Pègaso - anno V - n. 3 - marzo 1933

tanto la mattina dopo, alle sette, sì che l ' a v a n z o del pen– tolino doveva pur sempre tornare nel ventre dell'avara as– surda pitera. A l t r o v e si raccattavano le briciole del pane, qua si tesoreggiava una goccia d'acqua da bere: e la nuova venuta ricordava anche questo, questa idea fissa o pensiero dominante, d i tutti i giorni, qua, della sete. I n t a n t o la vecchia, dopo quell'inutile meditazione, avver– t i v a a voce p i ù bassa, ma perfettamente incommossa, che ave– v a fatto dire alcune messe all'altare privilegiato dei sardellanti, nella chiesa di S a n Domenico, ma sì, naturalmente, per lui. E ciò sopra tutto perché con le sardelle aveva avuto a che fare anche l u i . L ' a l t r a sorrise perché la vecchia non credesse che i l pensiero d'associare u n pesce vile come la sardella alla memoria del morto tornasse irriverente alla vedova, ché vedova d'un P a g a n si sentiva sempre e le pareva la sua n o b i l t à ; sorrise di n u o v o quando la vecchia le chiese se i l suo secondo marito ave– v a a che fare con le sardelle come i l suo primo, sì da meritare la grande benignità del protettore dei sardellanti, S a n P i o . Così si venne a parlar dei figlioli che ora avevano u n secondo padre detto patrigno. F o r t u n a t o , ch'era sempre a V e n e z i a . . . . — D i m m i piuttosto della ragazza, — interruppe dura e misteriosa la vecchia che non aveva u n buon ricordo del ma– rinaio venuto da V e n e z i a a sgraffignar cento lire. L a madre capì e non capì : capì che le simpatie erano an– che qua per la femmina e p r o v ò di rimettere a v a n t i i l suo be– niamino, F o r t u n a t o , ch'era sempre a V e n e z i a . . . . — L a ragazza che fa? Come si chiama? — S i chiama A n i t a , M i a Felice, i n ricordo della prima moglie del generale G a r i b a l d i , che fu aiutato dai pescatori chioggiotti, gente buonissima, quando.... — L a ragazza è rimasta a casa? A chi l'hai affidata? —• A chi l'ho affidata? — ( E b b e l'impressione che le si potesse rimproverare d' aver affidato la ragazza al patrigno; ricordò d'aver detto dal finestrino del treno alla ballerina : « M i raccomando l ' A n i t a » e quella era una ragazza esperta anche troppo). — A chi l'ho affidata? Vede, M i a Felice, l ' A n i t a i n questi giorni h a fatto amicizia con una ballerina venuta pei bagni.... — L ' h a i affidata a una ballerina? C o n molto tatto, con molta pazienza, l'Andreana spiega •di chi veramente si tratti, cioè d'un'autentica concittadina, 2 3 . — Pègaso.

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