Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933
i 8 4 G . Coppola Nella Scuola è meglio studiare pochi autori ed intenderli bene per poter bene intendere anche, facendo fulcro su essi, il mondo culturale e politico ch'essi rappresentano. Secondo noi, alla licenza di maturità classica un giovane dovrebbe saper tradurre da Omero e da un prosatore, Lisia ad esempio o Demostene o Platone o anche Tucidide, pel greco, e basta; e per il latino, due poeti, Orazio e Virgilio e due prosa– tori, Cesare e Tito Livio oppure Cicerone e Tacito, e basta. Niente altro. E dovrebbe studiare gli autori greci nei tre anni di Liceo e i latini in quattro anni, dalla quinta ginnasiale in poi : nelle altre classi ginnasiali, nelle prime quattro per il la– tino e nella quinta per il greco, dovrebbe addestrarsi nello stu– dio della lingua e procurarsi, traducendo da autori più facili e con l'aiuto di una buona grammatica, la preparazione neces– saria per studiare nel testo originale gli autori maggiori nelle future classi. I traduttori? Anche oggi ne fanno uso gli sco– lari, anzi oggi più di ieri, perché gli autori ch'essi dovrebbero tradurre sono troppi e il tempo manca. É meglio, dunque, affi– darsi a pochi autori che errare per multos: lo afferma perfino un antico scrittore latino, e proprio in quel passo che nel giu– gno dell'anno scorso i candidati alla licenza di maturità classica hanno dovuto tradurre come prova di esame. Ma si è detto, motteggiando e per amor di polemica, che noi siamo ammiratori dell'analisi logica. Abbiamo detto inve– ce che l'analisi logica è necessaria nelle scuole inferiori, e com– battuto metodi strani per cui la lingua latina dovrebbe esservi insegnata come lingua moderna. Vorrei perciò domandare a chi ci rimprovera di avere spezzato una lancia in favore del– l'analisi logica, se adoperando una sua Grammatica latina pub– blicata di recente, l'insegnante farà a meno dell'analisi logica nelle prime classi del ginnasio; se non dirà ai suoi giovinetti scolari che il nominativo è il caso del soggetto e gli altri sono quelli del complemento; se non si assicurerà che soggetto e complementi siano nozioni ben sicure per i suoi scolari, e, qua– lora non lo siano, se non cercherà di fare che lo diventino. « In– tendere un autore antico significa saperne la lingua », ha scrit– to un avversario di Utinam, ed ha detto con altre parole ciò che ha detto Utinam a pagina 325 del fascicolo di marzo di questa Rivista. Ma come s'insegna una lingua antica a ragazzi di nove e dieci anni? Non scherziamo: la Scuola è cosa troppo seria perché siano opportune affermazioni dommatiche le quali
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