e commovente; un modello di quello che deve es– sere una mostra, la quale per convincere lo spettatore deve prima di tutto farlo meravigliare, deve cioè essere non un catalogo ma uno spettacolo. Treni colmi, per mesi e mesi, visitatori a centinaia di migliaia : essa ha dato il tono a tutte le altre mostre, raduni, fiere e congressi, un tono virile e affermativo che in questi anni d'ansie e di dubbi suona conforto agli uomini d'ogni paese, ed è il tono con cui, per la bocca di Cesare o per la bocca di Pietro, sempre ha parlato Roma. E adesso per noi Italiani s'aggiunge lo spettacolo degli stranieri in visita, sieno capi di Governo, ministri, deputati, o sieno artisti, scien– ziati, scrittori, o sieno semplici mondani (ce n'è ancora?) accorsi qui per la pura curiosità del nuovo, anzi dell'inaspettato, o pel desiderio di di– menticare le proprie sciagure finché passi la tempesta. Per essi la propa– ganda delle parole o delle cifre non ha più valore. Ormai soltanto i fatti li convincono, e han da essere fatti solidi e precisi, di quelli che si toc– cano con le mani. Essi arrivano guardinghi e interrogativi, esaminano tutto e tutti in silenzio, dal doganiere sul confine al milite nel treno, dal piano stradale al segnale d'una svolta, dal campo di grano al be– stiame che ara. Poi cominciano a parlare, un poco, tanto per domandare. Poi ricominciano a tacere e a paragonare la realtà con la nostra risposta.

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