Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933
La Regina Margherita 3 2 7 cerdote di troppo zelo e avvedutezza per non compiere ciò che importava di p i ù . D i f a t t i Monsignore a n d ò ; fu introdotto nella camera; riuscì a trovarsi solo coll'infermo; ne accertò le ottime disposizioni, e così, per merito della Regina, Marco Minghetti potè i n piena consapevolezza chiudere coi conforti religiosi la v i t a . M a come avrebbe accolto lo svolgimento che i n sede dan– tesca avrei dato a quella controversia? E l l a , dalle tendenze che le si spiegavano attorno aveva tratto di sicuro un entusiasmo verso S a n Francesco ed una pur riverente freddezza verso San Domenico. Invece io sostenevo non solo che Dante aveva p a – reggiato nei suoi canti i l merito dei due atleti, ma rivelato i n tutto l'esser suo d'avere un'anima p i ù domenicana che france– scana; che era stata una moda dei tempi nostri l'alterar la fi- sonomia morale dei due Santi accumulando ogni simpatia, seb– bene terrena e spesso mondana, verso i l Poverello, la sua opera e la sua discendenza, ed ogni antipatia contro i l carattere, l ' a – zione e le derivazioni del suo contemporaneo spagnolo. D i f a t t i , mentre la Regina prestò alle mie parole la p i ù v i v a attenzione, mi parve che i l loro complesso non la soddi– sfacesse, poiché, dandomi la mano a baciare quando discesi dalla cattedra per riverirla, ella, invece di commentare, come di solito faceva coi conferenzieri, qualche punto del discorso, si l i m i t ò con cortese tiepidezza a dirmi che avevo detto cose interessanti, mi congedò, e nell'udienza accordatami poco dopo non me ne fece p i ù cenno. A d ogni modo, poiché avevo avuto l'onore d'essere da L e i ascoltato, ritenni mio dovere di sollecitare udienza privata. F u i introdotto mentre usciva un cappuccino. E l l a , a causa della vista indebolita, sedeva nell'ombra e faceva sedere la per– sona ricevuta in piena luce, per poterla veder meglio. C o m i n c i ò col parlarmi della missione in Oriente, di cui i l cappuccino f a – ceva parte. P o i passando a rallegrarsi della mia nomina a se– natore, che era recente, n o t ò quanto prestigio venisse i n Italia ai senatori, per esser nominati dal R e e a v i t a , mentre nei paesi esteri ove erano elettivi ed a tempo, avevano una posizione so– ciale molto minore. Interrogatomi sui miei lavori, ed avendo io detto che stavo preparando un discorso commemorativo pel cinquantenario manzoniano, le soggiunsi : « V o s t r a Maestà è fra le pochissime
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