Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

Musica e cinematografo 159 mostrino d i seguire per la sonorizzazione una certa u n i f o r m i t à d ' i n t e n t i e d i metodi : ogni opera è u n tentativo, u n esperimen– t o . L'assestamento successivo all'avvento del sonoro non è an– cora definito. Occorre anzi t u t t o riconquistare la prima v e r i t à perduta, e cioè la necessità vitale della musica al cinematografo, senza incorrere, per questo, nell'esagerazione opposta, — sin– tomo anche questa d i disorientamento, — propugnata recen– temente da u n musicista, M a r i o Labroca, per i l tramite d ' u n critico cinematografico, Eugenio Giovannetti (Musica e Mu– sicisti, i n Gazzetta del Popolo, 9 dicembre u . s.). Basta, pre– ludiava Giovannetti, con la musica incollata a l l ' u l t i m o mo– mento sul film già bell'e fatto; p i ù che mai nel cinematografo si richiede che « imagine parola musica sieno espressioni inse– parabili d ' u n unico spirito creatore », per dare « i n u o v i ca- p i l a v o r i d i un'arte veramente popolare e universale » . E sta bene. M a , incalza Labroca, la musica « deve diventare la vera, la sola creatrice, d i cui l'immagine non sia p i ù che l o spirituale riflesso » . E q u i m i pare che un poco si esagera, e si rischia d i compromettere quella base d i larga u m a n i t à che sola concede al cinema d i essere oggi arte veramente popolare e universale, per invescare anche l u i , i l cinema, negli estetismi e tecnicismi che infestano largamente l'arte contemporanea. A d ogni modo, nessun dubbio che i n via eccezionale anche un'opera cinema– tografica germinata esclusivamente da una concezione musi– cale, possa riuscire alcunché d i grande: e g l i esempi che M a r i o Labroca accarezza, d i una « Sinfonia della strada » e una « Battaglia aviatoria », ne sono la p i ù bella prova. M a m i pare che l'equivoco del Labroca si faccia p i ù gra– ve nella realistica pretesa che la musica cinematografica debba « essere creata con le voci immediate della natura e debba q u i n – d i capovolgere i v a l o r i tradizionali dell'orchestra ed assegna– re una parte protagonistica, assolutamente nuova » alla bat– teria, che con le sue combinazioni d i r u m o r i e d i r i t m i « deve diventare i l centro propulsore i n una musica che sia pretta– mente naturalistica e panteistica, com'è quella del cinema » . Q u i davvero non si riesce p i ù a capire perché p r o p r i o alla m u – sica debba toccare questo compito realistico, mentre l ' i m m a – gine fotografica se ne a n d r à spaziando, a quanto pare, i n re– gioni d i pure astrazioni germinate dallo spirituale riflesso dei suoni. Della necessità dell'illusione al cinematografo, s'è detto sopra; e s'è detto pure come la musica sia l'elemento p i ù ap-

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