Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933
« U tinam » e la Riforma della Scuola 1 8 7 tuplicati. Lo Stato infatti ha il diritto di provvedere contro le scuole che non danno buoni risultati a chiunque esse apparten– gano; e però esso deve interessarsi di ciò che in quelle scuole s'insegna e del modo come vi s'insegna, e permetterne il fun– zionamento solo se vi s'impartiscano insegnamenti regolari, se– condo un orario regolare e senza abbinamenti di corsi fatti a scopo di risparmiare ore e guadagnare di più. Del resto, che in molte di quelle scuole si faccia il danno dei giovani è troppo noto perché si debba qui dimostrarlo con le statistiche sopra riassunte, orinviandoil lettore alle relazioni dei Regi Provve– ditori agli Studi di Milano, di Genova e di Palermo pubblicati in « Annali dell'istruzione media » del 5 dicembre 1928, o leg– gendo i risultati di un'ispezione cinque anni or sono diretta da uno dei migliori Presidi dei nostri Licei classici in una ridente cittadina meridionale del Tirreno dove vivevano bene o male una sessantina di istituti e collegi privati, tre dei quali furono chiusi per intervento delle Autorità. Quali, dunque, le conclusioni? È vero o no che l'Esame di Stato ha fatto sorgere un gran numero di scuole private, e, senza volerlo di proposito, aumentato quello degli speculatori abili nel solleticare le speranze di giovani i quali sarebbero molto più utili a se stessi e allo Stato se avessero tutt'altra occupazione da quella degli studi? L ' Esame di Stato sarà tutt'altra cosa, quando le com– missioni esaminatrici saranno formate dai professori dell'Isti– tuto stesso dove l'esame deve svolgersi presieduti da due uni– versitari, I giovani che hanno studiato per otto anni in un istituto governativo sarebbero così giudicati con equanimità, e i privatisti non godrebbero d'un beneficio che non meritano. Gli uni e gli altri sarebbero esaminati da una commissione pre– sieduta da due docenti che, perché estranei, competenti e bene scelti, darebbero all'esame garanzia di serietà. Allora non av– verrà più che giovani i quali hanno riportato nella pagella otto decimi di media in tutte le materie siano nella sessione di luglio respinti ad un altro anno. Forse, se leggermente modificando le commissioni di ma– turità, e decisamente rivedendo i programmi, si desse anche un più preciso ordinamento agli istituti e si tagliassero i rami sec– chi, si potrebbe ottenere anche quella selezione che tutti ci au– guriamo avvenga già nella Scuola Media. Ridurre i molti tipi di istituti scolastici a quattro, e cioè scuole dì avviamento prò-
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