Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933
2 I 2 M. Moretti - L'Andreana — Lunga? Una lettera lunga? Dobbiamo dirgli che cosa abbiamo mangiato alla trattoria della Leonina? — E poi bisogna scrivere anche alla zia di Chioggia.... la zia Pagan.... T i ricordi? — Un'altra lettera? Ma perché allora non mandare le participazioni stampate? — SÌ tratta dell'unica parente di tuo padre che forse ti lascerà del danaro.... benché tu non l'abbia mai vista.... Ora la ragazza taceva; guardava, fuori dellafinestra,le cime degli alberi, la passerella che scavalcava il canale, una far– falla così bianca da parere un pezzo di carta che volteggiasse; ecco, un pezzetto di lettera d'Evardo; guardava, nella parete di faccia, l'angioletto musico di Giovanni Bellini, l'estasi di quella svenevole di Santa Cecilia, immaginata da quello svene– vole di Raffaello. Al piglio del sonator di liuto del Caravaggio sorrideva ammirata, appagata. La madre prepara il foglietto, intinge la penna. — Una lettera a Fortunato, una lettera alla parente di Chioggia. E quando ho scritto, che cosa mi dài? Un pigiama? — Un...? — Lo voglio bello, — dice la fanciulla accavallando le gambe e poi accennando la coscia con gli occhi. -—• Lo voglio bello, di seta..,. Via, non fare quel muso, Andreana.... Un vestito da uomo, cioè coi calzoni,finissimoe leggerissimo, di seta gialla o verde o celeste, da portarsi dovunque, in estate : in casa, fuori, alla spiaggia.... — Coi calzoni, tu, coi calzoni? — Io. Coi calzoni. Alla spiaggia. La madre intinse la penna per la seconda volta come se di– cesse : « Va bene, ti daremo anche i calzoni », e allora si ricordò d'aver visto una forestiera piuttosto abbondante, vestita da uomo, che moveva ifianchiin un certo modo, con tal dondolio del grassume, fra certi giochi e malizie del vento, con tal gusto di provocazione verso gli uomini nudi e pelosi, che un bimbo, dietro, faceva così col dito e rideva. (Continua). M A R I N O M O R E T T I .
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