Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933
Musica e cinematografo 155 stretto indispensabile, per risorgere, se mai, rinverginata nella n o v i t à d i effetti eccezionali. ( U n esempio, bellissimo, nelle Vie della Città, d i Ruben M a m o u l i a n : là dove la protagonista, i n carcere, ode ripetersi nell'angoscioso incubo del dormiveglia le parole che l'amante le ha sussurrato poc'anzi nel breve collo– q u i o : « W h i s k y ! L a v o r o con Joe! » ) . Si ricordi quale grado d i eloquenza espressiva aveva assunto nell'interpretazione d i Douglas Fairbanks i l gesto, coadiuvato da ogni risorsa della tecnica d i ripresa, sì da ridurre al m i n i m o le interruzioni e le i n t r u s i o n i extra cinematografiche. Dunque, musica al cinema. E musica francamente e aper– tamente riconosciuta, non ammessa per mezzo d i sotterfugi o d'artifici realistici, ma come necessità vitale dello spettacolo. So– lamente, fissato questo p r i m o punto, sorge l ' a l t r a interrogazio– ne, ben p i ù ramificata ed elusiva : musica, va bene, e quale m u – sica al cinema? Che musica, i n genere, abbia ad esserci anzi t u t t o per creare u n alone d'illusione e fasciare ed attutire i r u m o r i della sala, sta bene, ma non p u ò ridursi a questo l'ufficio del– l'accompagnamento musicale. Bisogna che la musica non solo n o n contrasti, ma secondi, favorisca, completi la parte visiva del film. Ecco che u n criterio q u a l i t a t i v o si impone nella scelta. E q u i si moltiplicano le possibilità, le tesi, i sistemi. Ognuno d i n o i ha i l ricordo d i film che risolsero felicemente i l problema per vie diverse, spesso magari opposte. I casi possibili sono t a n t i , te interrogazioni varie: musica nota e classica, o musica o r i g i – nale e leggera? una partitura completa che segua e sorregga t u t t o i l film secondandone g l i a l t i e bassi emotivi con effetti d i – namici e ritorni tematici collegati, oppure soltanto un seguito d i frammentini vivamente icastici, come abbiamo visto usare n e l l ' u l t i m o film d i Charlie Chaplin, Le luci della città? Sarebbe assurdo voler prescrivere norme inderogabili, là dove l'esperienza dimostra che ogni vera opera cinematografi– ca si crea la sua forma musicale secondo proprie o r i g i n a l i esi– genze, p u r c h é queste vengano avvertite e secondate da chi d i r i – ge i l lavoro. Certo si p u ò dire che i n linea generale u n pezzo d i grande musica classica si p u ò difficilmente sovrapporre, nella sua interezza d i opera d'arte finita e per sé stante, alla visione cinematografica. Ricordo d i aver completamente perduto, i n u n vecchio film d i montagna ancora muto, una lunga scena d i tormenta e d i bufera, perché l ' o t t i m a orchestra del locale ese– guiva discretamente la Seconda Sinfonia d i Beethoven. D ' a i -
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