Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933
286 G . Stuparich te volte a riandare alle vicende della propria vita? Q u e l l a n u o – v a sensazione d'impaccio che non lo lasciava p i ù procedere con leggerezza? L u i , abituato a rompere tutti i p o n t i dietro le spalle, non ne costruiva ora uno che gli sarebbe stato diffi– cile o addirittura impossibile di rompere p i ù tardi? Legarsi a quel fanciullo, l u i che della libertà aveva p i ù bisogno che dell'aria per respirare? C o m e sempre quando af– frontava una situazione, egli si rendeva conto preciso di quel– lo che gli sarebbe costato voler bene a quel figliolo : non ab– bandonarlo p i ù , provvedere regolarmente alla famiglia, pren– dere la v i a delle rinunce. N o : non era ancora venuto i l tempo; egli era ancora troppo giovane; l'esuberanza dei suoi tren– t a n n i se la sentiva nel sangue come u n disteso maestrale s u l mare d'agosto, luminoso e potente. I suoi occhi b r i l l a v a n o , a z z u r r i e mobili, freschi ed a r – diti. Sarebbe rimasto ancora qualche giorno e poi avrebbe det– to nuovamente addio alla casa. V i era ritornato per u n c a – priccio: la curiosità di rivedere la donna che gli restava fe– dele, la voglia di girare per la città della sua giovinezza che l o attendeva sorridente a tutti i ritorni. R i t o r n a r e i n cerca del nuovo : di quel nuovo che qualche v o l t a è anche p i ù attraente, quando spunta da u n vecchio ceppo conosciuto. I I flebile risuonare d'un singhiozzo vicino, ma come a l – lontanato da un ostacolo, simile alla voce strozzata d'un se– polto v i v o , gli fermò i l corso dei pensieri. S i g u a r d ò i n g i r o : r i t r o v ò intorno a sé qualche cosa che aveva dimenticato da poco: quell'ambiente nuovo, non p i ù del tutto estraneo, i n cui gli mancava qualcuno. Suo figlio. — M a dunque ancora non d o r m i a m o ! •— disse, r i a – prendo l'uscio della camera e entrando nel buio. M a nel tono della sua voce non c'era nessun rimprovero. — E beh, non ti cessano i dolori? — d o m a n d ò , avvicinandosi al letto e riaccen– dendo la candela. L a faccia del fanciullo era rossa, come cotta d a l caldo delle coperte, di sotto alle quali egli l'avesse levata allora a l – l o r a : ed era bagnata di lagrime. M a negli occhi, la luce d'una intensa consolazione rompeva già le ombre della p a u r a . — P r o v a t i ad aspirare u n po' di f u m o e a tenertelo i n bocca, — disse i l padre, avvicinandogli alle labbra la sigaretta accesa. I l fanciullo sollevò la testa dal guanciale. — N o n trop-
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