Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933
« La frusta letteraria » 3 1 1 bra di dir pane al pane e vino al vino, di sbendare le ipocrisie di pensiero e di parola, di dir forte le cose che la gente h a pur sentite e non osa svelare per viltà e pigrizia mentale: e tutto ciò i n uno stile veloce, focoso, semplice, con una gioventù di piglio cui ben s'addice la b i z z a r r i a immaginosa e quel n o n so che fortore di vocaboli, i quali sfogano interamente la c o l – lera e la tramutano, nel suo estremo momento, i n una specie di allegrezza. A l l a « prudente cautela » e alla « codarda p u – s i l l a n i m i t à » dei suoi contemporanei, contrappose « candore », « s e v e r i t à » , « i n t r e p i d e z z a » : e anche nei p i ù violenti e p i ù guerrieri giudizi e nelle p i ù oltraggianti invettive svelò una u m a n i t à , e direi b o n t à di sentire, che era appunto la v i r t ù dell'esser, sincero e che invano si cercano nelle lodi e nelle adu– l a z i o n i degli ipocriti, dei fatui, dei pigri. ' E r a u n osservatore, e, i n buon senso, un dilettante : un grande, libero giornalista, con lietissimo coraggio, con u n estro di buona fede, con una onestà dirittissima. E i l suo animo di fronte alla vita, (comprese in essa le opere di poesia e di me– tafisica), era quello di un viaggiatore, di un magnifico reporter, con buoni studi, ma non tanti che valessero a distrarlo i n una concentrazione troppo unitaria, che la mente virile ma non abbastanza vasta, non avrebbe saputo sostenere. E i l meglio dell'arte sua di scrittore h a dato infatti nelle lettere i n cui descrive i suoi viaggi e che meriterebbero di essere p i ù popolari. L a Frusta è anch'essa concepita come un viaggio, tanta è la varietà dei temi, che passano da una rassegna di pastorellerie a un discorso metafisico sul matrimonio; da una invettiva con– tro Boccacceschi, Berneschi, cinquecentisti a un rapporto su un libro di agricoltura; da u n cenno sull'innesto del vaiolo a una pagina sui giganti; da un pensiero sulle acque medicinali a u n discorso sul v i n o del F r i u l i , (se possa essere scambiato per Bordeaux e se valga l'affermazione del Magalotti che i l v i n o « è u n composto d'umore e di luce » ) ; da una rassegna s u l l ' o – pera di A n t o n i o Genovesi alla dimostrazione della necessità di far imparare l'arte ostetricia alle donne; da un consiglio sulla grammatica e sullo studio a un aneddoto di Scaramussa; dalle magnanime intenzioni di essere il D o n Chisciotte de' librai a l – l'elogio della creanza che è vantaggiosa al mondo quanto l'arte e le scienze, e distingue gli uomini non barbari dai b a r b a r i ; da un'opinione intorno al vender favole per istorie ne' l i b r i ascetici, ai marroni d ' I n d i a ; da una lettera sui titoli magni che
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