Pègaso - anno V - n. 2 - febbraio 1933

/ poeti della Venezia Giulia 1 3 9 cui anima sentimentale seppero incontrarsi p i ù volte e senza disagio verità e poesia. Già sono m u t a t i i tempi parecchio quando cade, nel 1 8 6 5 , i l centenario dantesco, celebrato nella Venezia Giulia come nel– l ' I t a l i a già fatta una. Esso mette i n evidenza un poeta d i o r i – gine piranese, Giovanni Tagliapietra. Dello studio d i Dante s'era questi fatto un culto, e della imitazione delle terzine dan– tesche un orizzonte poetico. E g l i maneggiava del resto m o l t o bene quel metro, e nel narrativo (come nel suo Dante al Mo– nastero di Fonte Avellana) vi si moveva con naturalezza, an– che mostrando d'intendere rettamente la n o b i l t à del Poeta d i cui aveva pieno lo spirito. F u o r i d i là, cadeva nel romanticismo deteriore, alla Tommaso Grossi, s'impettiva nel sussiego e s'im– pennava nel moralismo. m Z A M B O N I . Nuova costellazione i n t o r n o al 1 8 7 0 . L'irredentismo, a poco a poco, era divenuto a Trieste l'opinione politica d o m i – nante: a capo della g i o v e n t ù intelligente marciavano i reduci dalle campagne garibaldine, amnistiati d a l l ' A u s t r i a ma non ingraziati, Giuseppe Caprin, Giusto M u r a t t i , Edgardo Rasco- v k h e a l t r i non pochi. Guidavano i l gusto letterario, con ten– denze moderne, l'elegante U g o Sogliani, direttore del Nuovo Tergesteo, e Giuseppe Caprin, direttore allora della rivista Li– bertà e Lavoro, i l quale accennava, i n quegli anni giovanili, ad accostarsi al Rovani e alla scapigliatura lombarda. Si fa– ceva innanzi, portento d i precoce dottrina, col classicismo e la sterminata erudizione i n vessillo, i l giovane A t t i l i o H o r t i s . Poetavano giovani donne; Elda Gianelli, Caterina Croatto- Caprin, Erminia Bazzocchi, Elisa Tagliapietra-Cambon. Scrivevano « carmi », arieggiami nello schema I sepolcri, e canzoni, o anche liriche i n battuta simmetrica, alla post- manzoniana : erano aleardiane, zanelliane, prateggianti; anche incominciava a piacere la facile e familiare poesia del de Amicis. Credo che i n quegli anni s'iniziassero le periodiche comparse a Trieste d i F i l i p p o Zamboni, professore d i lettere italiane al Politecnico d i Vienna, rivendicante assiduo una cittadinanza triestina che mai g l i si volle riconoscere completamente. I n verità, egli era nato a Trieste per caso. F i g l i o d ' u n con-

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