Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

Campeggiando in Bretagna 169 glia d i Chateuneuf du Pape del '95, che ci m a n d ò a letto con le orecchie rosse e i l cervello annebbiato e felice. M a durante la serata tre nantesi, moglie, marito e suocero, i n viaggio d i d i – porto, avevano v o l u t o visitare l'interno della nostra tenda, e si erano profusi i n grandi meraviglie ed elogi. L a moglie, poi, una brunetta scapigliata ed emotiva, incitava i l m a r i t o : — Vois-tu chévi, se serait si beau si nous allions faire le tour du monde avec un camping comme ga. Ah monsieur, nous logeons à présent dans un si mauvais trou à Saint Malo! I l marito la lasciava dire e sorrideva biondo, bonario e pratico senza profferir sillaba mentre vicino a l u i i l suocero, u n vecchio cerimonioso e loquace, ciarlava per quattro, e come seppe che venivamo da M i l a n o con l'auto e la tenda non la finiva p i ù d i mostrarci i l suo lusinghiero stupore e ricoprirci d i elogi per i l nostro ardimento. — Mai g'est tout à fait d'eli- cieux ce que vous avez fait là! — Era stato i n Italia, n'era entusiasta e appariva anche bene informato delle cose nostre. Per t u t t a la serata fu u n via vai d i gente a visitare la nostra tenda e a trovarla si joli et confortarle. F i l i p p o , orgo– glioso, si faceva avanti e dava spiegazioni del caso. Mostrava come si fa a smontarla, a gonfiare i suoi materassi d i gomma, a prepararsi i l letto, e dissertava sulla cucina da campo e sugli sgabelli smontabili detti « colibrì » . L a gente i n t o r n o pareva inebriata all'idea d i quella casetta errante e alla perfezione del minuscolo ménage. U n a cosa sola p e r ò F i l i p p o non disse, e cioè che quell'amore d i tenda era d i marca tedesca. — Perché non gliel'hai detto? — Son certo che avrei dato un dispiacere a quella buo– na gente. I l promontorio si era venuto così popolando, e rimase formicolante d i coppie, famigliole e comitive fino a tarda ora della sera quando fattosi buio cominciò la luna a sbiancare poeticamente t u t t i quei poggi e quelle dune. A d ogni mo– mento un'automobile veniva su da Cancale o da D o l , faceva u n rapido giro sullo spiazzo, si fermava, lasciava giù i l suo carico umano che p o i si spargeva chiassoso a l l ' i n t o r n o , men– tre i l maestrale scompigliava tutte quelle figure che cammina– vano su l'alte rocce incontro al mare. Le vedevamo tutte pren– dere la stessa direzione, serpeggiare per la medesima stradic- ciola, piene d i vento e d i g r i d i : tutte anelando giungere su l'estrema punta della penisola.

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