Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

i 7 8 C . Linati marinaro e popolare, attraversando i l quale ed essendo dome– nica ebbi veramente la sensazione d i r i t r o v a r m i i n una specie d i Kermesse, la quale, come spesso sogliono le feste p o p o l a r i i n Francia, assumeva aspetti d i un'enorme, affollatissima confu– sione. Qua e là negli alberghetti che gremivano la sponda e i l p o r t o , nelle sale degli stabilimenti da bagni, nei caffè, nei bar e nei dancing si ballava a perdifiato. L a nostra vettura proce– deva a passo d'uomo i n mezzo alla calca che gremiva le vie, i n u n tanfo d ' u m a n i t à marinaresca che toglieva i l respiro. D a p – p e r t u t t o facce accese, chiome scompigliate, e ventate d'effluvi m a r i n i che salivano dal piccolo golfo a mescolarsi a l l ' o d o r del– la folla i n sudore e ai p r o f u m i d i poca spesa. I n t o r n o ai l u o – g h i d i danza violentemente i l l u m i n a t i i n quell'ora già vesper– tina, densi grappoli d i gente si stipavano per ammirare quel pazzo g r o v i g l i o d i danzatori che turbinavano, m u l t i c o l o r i , sotto la luce cruda dei l u s t r i n i . T u t t o i l borgo pareva i n preda a questa follìa danzante. M a ciò che m i fece maggior impres– sione si fu i l vedere mescolate a quella folla d i spettatori a l – cune povere vecchie con i n capo le l o r o cuffie t r a d i z i o n a l i che anch'esse stavano là u n po' i n disparte e parevano attendere che le danze finissero per ricondursi a casa le figliole o le n i p o t i . Su quei poveri visi incartapecoriti dagli anni era d i p i n t a non so che stanca, rassegnata tristezza che p r o p r i o m i fece male. L'aspetto d i quei v i s i non m i uscirà mai d i mente, ed an– che oggi l o ricordo come l'espressione p i ù tipica e dolorosa del contrasto fra la Bretagna moderna e la Bretagna d ' j e r i . Le figlie d i quelle donne erano là dentro che ballavano alla dispe– rata, strette fra le braccia dei loro innamorati, urtate, sballot– tate i n una ressa d i corpi t u r b i n a n t i , e queste povere vecchie dovevano sentire che ormai poco o nulla potevano per distoglierle da tanta licenza d i costume. E t u t t a v i a restavano là ferme, silenziose, le l o r o cuffie i n capo, quasi protesta muta e vivente del vecchio mondo idealista e cavalleresco a cui esse appartenevano contro l'imbastardimento del moderno e la sua depravazione. Certo esse dovevano sentire così; i l l o r o v o l t o , i l l o r o aspetto l o dicevano. Esse uscivano dal vecchio mondo armoricano che aveva dato alla Francia una gente d i marinai, d i mistici, d i Santi, che aveva eretto cattedrali e calvari, che aveva sparso i l suo sangue generoso per la l i b e r t à della F r a n – cia. Uscivano dai vecchi collages dal tetto d i paglia dove si

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