Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933
2 0 2 — A l l e marionette? N o . — G l i dispiaceva di apparire così insignificante agli occhi del padre: u n fanciullo che non era stato m a i né al circo né alle marionette!; e però soggiunse, con accento d ' i m p o r t a n z a : — M a andiamo al G i a r d i n o pubblico e anche al B o – schetto qualche v o l t a . — E con chi giuochi? — C i sono tanti ragazzi là. — M a si vergognava d i dire che p i ù volte l i guardava giuocare, perché non ardiva di me– scolarsi con loro per timore d'esserne respinto. — A n d a r a scuola ti piace? O h , la scuola era una tortura per l u i . B a s t ò ricordargliela, perché u n senso di penosa inferiorità gli oscurasse l'animo e i l sordo rodio nella mascella tornasse a farsi sentire. Q u e i b a n – chi l u n g h i i n cui doveva infilarsi e star immobile tante ore, fra i compagni che, p i ù d i s i n v o l t i d i l u i , lo consideravano d'una specie inferiore e, quando potevano, gli facevano dei d i – spetti; quella lingua che n o n era la sua e che n o n capiva, per q u a n t i s f o r z i facesse la sua intelligenza; i l cipiglio di quel mae– stro straniero che lo i m p a u r i v a e che i l p r i m o giorno di scuola gli aveva dato uno schiaffo: tutto gli pesava tanto, che avreb– be v o l u t o pregare suo padre di liberarlo da quella schiavitù. M a temeva di dargli u n dispiacere confessandogli c i ò ; sapeva che tutti i r a g a z z i devono andare alla scuola. E per amore di suo padre fece mentalmente i l proponimento d'andarci p i ù v o – lentieri d'ora i n avanti. — M i piace, sì, — rispose con u n filo di voce, dando, in cuor suo, a quel presente u n valore d i f u t u r o . — T u sei b r a v o ; a me, quand'ero ragazzo, n o n piaceva, sai, andar a scuola. — I l padre rise : gli v i b r ò i l petto e i l riso sonoro passò sopra i capelli del fanciullo come i l soffio d'un vento. O r a si pentiva d'aver detto una bugia e a m m i r ò l a f r a n – chezza del padre. S i volse per vedergli i l riso sulla bocca. Quan- t'era bello esser sicuri di sé e non aver paura di nessuno, come suo padre! L a dedizione di quello sguardo n o n sfuggì a l padre che gli prese la testa fra le m a n i e lo baciò sui capelli. E r a i l p r i m o bacio che gli dava. I l figliolo ne p r o v ò una dolcezza intensa; ma questa risvegliò nel suo cuore la paura che quella felicità fosse troppa per durare.
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