Pègaso - anno V - n. 5 - maggio 1933

L'edizione nazionale dei classici greci e latini 6 2 1 tenevano sino a pochi anni or sono dotti non di altro solleciti se non di eliminare come copia ogni manoscritto recente, talvolta su fondamento d'indizi addirittura futili); ma che terrà conto della versione araba, resa da qualche anno più accessibile, e di una versione medioevale latina, del tutto ignota sin qui. L ' h a promessa Manara Valgimigli. E non lontana dovrebb'essere anche l'edizione delle Epistole plato– niche. I l proposito di pubblicarle e le Epistole stesse sono stati derisi anche pubblicamente: « P u a h ! Platone! noi vogliamo L i v i o . E poi le Lettere, che non si sa neppure bene se siano di Platone! ». A L i v i o si lavora ala– cremente, e un volume sarà già pubblicato tra pochi mesi, come ho detto. Che Platone significhi così poco per la cultura italiana e europea del X X secolo, non mi pare ancora evidente. E quanto all'autenticità, posso rassicurare i l critico. L e più sono certamente spurie; ma quasi certamente autentiche sono tre (secondo me anche una quarta), e di queste tre due si riferiscono alla storia della Sicilia nel I V secolo, a ciò che avviene su– bito dopo la morte di Dione; sono la sola fonte primaria e contemporanea per quel periodo; e resterebbero tale anche se non fossero genuine, perché i l falso sarebbe, secondo i negatori dell'autenticità, posteriore di pochi anni o di pochi mesi alla morte di Platone, perpetrato forse da suoi scolari immediati (chi ci p u ò credere?), in ogni modo anteriore di se– coli a Diodoro e a Plutarco, che soli c'informano e insufficientemente su tali avvenimenti. Solo un passo di questa lettera ci dà notizia che, se i Greci non saranno concordi, la Sicilia corre rischio di divenir dominio dei Fenici o di Oschi, cioè dei mercenari campani che erano al servizio dei dinasti siracusani, di quei mercenari campani che secondo ogni probabi– lità hanno spianato la via alla latinizzazione della Sicilia. U n a notizia di tal genere non dovrebbe riuscire indifferente agli storici della Sicilia e di Roma. E quel testo si legge sinora nelle edizioni assai male, non sol– tanto per colpa della traduzione. I o confido che, se negli anni prossimi potremo preparare un certo numero di edizioni non soltanto belle ma buone, noi conquisteremo i mercati meglio e p i ù durevolmente che non stampando frettolosamente testi purchessiano. I I prezzo delle edizioni nazionali è incredibilmente basso, molto p i ù basso di quel che potrebbe farlo un editore nostrano; ed è noto che i libri nostri correnti, molto più belli dei francesi, conten– dono a essi anche i l vanto dell'economicità. L'apparato non dovrebbe disturbare anche chi non se ne sa servire o non ne sente i l bisogno. Poco male, del resto, se delle nostre edizioni sarà smerciato qualche esemplare meno nei Balcani, quando siano costretti a ricorrervi i dotti di Inghilter– ra, Germania, Francia, della Scandinavia, dell'Olanda, dell'America del Nord. GIORGIO P A S Q U A L I .

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