Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933
C . Lìnati da casa mia. La roba sciorinata su t u t t e queste banchine è la medesima a un d i presso che espongono i posteggiatori alla fiera del G i o v e d ì Santo a Como, e q u i hanno i medesimi g r i d i e i n v i t i . C ' è anche u n bel castello a L a v a i , u n nobile fiume e l e case son già comignolate alla bretone, ma la gente, eccola lì, come da noi, tale e quale, con le medesime maniere ed espres– sioni.... C i ò che m i sorprende p i ù i n questa faccenda, io pen– so, non è che t u t t e le espressioni umane si sieno livellate e pa– rificate, (fatale catarsi!) ma che g l i u o m i n i abbiano compiuta con tanta precipitosa furia quest'opera d'eguaglianza, anche nel costume, e v i abbiano posto nel farlo una v o l o n t à così ferma e decisa. M a hanno avuto t o r t o . Questa gente che i n brache, farsetti, uose e fusciacche sarebbe stata bellina, ora i n giacchetta e blusa è n u l l a : dico quanto all'aspetto. M a F i l i p p o è ritornato trionfante con u n mazzuolo e qualche utensile da camping. I l mazzuolo ci servirà per pic– chiare i paletti della tenda giù nel duro della terra. E g l i è fe– lice. P i ù giovine d i me e fresco d'anni, u n n o n n u l l a basta a renderlo contento come u n ragazzo. A v v e z z o a dirigere una fiorente industria, egli porta nel nostro viaggio una mirabile facoltà organizzatrice, anche nelle minime cose; che p u r ci vuole i n u n viaggio come questo, che renderà comoda e spe– dita la nostra casa errante. L u n g o la strada per Fougères, che valica poggi e scende a brevi avvallamenti, incontriamo con le prime case dai l u n – ghi spioventi d i paglia, qualche curatone i n bicicletta, le p r i – me cuffie, i p r i m i m u l i n i a vento. T a l v o l t a incrociamo uno d i quei caratteristici calessi bretoni che tornano dalla fiera e che rimangono pur sempre uno degli aspetti p i ù t i p i c i e t r a d i z i o – nali del paese, i m m o r t a l a t i da cento p i t t o r i . A l t i , su due gran– d i ruote trampoliere, con dietro una cuffia d'incerato, quasi sempre v i seggono dentro due, l u i e lei, i n a b i t i neri da festa, eretti, i m m o b i l i , con viso lugubre; si fermano e v i lasciano passare, u n po' torvamente.... Quelle due figure sono m o l t o caratteristiche, pare che stieno là dentro da secoli: figure jera- tiche, stecchite sullo sfondo nero del soffietto che m i danno i n t u t t o l'imagine dell'antica Bretagna feudale. Spesso i n occa– sione d i mercati o feste indossano u n mezzo costume e se ne fanno chilometri e chilometri a quel modo, composti, l ' u n o a fianco dell'altro, lei con la cuffia nuova, e l u i che regge le re– d i n i e porta u n cappello d i panno nero a tesa d r i t t a .
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