Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

L'Andreana 2 0 9 vi portato alcuni gingilli, due o tre quadri, una statuina, un bellissimo specchio, una tovaglietta di pizzo, un piattello di ceramica con la scritta: « L'omo ch'el sia bon, ch'el sia san, ch'el gh'abia del pan », comprò poi di nascosto un lavamano, un vaso da notte fiorato. La fanciulla invece si chiudeva nella stanza del professore di contrabbasso, e lì continuava a frugare. Non aveva fatto grandi scoperte. Fra i pochi libri aveva trovato una vecchia storia della musica per conservatorii, un dizionarietto musicale, piccole biografie popolari di grandi maestri, libretti d'opera in quantità, e il ritratto (ritagliato da una vecchiarivista)di Bot- tesini, il « Paganini del contrabbasso ». Sfogliando meglio, aveva anche trovato un ritratto in costume (ritagliato da un giornale d'arte melodrammatica) d'una delle solite prime donne vistose, bellissime, e ciò voleva dire qualcosa: il desiderio d'una grande avventura. Nei cassetti: cianfrusaglie di nessuna importanza, colletti sfilacciati, calzini in brandelli, un rotolo di musica scritta. Nell'armadio : un vestito nero muffito, una can- nadindia, un archetto dalle corde allentate, un berrettaccio, il famoso mantello. Tolto il mantello, tutto il resto pareva trascurabile. Ep– pure è impossibile che nella stanza lasciata da un artista non siarimastoancora qualcosa di lui: il profumo delle sue siga– rette, il senso delle sue abitudini, l'atmosfera delle sue strava– ganze, l'inquietudine del suo pensiero, il sospetto della sua sen– sualità. La fanciulla talvolta si sorprendeva a girare intorno alla stanza come una pantera intorno a una gabbia, annusan– do. Talvolta si metteva addosso il mantello nero (le arrivava fino alle caviglie) e amava così drappeggiarsi facendo paura a se stessa : poi si guardava nello specchio con uno sforzo della fantasia, fantasticando d'essere lui. Meglio lo vedeva lui am– mantato di nero se socchiudeva gli occhi e lo pensava come un fantasma romantico della scena, il dano prence o il genti– luomo di Lammermoor, questifieramentevagante fra le tom– be degli avi suoi in un aggrovigliato paesaggio scozzese, l'altro strisciante sugli spalti del castello d'Elsinora dietro la scia fo– sforica dell'agitata ombra paterna. Oppure sedeva a tavolino e leggeva la storia della musica, meravigliata di non aver sapu– to nullafinoa quel momento delle origini del canto cristiano o della polifonia medioevale o dei contrappuntisti fiamminghi 14. — Pègaso.

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