Pègaso - anno V - n. 5 - maggio 1933

J . V A L L È S , Le tableau de Paris; A . Z É A V È S , Jules Vallès 6 3 9 turalmente sullo stesso piano dei capi più autorevoli, ai posti di comando : in una situazione ambita e ammirata, dove dopo tutto egli non seppe fare gran che. V a l l è s al governo scorge le necessità d'una ferrea disci– plina, ma non sa decidersi ad imporre agli altri quell'autorità che egli per conto suo ha sempre sdegnato: non si sente l'animo d'un burocrate, si dibatte nelle panie degli incarichi ufficiali, e freme al rumore della bat– taglia nei sobborghi, mentre i l suo dovere di capo lo trattiene nelle re– trovie. Combattere, egli vuole, e non altro : i l suo atto d'autorità p i ù significativo sarà la minaccia a T h i e r s di incendiare Parigi piuttosto che arrendersi, e la firma delle famose « autorizzazioni a procedere » per le squadre dei petrolieri; l'ultima barricata lo trova al suo posto, e gli u l – timi colpi di fucile dell'« o n z i è m e arrondissement » sono i suoi. Cercato a morte per le vie della città, si salva per miracolo, va esule a L o n d r a ; e la tipica figura di vecchio rivoluzionario in ritiro che egli assunse da quel giorno, non è la cosa meno interessante di questa vita piena di episodi pittoreschi. Rientrato in patria con l'amnistia, ripren– derà è vero, i l vecchio « Cris du peuple », e terrà alta fino alla fine la bandiera degli umili e dei diseredati : generosa scuola di giornalismo so– ciale in senso largo, all'infuori delle teoriche, alla quale si f o r m ò l'indi– menticabile Séverine, quella strana figura di « allieva amorosa » che con– s o l ò gli ultimi anni della sua precoce vecchiaia minata dalla malattia. Ma i l suo animo è ormai tutto rivolto alla produzione letteraria : sotto il politico si rivela sempre più i l poeta. Perché, nonostante che i l temperamento e le occasioni l'abbiano spinto ad assumere a un dato momento la tipica figura del rivoluzionario fanatico, la natura profonda di V a l l è s era ben altra : completamente letteraria; e l'opera lo dimostra. I n politica in fondo egli non è un teo– rico. I n una riunione segreta gli accadde un giorno di scandalizzar tutti, chiamando Robespierre un « pion » , e Jean Jacques un « pisse-froid » ; e, invitato gravemente a spiegarsi, le sue frasi sono quanto di meno po– litico si possa immaginare : « i l ne rit jamais, ce Rousseau, il est pincé, pleurard, i l fait des phrases.... » ( i l che nel suo vocabolario valeva a dire che Rousseau era un insopportabile teorico, un uomo a sistemi). A l l a v i – gilia della Comune, dichiara franco e netto che egli non è « commu– niste » ; i moderati e i riformatori provocano in lui un sorriso di sdegno perché sono « piccoli-borghesi » (e cioè, mancano di stile), ma d'altra parte i sistemi sociali più o meno in voga a quei tempi, le idee di un Saint-Simon, come quelle di un Blanqui, lo lasciano completamente i n – differente : dire che lo trovano nemico è già dir troppo, si accontenta di ignorarli, e se ammira Blanqui è perché lo trova un bel combattente, un uomo che saprebbe i l fatto suo in un giorno di sommossa (ne lasciò di– fatti un meraviglioso ritratto, alla grande maniera di Hugo, ne L'Insurgé). Se si dovesse proprio scandagliare le sue idee e trovargli un posto nella gamma dei partiti, si vedrebbe che in fondo tutto i l suo sistema politico si basa su quella vaga eredità giacobina che permane oggi in Francia nel cosidetto « partito radicale » : anticlericalismo, o meglio laicismo asso– luto, istruzione libéralissima e aperta a tutti, i l massimo della libertà di stampa e di opinioni, la scrupolosa e accanita difesa dei diritti del cit– tadino contro lo stato, e un largo umanitarismo a vantaggio del popolo, contro le ingiustizie sociali. Invecchiato e calmati i bollenti spiriti dopo

RkJQdWJsaXNoZXIy