Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

3 2 8 F. Crispolti persone viventi che possano vantare un colloquio con A l e s s a n – dro M a n z o n i » . R i c o r d a v a ella i n f a t t i che nel 1 8 6 8 , quando sposa a n d ò per la p r i m a volta a M i l a n o , i l M a n z o n i si recò ad ossequiarla, accompagnato dal figlio P i e t r o ; ma L e era sembrato cadente, — egli aveva allora ottantatre anni, — e n o n le pareva d'aver udito da l u i cose significanti. L e risposi che i l M a n z o n i a quell'età conservava tutta la vivacità dello spirito, ma s o l – tanto fra amici; quand'era invece i n soggezione valeva p i ù poco e n o n aveva mai valso gran che. A g g i u n s i : « T u t t a v i a so che V o s t r a Maestà gli fece la p i ù deferente e cordiale accoglienza, poiché egli la n a r r ò i n famiglia, ed essendosene questa rallegrata con l u i , egli rispose : « Sono i complimenti che si fanno agli i n – q u i l i n i che sloggiano ». L a Regina sorrise di ciò, e c o n t i n u ò a parlare dell'opera di l u i , ma confessandomi che non sapeva rendersi ragione del discorso di Francesco d ' O v i d i o , i l quale i n Senato aveva c o l – locato i l M a n z o n i vicino a Dante. S i sentiva i n lei l'influenza del C a r d u c c i , del poeta che ella aveva conquistato alla M o n a r – chia e che aveva confessato questa conquista di sé i n liriche d i – rette a lei con animo di libero ammiratore, non di cortigiano. Per quanto egli avesse deposto la sua antica animosità verso M a n z o n i , e nella scuola e nel discorso di Lecco avesse mostrato apertamente quale alto valore attribuisse finalmente al l o m – bardo, non l'aveva mai per intero compreso. Soprattutto si sen– tiva che i l poco entusiasmo di lei per M a n z o n i dipendeva dal non aver letto i Promessi Sposi se non da bambina. I o mi per– misi di consigliarla a rileggerli, dicendo che i n p r ò di essi m i appellavo dal suo giudizio infantile a quello che essa avrebbe pronunziato oramai. N o n so come, i l discorso passò ai quattro grandi fattori d e l l ' u n i t à italiana. L a Regina, che naturalmente aveva tanto conosciuto V i t t o r i o Emanuele, — diceva semplicemente « mio suocero », — trovava naturale di non essersi incontrata con M a z z i n i , ma si doleva di non aver mai, neppur da lontano, ve– duto G a r i b a l d i . M i raccontò che quando questi, vecchio e tor– mentato dall'artrite, venne per l ' u l t i m a v o l t a a R o m a e f u ri– cevuto dal R e U m b e r t o nei giardini del Quirinale, perché que– sti non volle obbligarlo a scendere penosamente di c a r r o z z a , essa, non vista, si era tenuta ad una finestra per vederlo, m a gli alberi glielo avevano tenuto nascosto. R i c o r d a v a invece perfettamente C a v o u r , quantunque avesse •

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