Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

« La frusta letteraria » 3 1 3 animalesca », difesa delle donne) e ogni altra esperienza del giornale barettiano, si colgono p i ù nel loro valore stilistico, come modi del temperamento dell'autore, che non come criteri rigorosi di logica o di poetica: e così letti, oltre ad acquistare per il loro esempio di sincerità e di libertà una comunicativa forza veridica che agevolmente corregge i termini zoppicanti e le storture teoriche, ci appaiono della natura medesima che hanno le rappresentazioni di caratteri i n romanzi e biografie: modi artistici che disegnano un estrosissimo temperamento, i l quale, nel narrarsi e magari sfogarsi, s'è servito del divagante schema di un diario in cui si ragioni spesso di opinioni altrui e di cose viste. C h e danzante grazia prende, di pagina in pagina, i l mo– tivo antipastorale! G i à , la Frusta si apre col famoso scritto sulle Memorie Istoriche dell'Adunanza degli Arcadi; ma dap– pertutto, i p i ù celebri pastori di « quella celebratissima lette– raria fanciullaggine chiamata Arcadia », adulatori a turno, son ritratti con vena liquidissima, cominciando da quell'ottuso pe– dante del Crescimbeni, i l quale « giudicava come una pecora », e di poesia e d'ogni altra cosa non sapeva se non quel che « r i – cerchi buona schiena e pazienza ». « I l Z a p p i p o i , i l m i o lezioso, i l m i o galante, i l m i o inzucchera- t i s s i m o Z a p p i è i l poeta f a v o r i t o d i t u t t e le n o b i l i damigelle che si f a n n o spose, che t u t t e l o leggono u n mese p r i m a e u n mese d o p o le nozze l o r o . I l nome del Z a p p i g a l l e g g e r à u n g r a n t e m p o su quel fiume d i Lete, e n o n s ' a f f o n d e r à s i n t a f i t o che n o n cessa i n I t a l i a i l gusto della poesia eu– nuca. O h cari que' s u o i smascolinati s o n e t t i n i , p a r g o l e t t i p i c c i n i n i , m o l – lemente f e m m i n i n i , t u t t i p i e n i d ' a m o r i n i ! » . L'antiarcadismo lo conduce ad odiare i l genere stesso del– l'egloga: uscita gustosa, seppure tutt'altro che affusolata in termini logici : « L ' a r g o m e n t o d i questo genere d i poesia è a r g o m e n t o presto esau– sto, p e r c h é si fa presto a d i r e che i p r a t i sono v e r d i e sparsi d i fiori, e che i c a m p i sono f e r t i l i e b i o n d e g g i a n t i d i spiche; presto si fa a d i r e che i c o l l i sono a m e n i e che i boschi sono f r o n d o s i , o che i r i v i sono c r i s t a l l i n i e che le spelonche sono opache; presto si fa a descrivere u n T i t i r o i n n a m o r a t o e una F i l l i d e modesta; e presto ancora si dice che le campagne sono sede d ' i n n o c e n z a e d i pace, come le c i t t à sono albergo d i t u m u l t o e d i v i z i o . I l bue e i l t o r e l l o , la pecorella e i l cane poche i m – m a g i n i possono s o m m i n i s t r a r e per rendere la poesia v a r i a , e g l i affetti e le

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