Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

3 i o F. Flora Perfino contro i l C h i a r i , che è mediocre scrittore, B a r e t t i sbaglia le ragioni dell'avverso giudizio. N o n si comprende poi perché sia ostile agli scrittori del Caffè, che, a lor modo, erano spiriti novatori. Se l a massima colpa critica del Baretti è quella di n o n aver in n u l l a compreso i l G o l d o n i , i l suo merito maggiore è di aver quanto meglio gli era consentito dal buon senso, p u r nella sua vaga poetica, compresa l'arte del C e l l i n i , che d i p i n – gendo se stesso e « persuasissimo sempre di dipingere u n eroe » scrisse con rara schiettezza, con uno stile « semplice, chiaro, veloce e animatissimo ». L a pagina sul C e l l i n i , meritamente famosa, è forse la maggior prova critica del Baretti, l'esempio p i ù calzante che egli potesse recare a sostegno della sua teoria stilistica, sia pure per vie un po' traverse. S i aggiunga ora che l a critica del Baretti è v i z i a t a da un moralismo tanto impertinente ( l o dico nel senso duplice di non pertinente e di molesto) da fargli perfino scrivere vaneg– gianti periodi come i seguenti : « I o m'arrossisco i n pensare che u n c o r p o d ' i t a l i a n i r e p u t a t i d o t t i ( g l i a n t i c h i accademici della Crusca), u n n u m e r o d i c r i s t i a n i g e n t i l u o – m i n i , che avrebbero d o v u t o essere specchi e m o d e l l i a g l i a l t r i d ' o g n i bel parlare egualmente che d ' o g n i b u o n costume, a b b i a n o così sconciamente i m b r a t t a t a u n ' o p e r a c o s ì grande e così i m p o r t a n t e q u a l ' è i l l o r o v o c a b o – l a r i o con t a n t i s t o m a c h e v o l i v o c a b o l i e m o d i d i d i r e , p a r t e t r a t t i da m o l t i de' l o r o r i b a l d i p r o s a t o r i e p o e t i , e parte r a c c o l t i ne' chiassi e ne' l u p a – n a r i d i F i r e n z e ! » . I l criterio di un così rattratto moralismo, i n cose di poesia e di pensiero, abbuia m o l t i suoi g i u d i z i (quello, ad esempio, spietatissimo contro l ' A r e t i n o ) o almeno l i contamina, e men– tre nuoce alla Poetica, non giova alla morale che a l u i sta a cuore. Così, un moderno Aristarco, dicendo verità limpidissime, potrebbe sbrigarsi di Giuseppe Baretti. M a chi si fermasse a questo punto, p u r i n tanta esat– tezza palmare, riuscirebbe stoltamente ingiusto, e si lascerebbe sfuggire i l carattere vero dell'autore della Frusta letteraria. Baretti era quel che si dice u n temperamento, e t r o v a v a i suoi artistici riposi nell'umore espressivo, con u n gusto di pronta, indomita franchezza, con una spavalderia un po' eb-

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