Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

Musica e cinematografo 157 travolge i n u n turbine, e t i lascia alla fine coi nervi squassati per librarsi i n u n u l t i m o canto d i grazie. E poiché è occorso toccare d i Ombre bianche, sia permessa una parentesi per constatare come, ancora i n una recente ripresa estiva, questo vecchio capolavoro, uno dei p r i m i del film sonoro, abbia conservato i n t a t t o i l suo fascino, anche per quanto riguarda la parte sonora. Constatazione notevole e consolante, perché conferma che anche per i l cinema, arte così duramente sottoposta alle esigenze e al « progresso » d e l l ' i n – dustria e della scienza, l'ispirazione artistica non ha nulla a ve– dere con i mutamenti delle possibilità tecniche: modestissime queste, a quel tempo, i n fatto d i sonorizzazione; sempre gran– de, per t a n t i aspetti insuperato, Ombre bianche. Ancora re– centemente ne scoprivo una gemma passata inavvertita, un esempio d i perfetta s i m u l t a n e i t à nella concezione sonora e v i – siva della scena. D o p o la tempesta e i l naufragio, a grandi brac– ciate tra i flutti Mo n t e Blue si accosta alla riva. Tocca i l fondo e si drizza i n piedi, lacero e barbuto come un nuovo Ulisse, e cammina verso terra: ma le ultime ondate lo assalgono alle spalle, l o fanno incespicare e traballare, p o i , col suo allontanar– si, la l o r o furia si placa, e le ultime spume si accontentano d i l a m b i r g l i carezzevolmente le gambe. A d ognuna d i queste r i t – miche onde, i clamori della tempesta si protendono i n una sem– plice frase musicale che ogni volta coincide con la visione ma– rina, sempre p i ù a t t u t i t a e allentata i n un'impeccabile sintesi che delle due percezioni, sonora e visiva, fa qualche cosa d i as– solutamente nuovo e affatto completo, vero e persuasivo. Musica facile, s'è detto, al cinema, e m o t i v i d i facile iden– tificazione. Si dovrebbe per esempio porre maggiore attenzione all'affinità e alle segrete relazioni che si sono venute formando tra l'arte cinematografica e i l canto popolare. Questo canto po– polare che, scoperto con tanto entusiasmo dai p r i m i romantici come un'inesplorata plaga dell'arte, è oggi con altrettanta esa– gerazione calpestato e misconosciuto. Oggi i l canto popolare n o n acquista d i r i t t o d i cittadinanza nel regno dell'arte e della cultura, se non presenta una fede d i nascita che attesti la sua origine campagnuola e u n ' e t à per lo meno superiore ai 5 0 anni. L a moderna canzone, o canzonetta che d i r si voglia, fatta d i paesana cittadina, è spregiata e ignorata dall'intellettuale. I l cinema, anche l u i , non ha avuto finora la v i t a facile negli a l t i ambienti c u l t u r a l i ; e così era inevitabile che questi due paria,

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