Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

La Regina Margherita 3 2 9 soltanto dieci anni quand'egli m o r ì . L e era presentissimo u n giorno i n cui, alle corse, i n u n angolo del palco reale ella col fratellino duca di Genova, erano stati indocili e avevano schia– mazzato quanto potevano. V i t t o r i o Emanuele, che dapprin– cipio non ci aveva badato, si mise ad u n tratto di pessimo umore perché i l cavallo da l u i preferito aveva perduto, e allora s'ac– corse della loro indisciplina e redarguì severamente i l governa– tore, marchese della Rovere. Questi si prese rispettosamente i l rabuffo, ma la colpa era stata di C a v o u r , che amava divertirsi coi bambini e l i aveva scatenati. L e ricordai allora, a conferma, aver udito da una signora di molta età, la quale nei suoi p r i m i anni aveva abitato i n faccia al palazzo C a v o u r , che qualche volta i l gran ministro, rimasto sempre un po' monello, si era spassato con un fratello di lei, bambino, a tirarsi l ' u n l'altro pallottole di carta attraverso la strada. S u C a v o u r la Regina si fermò alquanto, dicendomi che a parer suo, data la pochezza dei m e z z i di cui egli disponeva, e la vastità dei difficilissimi r i – sultati, si era manifestato p i ù grande di B i s m a r k . C o n quest'ul– timo si era incontrata a Berlino, ma dai brevi colloqui con l u i non aveva tratto impressioni notevoli; soprattutto non aveva avuto occasione di riconoscergli quell'immediata attrattiva di grand'uomo, di cui si era tanto parlato. N o n ho presente i l modo con cui da quel tema la Regina passò a parlare dei cinque P a p i , che avevano occupato l'alto seggio durante la sua v i t a . U d i t o che io avevo avuto l'onore di avvicinarli, chi p i ù chi meno tutti, se ne interessò vivamente, e mi interrogò sul temperamento personale che essi avessero manifestato a prima vista. M i dilungai alquanto su ciò. A m – mirava p i ù d'ogni altro dei cinque i l Pontefice ora regnante, quantunque allora questi fosse appena a l l ' i n i z i o del suo grande pontificato. S ù b i t o dopo l u i la sua preferenza era evidentemente per P i o Decimo, e si sentiva che a ciò non era stata estranea l'influenza liberale, per cui, fatturata u n po' la figura di que– sto P a p a , gli si era imprestata una semplicità apostolica quasi da buon omo tutto cuore e senza grandi risorse di complica– z i o n i mentali, per opporlo tacitamente a calcolatori i n preva– lenza politici, quali erano sospettati Leone e Benedetto. D i quest'ultimo tuttavia ella mostrava d'essersi fatto miglior con– cetto man mano che si era inoltrato nel pontificato, ossia che aveva moltiplicato di giorno in giorno la sua grande carità. A l l a fine dell'udienza mi p a r l ò di Benito M u s s o l i n i , da

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