Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

L a v a t o adunque dalle ancelle e u n t o d i b a l s a m i o d o r a t i e d i leggiadra tunica a v v o l t o e p o i d i risplendente p a l l i o coperto, i l gran Pelide istesso a l z a n d o l o d i peso, i n s u l feretro c o l l o c o l l o . . . . — Collocollo! — esclamava con una sghignazzata; e ri– faceva il verso al gran Monti col sarcasmo stesso di Evardo : — Collo-collo, collo-collo.... Un giorno la madre entra senza bussare, viene avanti in punta di piedi. — Odor di spagnoletta ? — disse la madre che chiamava ancora le sigarette all'antica. — Siediti, — invitò lafigliola.— Vuoi una...? — Sei matta? * — Peuh! Una.... spagnoletta! Però, però.... bizzarrie delle spire.... ampie volute.... nuvole.... nuvole.... — Bambina mia, bisogna distrarsi, non restar qui a sciu– parsi il cervello. Ora è la stagione più bella dell'anno, si fanno i bagni, ci sono i bagnanti. Il mare è vicino, due passi.... Porti dietro il tuo libro, ti divaghi, conosci qualcuno, vedi i bambini dei signori che giocano, ti metti all'ombra dietro un capanno, se vuoi leggere leggi, se non vuoi leggere.... — Collo-collo, collo-collo. — Che dici? — Dico che Gounod scrisse uno scherzo per due contrab– bassi e che i contrabbassi hanno quattro corde e ce n'è qualcuno di cinque. T u lo sapevi? — Che cosa? — Oh Dio, sapevi di sposare Nondo perché io aspettassi Evardo seduta nella sua stanza. Ed eccomi qui. — Gesù, Vergine Maria, perché cambiarmi la mia figliola, cambiarmela da così a così? — Ma non è vero, io non c'entro. T u hai sposato Nondo perché mio fratello Fortunato, tornando, possa far la vita di prima, il « vagabondo di cartello ». È così? La madre, spaventata, guardò fuggevolmente la porta quasi temendo che Nondo fosse lì a origliare. — Fortunato, sì, bisogna scrivere a Fortunato.... Una bella lettera, Anita.... Dirgli ch'io mi sono sposata, che stiamo al villino.... T u che scrivi così bene....

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