Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

i 6 6 + C . Linati v e n d i t o r i d i d o l c i u m i , d i tappeti, d i reliquie, d i libercoli, d ' i - magini sacre, d i gelati e d i oleografie. A l d i a v o l o ! San U b e r t o , vescovo d'Avanche, p r i m o fondatore della, M a r a v i g l i a , se t u avessi p o t u t o a l z a r t i u n poco dal t u o sepolcro non l i avresti flagellati col t u o aspersorio, questi farisei che speculano sulla tua p i e t à ? A d i r i l vero, q u i m i si palesò subito u n aspetto spiace– vole della Bretagna : i l suo straordinario sfruttamento t u r i – stico. I n quei g i o r n i d'agosto p o i s'era rovesciata su Saint Michel una folla immensa. Era una gente t u t t a francese, na– turalmente, quella ch'io vedeva salire e scendere a folate per le sue viuzze, spargersi per le sue terrazze granitiche, stipare i passaggi, scutrettolare inquieta e faccendona, armata d i binoc– coli e d i Kodak, e che voleva t u t t o vedere, dappertutto f r u – gare. È una gente t u t t a parolette, scatti, sorrisi, ammicchii, gtimaces. V i b r a e scintilla al sole come una fila d i formiche varicolori. I o ho u n senso strano d i questa folla, tra d i sorpre– sa e d i dispetto e, giunto lassù nella gran sala d'attesa d e l l ' A b – bazia, m i fermo e m i guardo i n t o r n o . T u t t a gente francese, francese al cento per cento. Sento come u n disagio la diversità delle nostre razze: quel che ci d i – vide e quel che ci accomuna, quello che c'è i n ciascuno d i n o i d i inconfondibilmente nostro e questa sottile, follicolare i n – telligenza loro fatta d i m o b i l i t à , d i b r i o , d i improvvisazione, d i grazia superficiale, d i politesse.... M a ciò che m i stupisce d i p i ù si è come mai su questo scoglio così lontano da ogni centro abitato, così perduto sul mare affluisca sì gran q u a n t i t à d i gen– te d i ogni q u a l i t à e condizione. L ' a v r e i detto u n luogo per raffinati e invece q u i è un'orgia d i borghesi, u n bivacco d i fi– listei. M i par d i t r o v a r m i , che so?, i n u n nuovo fenomeno della democrazia. Nella gran sala aspettiamo la partenza della prossima ca– rovana, firmando cartoline illustrate. P o i la carovana si mette i n m o t o e si scarpiccia t u t t i insieme i n lunga fila su per le sca– le, Guida i n testa. M a che noja! Bisogna montare queste inter– m i n a b i l i scalee, p o i attrupparsi come u n gregge i n t o r n o alla Guida che fa la spiegazione, e salire ancora, t u t t i accodati, su per chiostri e cappelle, per refettori e p r i g i o n i . Si sale, si scen– de, ci s'arrampica, si esce i n balconi e terrazze.... E d è lì vera– mente che appare la maraviglia grande: la vista del mare i n – t o r n o all'Abbazia, nel pieno sole!

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