Pègaso - anno V - n. 5 - maggio 1933
L'edizione nazionale dei classici greci e latini 6 1 7 volumi, o indifferenti, revisioni un po' superficiali di edizioni tedesche, teubneriane o weidmanniane, o addirittura cattivi, quanti l'edizione, di– ciamo così, più rapida, la francese. Io non vorrei essere frainteso; l'edi– zione delle « Belles Lettres » è di grand'utilità per le persone colte, per– ché essa, ed essa sola, accompagna gli originali con una versione fran– cese, sempre leggibile, spesso buona. Essa contiene anche due edizioni i n – signi, anzi due capolavori, i l Giuliano di due studiosi belgi, i l Cumont e i l Bidez, e l'Aristofane di un Alsaziano, i l Coulon, che ha scritto le prime e più importanti sue memorie in tedesco, se anche pare ora eviti di citarle. Contiene buon numero di edizioni che, senza raggiungere tale altezza, sono decorose e utili. M a contiene anche p. e. un Teofrasto ina- doprabile perché, come ho dimostrato altrove, ridotto sistematicamente alla lezione p i ù piana, e contiene anche un'edizione di un'opera di C i – cerone, che è stata dimostrata plagio non intelligente di un'altr'edizione tedesca di pochi anni prima. C h i curò quest'ultima, aveva dato per errore a uno studioso i l nome di battesimo di Corrado, mentr'egli si chiamava Otto. Corrado era suo padre; questa confusione ritorna, per caso, nei prolegomeni dell'edizione francese. L o stesso editore tedesco nella stessa pre– fazione latina aveva detto che quel testo è sfigurato i n alcuni manoscritti da infiniti errori, i n latino sescenta menda. L'editore francese di Cicerone, ignorante di latino, ha scritto che i l testo era sfigurato da « circa seicento errori » : uomo prudente, che fossero seicento di numero, non uno di più né uno di meno, non si è risolto a credere. Nell'edizione nazionale dei classici non è avvenuto, non deve avvenire, non avverrà nulla di simile. S i S farebbe p i ù presto, ha detto recentemente qualcun altro, limi– tando l'edizione ai soli classici latini, quelli che a noi più importano. I n – nanzi tutto, questa restrizione è contraria alla v o l o n t à del Governo chia– ramente espressa nei Regi Decreti 3 aprile e 1 0 maggio 1 9 2 8 , e già nel titolo stesso dell'impresa : i l Governo fascista non disconosce che la nostra cultura, europea e italiana, è, attraverso la grecità assorbita e trasformata dai nostri progenitori romani, anche greca, oltre che latina. E poi, io temo che con quella restrizione si guadagnerebbe ben poco. Lasciamo andare se, come pare a me, ed è del resto voce universale, filologi ed editori com– petenti non si trovino ora in Italia, per ragioni che qui sarebbe troppo lungo spiegare, piuttosto tra i grecisti che tra i latinisti. M a , i n massima, testi latini sono di tradizione più ampia e p i ù difficile. S'intende facil– mente i l perché: dei codici greci si sono salvati quasi soltanto quelli che dai loro possessori, fuggiaschi dinanzi alle invasioni prima degli Arabi, poi dei T u r c h i , furono trasportati i n Occidente, dunque una minima parte. L e biblioteche, invece, del Medioevo latino sono rimaste, i n buon numero, intatte o quasi intatte. Codici dei poeti romani letti nella scuola medioevale in grazia della loro sentenziosità o del loro pathos che pia– ceva, come Giovenale e Lucano, nonostante che moltissimi ne siano an– dati perduti, se ne contano ancora a centinaia; e molti non sono ancora noti, ché, come sanno i lettori del Pègaso, la catalogazione dei fondi la- 3 2 / — Pègaso.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy